Creare un piano finanziario in maniera accurata, ma rendersi conto ad un passo dal traguardo di aver tralasciato un particolare che rischia di allontanare la nostra mano dal premio tanto ambito. Una pessima sensazione anche perché a quel punto non ci sarebbe un piano B. Ecco perchè è importante gestire la sequenza dei rendimenti di un investimento.
Uno dei rischi meno considerati quando si pianifica l’evoluzione di un investimento nel tempo è quella che gli americani chiamano “sequence of return risk”.
Le simulazioni della maggior parte dei consulenti finanziari per semplicità si basa su rendimenti medi statici sul capitale investito. La stessa INPS nella simulazione della nostra pensione futura utilizza un tasso di crescita medio standard del Prodotto Interno Lordo per determinare la proiezione futura della nostra pensione.
Il rischio di pianificazioni troppo “smart”
Simulare un piano al 4% di rendimento annuo composto è semplice, relativamente veloce e lineare.
Proprio ciò che piace alla nostra mente. L’abbiamo fatto spesso anche noi su questo blog. Il problema è che facendo così non consideriamo un fattore di rischio, non certamente sotto il nostro controllo, ma che sempre di rischio si tratta e come tale va trattato, pianificato e gestito.
Siccome il mio piano di investimento personale sta lentamente virando verso la prospettiva del ritiro anticipato, non posso fare i conti senza l’oste.
Il rischio di non raggiungere l’obiettivo che mi sono prefissato o peggio, di sopravvivere più tempo dei miei capitali finanziari, è un’opzione che devo escludere tentando di ridurre al minimo le probabilità di accadimento.
Naturalmente la soluzione più semplice per rendere innocuo questo rischio di una sequenza di rendimenti di mercato a me avversa esiste ed è quella di abbassare la volatilità dei rendimenti del mio portafoglio di investimento.
Purtroppo questo può accadere solo abbassando l’asticella del rendimento atteso.
Orsi e tori continueranno ad alternarsi sui mercati. Questa è una certezza.
Ridurre a zero il rischio è impossibile, almeno per il sottoscritto.
Non posso permettermelo visti i capitali in gioco non sufficienti per vivere di rendita per il resto della mia vita senza rischiare nulla.
Quindi che fare? Mettere una bandana e gridare banzai? No, la soluzione c’è e come sempre si parte dalla conoscenza prima di definire una strategia. Ma di questo parleremo in un’altra occasione.
Per capire qual è l’impatto della sequenza dei rendimenti su un portafoglio di investimento dobbiamo partire dalle basi della matematica.
Cos’è il rischio della sequenza dei rendimenti
Se moltiplichiamo 5 numeri tra di loro anche cambiando la sequenza il risultato non cambia.
5*4*3*2*1 è uguale a 1*2*3*4*5 ovvero 120
Quando il mercato sale del 20% da 1 andiamo a 1,2.
Quando il mercato scende del 10% da 1 andiamo a 0,9.
Il risultato finale sarà 1,08 perché 1,2*0,9 = 1,08
Semplice vero? Il problema è che nell’arco di una vita finanziaria queste sequenze possono essere di 10, 20, 30 anni di performance.
Prendiamo le performance della borsa americana dal 1998 al 2002
La media di queste performance reali della borsa americana è -0,1% in 5 anni.
Supponendo di aver investito 100€ nel 1998 quello che sarebbe successo alla fine del quinto anno sarebbe stato questo
La performance finale partendo da 100€ non è per nulla -0,1% all’anno, è ben peggiore purtroppo.
Questo perché i rendimenti di un investimento sono geometrici e non aritmetici nella loro formalizzazione.
Adesso facciamo un gioco. Scambiamo le performance investendo sempre 100€. Quelle del 2002 diventano quelle del 1998, quelle del 2001 del 1999 e così via fino a quella del 1998 che diventa la performance del 2002. Ancora una volta il rendimento medio è -0,1%.
