Viviamo nell’era della conoscenza più o meno disponibile per tutti. Viviamo però anche un momento storico dove grandi società multinazionali decidono di ridurre o addirittura eliminare gli annunci pubblicitari su Facebook perché il mondo social sta diventando una vetrina più per ignoranti esibizionisti che per persone intelligenti che hanno qualcosa da dire e da insegnare.
Effetti collaterali della libertà di espressione della rete.
In pratica questo lago immenso di cultura che abbiamo a disposizione oggi con internet e dal quale attingiamo in maniera a volte un po’ disordinata (e non sempre da sorgenti di acqua pulita), sta aumentando una consapevolezza in ognuno di noi,
La consapevolezza che stiamo diventando, quasi a costo zero, esperti di tante cose con il diritto (o la superbia) di controbattere alla pari su temi spiegati da studiosi che hanno passato buona parte della loro vita a spulciare libri e ricerche. Furbi noi, perditempo loro, questa quella che rischia di essere l’associazione più semplice ed immediata.
Siamo insomma di fronte all’ispessirsi in maniera parabolica del cosiddetto effetto Dunning-Kruger.
Ma perché quello che sta succedendo nella nostra società è un progressivo affermarsi di stupidità ed incompetenza ai danni dell’intelligenza e competenza?
Bella domanda che probabilmente in futuro aumenterà il peso qualitativo del lavoro di sociologi, psicologi ed antropologi tanto bistrattati a discapito di quella scienza da laboratorio, assolutamente importantissima, ma verso la quale si stanno dirigendo tanti (forse troppi) studenti italiani. Ma questo è un altro tema e come sempre il principio del ritorno verso la media farà anche qui il suo sporco lavoro.
La risposta al quesito precedente, ovvero perchè la competenza sembra perdere sempre più autorevolezza, a dire il vero in parte è già stata data proprio all’alba dell’era di internet nel 1999 da due studiosi americani Dunning e Kruger.
Alla fine dell’articolo guardatevi questo video per capire di cosa stiamo parlando.
Quello che Dunning e Kruger scoprirono con i loro test fu che individui poco esperti in un certo campo tendevano a sopravalutare le proprie abilità.
Al contrario persone con competenze sempre più alte tendevano a sottovalutare la loro reale competenza. Conoscendo e studiando maggiormente una certa materia ci si rende conto dell’immensità del sapere e della difficoltà di governarlo in toto; questo genera la particolare figura che vediamo qui sotto.
Come si vede dalla curva competenza/fiducia, sono proprio i meno competenti ad avere la maggior autostima nelle proprie capacità, ma il problema sta proprio qui.
Ci hanno insegnato ad avere sempre la massima autostima di noi stessi per portare avanti le nostre battaglie. Non sempre il sistema educativo (e diversi film Disney) ha fatto però passare il concetto che senza la competenza questa fiducia ha un’utilità pressochè nulla.
Alla fine prenderemo decisioni sbagliate senza riconoscere gli errori.
Ma torniamo al nostro grafico. Come si vede dalla curva la fiducia in sé stessi scende proprio all’aumentare della competenza perché cominciamo a farci delle domande. Questo non è un elemento negativo se durante il percorso di vita ci porta gradualmente verso un livello di competenza ancora più alto. Farsi delle domande e cercare delle risposte è molto meglio che andare avanti per partito preso come un cretino. Notate poi come l’esperto ha una fiducia nelle proprie capacità inferiore all’ignorante. Un bel paradosso. Più studiamo meno ci rendiamo conto di conoscere. Meno studiamo più pensiamo di conoscere.
E qui sta il problema dell’era dei social dove se non mostri o non sbraiti o piuttosto non ostenti grandi sicurezze in quello che dici tendi ad essere sopraffatto in termini di clic mancati e quindi all’oblio della rete. E se la rete ti dimentica il messaggio magari ricco di competenza naturalmente si perde.
