Prima di affrontare il capitolo relativo a quanto denaro potremo prelevare dal nostro capitale quando saremo in pensione senza correre il rischio di finire in rosso, crediamo utile capire su quali basi sono state formulate alcune ipotesi.
Facciamo quindi un riepilogo dell’andamento delle principali asset class americane (Bonds a 10 anni, S&P500, Small Cap e Cash) dal 1926 al 2014.
Negli 89 anni si storia i Bonds hanno ottenuto un rendimento annuo del 5,4% con deviazione standard del 5,7%; L’anno peggiore il 1994 (-2,9%) con nove anno negativi in questo arco temporale (il 10% del tempo) ed una perdita media del 1,3%.
Lo S&P500 ha prodotto dal 19226 un ritorno annuo medio del 10,1% con una deviazione standard del 20,1%. Sono stati 24 gli anni chiusi in negativo, il 27% del tempo; la perdita più ampia è stata del 43,3% nel 1931 con una perdita media nei casi negativi del 13,6%.
Le Small Caps hanno prodotto in 89 anni un ritorno medio del 11,4% con una volatilità del 31,8%. Le annate in perdita sono state 28, il 32% del tempo con una perdita media del 16,8%.
Il Cash inteso come T-Bill a 3 mesi ha raccolto mediamente un rendimento del 3,6% all’anno con una volatilità di 3,3%. Praticamente inesistenti gli anni con chiusura negativa.
Detto questo possiamo ho trovato interessante un articolo in rete dove si fanno una serie di ipotesi su quanto potremmo prelevare dal nostro personale borsellino di risparmi assumendo diverse percentuali di prelievo annuo (da 3% a 7%) e supponendo di mantenere investito il capitale tramite diverse asset allocation nel periodo che intercorre tra i 65 e i 100 anni.
Il bilancio di partenza a 65 anni previsto da questa simulazione è di 250 mila dollari con un tasso di prelievo aggiustato ogni anno di un prudenziale 3% legato all’incremento del costo della vita. Questo significa che se preleviamo il 3% al termine del primo anno (ovvero 7500$), l’anno successivo il prelievo per mantenere lo stesso potere d’acquisto sarà di 7725%.
Tutto lo studio è basato su 55 periodi rolling a partire dal 1926, quindi facendo finta che a partire da ogni anno cominciamo l’attività di prelievo che terminerà dopo 35 anni al compimento appunto del 100esimo anno di età.
I sei portafogli presi in considerazione per fare questa simulazione sono:
100% Cash
100% Us Bonds inteso come Treasury decennale.
100% “Age in Bonds”, ovvero quella tecnica di aggiustamento che prevede un esposizione ai bond pari alla propria età. Si parte con 65% Bond e 35% Equity per chiudere con 100% Bond a 100 anni.
40% Azioni 60% Bonds
60% Bond 40% Azioni
All Asset 25, ovvero il 25% di Cash, 25% di Us Bonds, 25% di Small Cap e 25% di S&P500.
Ecco di seguito i risultati che esprimono il tasso di sopravvivenza del portafoglio al termine dei 35 anni. Percentuali inferiori al 100% indicano che nel periodo storico analizzato si sono verificati casi di prosciugamento totale del capitale.
Per quello che riguarda il 100% Cash già con un modesto tasso di prelievo del 3% in 1 caso su 2 si rischia di seccare le proprie risorse economiche, mentre tassi di prelievo del 6 e 7% sono impossibili.
Passando al 100% Bonds c’è un piccolo vantaggio con il tasso di prelievo del 3%, ma tutto si torna ad appiattire dal 4% in avanti, lasciandovi però qualche speranza residua con tassi del 6% e 7%.
Utilizzando la tecnica del Age in Bonds va meglio grazie alla componente azionaria che vi garantisce quanto meno un po’ di potenzialità aggiuntive di rendimento reale. Tassi di prelievo dal 3% al 5% lo rendono preferibile al 100% Bonds, ma poi il 6-7% si appiattisce sul concorrente tutto Bonds.
Il 40/60 e 60/40 appaiono molto simili con tassi di prelievo dal 3% al 5% e garantendo un attivo di bilancio a 100 anni sia con prelievi annui del 3% che del 4%. La netta differenza tra i due modelli si vede nell’ambizioso tasso di prelievo del 6% e del 7% dove il portafoglio 60% azioni 40% bond garantisce probabilità di successo maggiori.
Il migliore di tutti risulta però l’All Asset 25, ovvero l’equa ripartizione tra le quattro asset class che portano ad un peso azionario del 50%. In questo caso potersi permettere un tasso di prelievo annuo del 6% senza esaurire il capitale è molto più probabile come dimostra il solo 16% di esaurimento durante questo periodo storico.
Da questa lunga analisi emerge chiaramente come la diversificazione è un tassello fondamentale e necessario per poter ambire (e sperare) di mantenere un tenore di vita adeguato terminato il periodo lavorativo. Ovviamente a queste valutazioni vanno aggiunte le prestazioni pensionistiche pubbliche, ma non va mai dimenticato che non si ha certezza di quanti anni di vita abbiamo davanti terminato il ciclo lavorativo ed a quali imprevisti dovremo far fronte in quel periodo.
Risparmiare per tempo ad un rendimento accettabile e con un portafoglio diversificato è una regola di buon senso fin da quando si è giovani. Mantenere la diversificazione evitando di appiattirsi sul 100% cash o 100% bond è però necessario anche nella fase del ritiro se non si vuol vedere il proprio patrimonio sbriciolarsi sotto i colpi dell’inflazione e degli imprevisti.