Oplà. Nonostante le performance migliori le troviamo questa volta alla fine del periodo e non all’inizio il risultato è sempre lo stesso.
Questo accade perché l’importo dell’investimento è stato sempre quello fin dall’inizio rendendo irrilevante se i momenti migliori arrivano alla fine o all’inizio del percorso di investimento.
JPMorgan rappresenta molto bene in un suo grafico estratto dalla Guide to Retirement 2021 come questo fenomeno della sequenza delle performance è irrilevante nel punto di arrivo.
I problemi nascono quando la nostra ricchezza cresce man mano che avanzano gli anni.
Il classico caso del piano di accumulo che permette di mettere assieme grandi somme anche con piccoli risparmi mensili.
Stesso esempio di prima. Investiamo 100€ ma alla fine di ogni anno aggiungiamo 20€. Ecco il risultato, sempre con la stessa sequenza di performance reali dello S&P500 1998-2002.
Adesso ripetiamo l’esercizio di invertire le performance sempre investendo 20€ aggiuntivi alla fine di ogni anno.
La differenza stavolta è notevole. Nel primo caso a fronte di 200€ complessivi investiti ci ritroviamo con 165€ a causa di tre anni particolarmente negativi. Nel secondo caso gli anni peggiori si registrano all’inizio e qui il bilancio diventa positivo e pari a 217€.
Quando gli anni peggiori si trovano alla fine di un percorso di investimento la deviazione dalla traiettoria è considerevole.
Naturalmente questa sequenza imprevedibile dei rendimenti incide, non solo sul risultato finale di un lungo processo di accumulazione del capitale durante l’età lavorativa, ma anche durante la fase stessa del ritiro.
L’indipendenza finanziaria può essere messa in crisi da sequenze sfortunate
Durante il periodo della pensione o comunque nella fase del vivere di rendita difficilmente accumuleremo nuovo risparmio e quindi potremmo pensare ad una sequenza dei rendimenti che ci lascia indifferenti.
Questa situazione vale però solo per chi ha porzioni di rendite passive particolarmente generose che finanziano il quotidiano senza andare ad intaccare il capitale.
Per i comuni mortali durante il periodo post lavorativo comincerà un’era, quella del decumulo del capitale, che subirà l’effetto deleterio (o benefico) della sequenza dei rendimenti.
Avremo a disposizione meno o più capitali a seconda di come si svilupperanno le performance dei nostri investimenti negli anni futuri.
Non è questo l’articolo nel quale affrontare le tecniche più utili per limitare al meglio questo rischio, ma ribilanciamento, utilizzo di strumenti meno volatili, compressione della spesa, aumento del risparmio, sono tutte soluzioni che si potrebbero mettere a terra durante la fase di accumulo man mano che ci avviciniamo all’obiettivo.
Il problema durante l’età del ritiro dal mondo del lavoro è che probabilmente non ci sarà più risparmio, ma solo decumulo del capitale. Quindi allocation e compressione della spesa rimarranno le uniche armi a disposizione, assieme al tasso di prelievo annuo del capitale, per cercare di avere denaro disponibile a disposizione fino a quando siamo in vita.
Riprenderemo l’argomento nei prossimi mesi. Sto approfondendo la tematica per capire le tecniche di gestione del capitale ottimali da adottare durante l’età del ritiro anticipato dal mondo del lavoro e non mancherà di condividerla sul blog.
In questo articolo desideravo spiegare quanto decisiva risulterà in futuro la sequenza dei rendimenti nel definire i contorni del nostro capitale futuro, sia in fase di accumulo che di decumulo dello stesso.
Per un capitale che cresce progressivamente nel tempo grazie a nuovo risparmio la sequenza dei rendimenti ha un’importanza fondamentale.
Per un capitale che decresce per finanziare il tenore di vita idem.
Prevedere questa sequenza di rendimenti futura è impossibile.
Cercare di limitare le probabilità che la stessa possa far deragliare il nostro piano è possibile e rappresenta un dovere dopo tanti anni di sacrifici.