Potrebbe anche non essere un problema tutto questo se non fosse che la rete è ormai diventata dominante con tanti personaggi influencer che fanno fortuna e acquisiscono potere proprio sfruttando il picco iniziale della curva, quello che fa colpo su quella fetta di popolazione che pensa di conoscere tutto della vita pur con un livello di conoscenza infimo.
Ma questo è un blog che parla di investimenti, giusto? Non avete mai avuto a che fare con amici che si professano guru finanziari piuttosto che consulenti che in modo sicuro vi dicono dove andranno i mercati finanziari nei prossimi anni? Forse voi stessi appartenete a questa categoria? La risposta è si, tutti conosciamo queste persone e forse noi stessi in certi momenti siamo stati così perché tutto soffriamo dell’effetto Dunning Kruger prima o poi.
Così come il 95% delle persone pensa di guidare meglio della media degli automobilisti (ma vi siete mai chiesti chi sono i 49 sotto la media che stanno sbagliando ?) , l’88% degli investitori pensa di essere migliore rispetto agli altri nella gestione dei proprio denaro. Ancora una volta sfidiamo le leggi della statistica.
Ed è così che blog o siti finanziari di dubbia qualità raccolgono tanto traffico. Offrono a tanti investitori esattamente ciò che cercano. Poca conoscenza e tanta narrativa che conferma l’abilità di ciascuno di essi. Se penso ormai di sapere tutto quello che serve perché apprendere ancora?
Il più esperto al contrario tende a ricercare sempre qualcosa di nuovo, in grado di ampliare la cultura e la conoscenza, al prezzo di una minor consapevolezza nei propri mezzi e riconoscimento dell’esistenza di esperti ancora più bravi.
Ecco creata la distorsione anche del mondo degli investimenti finanziari (ma non solo) di oggi.
Si allarga a macchia d’olio l’incompetenza con l’educazione che si trova relegata su gradini sempre più bassi.
Mi sono chiesto tante volte perché l’educazione finanziaria interessa a così poche persone.
Forse l’effetto Dunning Kruger è una parte della risposta.
Non mi serve l’educazione se penso di conoscere già a sufficienza ciò che è utile.
Ho talmente fiducia in me stesso che non ammetterò mai di essere ignorante.
Perché leggere, studiare e perdere tempo per acquisire ulteriori competenze che non servono? Semplice perché siamo nell’età del buonismo educativo. Nessuno deve essere messo di fronte ai propri limiti, ciascuno deve avere la massima fiducia in sé stesso. Praticamente ogni studente dalle primarie alle secondarie deve essere promosso.
Avete dato un’occhiata alle statistiche di quest’anno della maturità? Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché essendo stati a casa con più tempo per studiare e con lezioni online più o meno efficaci, agli studenti è stata data la scusante del Covid-19 per poterli promuovere praticamente tutti. Vorrà dire che nella vita i nostri studenti potranno sempre raccontare che l’ignoranza non è colpa loro ma del coronavirus.
Peccato che proprio il fatto che nessuno voglia (o possa) mettere a nudo l’ignoranza culturale di certe persone preparerà il terreno a cocenti delusioni. E sarà durissima. La crisi attuale genera uno shock immediato dell’economua che poi passerà. La crisi culturale genererà una regressione permanente ed irrimediabile nell’economia personale delle persone che naturalmente non interessa né alla BCE, né ai Governi orientati ad obiettivi di breve periodo purtroppo.
Come rimediare? La soluzione ce l’hanno offerta proprio gli scopritori dell’effetto Dunning-Kruger. Mettere di fronte gli incompetenti ai propri limiti ed offrire loro un minimo di educazione e tutoraggio che faccia sgretolare le loro certezze. A quel punto la curva della sicurezza comincerà a scendere ed il desiderio di educazione a salire.
La scuola in questo sarà determinante ed il finto buonismo lascerà spazio alla vera competenza.