By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 24 Febbraio, 2022|

La guerra tra Russia e Ucraina è cominciata. Le borse globali accusano perdite pesanti. Il petrolio tocca i 100 dollari al barile. I media rendono ancora più drammatico il racconto alla disperata ricerca del primo colpo di cannone da trasmettere in diretta mondiale. Ma andando oltre l’aspetto umanitario e le inevitabili difficoltà che incontreranno le popolazioni coinvolte nel conflitto, per un investitore tutto questo bel racconto è rilevante? Sì, se pancia e mente si fanno impressionare. No se lucidamente analizziamo decine di anni di storia finanziaria.

I carri armati russi sono entrati in Ucraina. La prima guerra del secondo decennio del ventunesimo secolo è cominciata. I toni tra i leader politici sono saliti fin quando la diplomazia ha lasciato spazio ai cannoni. Spaventa una guerra nel bel mezzo del continente europeo dopo due anni di pandemia che ha sfibrato cittadini e bilanci statali.

Per chi ha investito denaro da qualche anno la sensazione che si prova è di “ritorno al punto di partenza” di un gioco da tavolo.

Media mainstrem e social annoiati da mesi di tamponi e green pass mettono poi il carico da novanta con toni drammatici rievocando tempi cupi della nostra storia. Eccezion fatta per i nostri nonni più anziani, nessuno di loro ha mai vissuto quell’epoca (quindi non si capisce bene che cosa stanno rievocando). E quasi nessuno di loro ha raccontato in questi anni un conflitto deprimente e subdolo come quello mai sopito nel Donbass. Un effetto collaterale dell’invasione del territorio ucraino che la Russia aveva già compiuto annettendo la Crimea. Ebbene sì, la Russia ha invaso l’Ucraina quasi nove anni fa e nessuno dei leader del cosiddetto mondo sviluppato ha fatto nulla.

Correva il 2014 e quell’episodio che ancora una volta doveva destabilizzare il mondo, in borsa venne digerito con una performance dell’indice azionario Msci World del 3% esclusi i dividendi. Senza lode ma anche senza infamia.

La Russia era protagonista allora, così come lo è stata in maniera diretta o indiretta in quasi tutti i nove conflitti bellici che l’enciclopedia Britannica ha formalmente etichettato come guerre dal 1978 a oggi.

Sto parlando di quasi mezzo secolo di storia. Ma quali effetti hanno avuto queste guerre sui mercati azionari globali?

Lavoro nel mondo della finanza da oltre 20 anni e ogni volta il rituale è sempre quello. Le notizie si fanno sempre più drammatiche, i toni sono quelli da terza guerra mondiale, il baratro è vicino, i prezzi delle materie prime alle stelle peseranno su bollette vacanze e zucchine, l’economia tornerà in recessione, bruciati trilioni di dollari in borsa, i gestori di fondi si fanno più prudenti. Tutti a comprare oro e non Bitcoin visto che a quanto pare non sembra essere quella gran riserva di valore.

Per schermare ogni malevola intenzione che potrebbe spingere il ditino del sottoscritto a vendere qualche asset azionario sull’onda della paura o (più probabile) di anticipare il mercato, da anni tengo aggiornato un grafico che mette in parallelo l’andamento dell’azionario mondiale con le guerre che ahinoi ciclicamente coinvolgono qualche regione più o meno remota del mondo.

La linea nera rappresenta l’andamento del più classico degli indici azionari mondiali, l’indice Msci World.

Le barre verticali colorate indicano cosa è successo sui mercati durante i vari periodi di guerra prendendo come data iniziale e finale quelle degli anni nei quali i conflitti sono cominciati e terminati.

Le durate dei nove conflitti bellici sono variabili, ma solo in due di essi (Prima Guerra del Golfo 1990-1991 e rivolte in Libia e Siria nel 2011) i mercati hanno perso per strada qualcosa, rispettivamente il 5% e il 7%. Nulla di drammatico se consideriamo che mancano i dividendi incassati e che il portafoglio risulterebbe in questo caso investito al 100% in azionario.

La guerra in Bosnia, la più simile a quella che sta coinvolgendo l’Ucraina, non fermò tra il 1992 e il 1995 la crescita dell’azionario mondiale. In tre anni il progresso fu del 15%.

Siccome il grafico potrebbe non essere sufficiente, per rafforzare il concetto ho fatto un bel backtest su Curvo.Eu.

Il periodo temporale analizzato è sempre 1978 – oggi. Il vero lungo periodo che può andare bene per un ragazzo di 25 anni, ma anche a un pensionato di 65 che ha intenzione di lasciare in eredità il patrimonio ai nipoti.

Dal 1978 a oggi l’investimento in un indice azionario globale ha trasformato 10 mila euro in oltre 900 mila euro.

Il tasso anno di rendimento composto è stato del 11%. La volatilità del 15%.

L’inflazione italiana media dal 1978 a oggi è stata del 4,6% e 10 mila euro di allora equivalgono a 72 mila euro di oggi.

Le annate migliori risultano il 1999 (guerra in Kosovo) con +46% e il 1983 con +43% (guerra in Afghanistan). Anni peggiori il 2008 (-37%) e il 2002 (-32%).

Ma come si fa a paragonare la guerra tra Russia e Ucraina con quelle viste dal 1978 a oggi?

Questa è la terza guerra mondiale dirà qualcuno, oppure è un altro Vietnam. Saranno anni durissimi.

Ok signori. Non posso esibire un indice come il Msci World che non esisteva, ma lo S&P500 quello sì e i risultati rimangono decisamente positivi.

Sei anni di Seconda Guerra Mondiale portarono le borse a progredire di quasi il 40%, il 4,9% composto per ogni anno. Considerando i dividendi la performance si attestò al 11%. Se vogliamo trovare un’analogia di oggi con quel periodo, il rendimento reale al netto dell’inflazione potrebbe essere tra i candidati a spiegare cosa ci aspetta.

Dal 1939 al 1945 l’indice S&P500 portò a casa un rendimento annuo reale del 1% che, tenendo conto dei dividendi, arrivò al 6,8% annuo.

E la Prima Guerra Mondiale? Dal 1914 al 1918 la borsa americana (che però allora era da considerare una borsa emergente a tutti gli effetti) ottenne un rendimento annuo composto inclusi i dividendi del 5,3%. Trasformato in termini reali il rendimento diventò negativo per il  4,8%. Quel conflitto bellico così tremendo fece perdere agli investitori il 20% del proprio capitale. Nulla di drammatico anche in questo caso. Percentuale accettabile in un arco temporale così ristretto.

Per le valutazioni azionarie gli eventi geopolitici sono uno shock quasi sempre riassorbito già a distanza di dodici mesi.

Il peggior calo giornaliero della borsa americana dopo il verificarsi di un evento geopolitico risale al 25 giugno 1950 con l’invasione della Corea del Sud da parte della Nord Corea (-5,4%), seguito dall’11 settembre 2001 (-4,9%) e l’attacco a Pearl Harbor nel 1941 (-3,8%).

Dal 1940 in avanti a distanza di 12 mesi da un evento bellico o comunque uno shock di mercato come quello di oggi, la borsa americana non ha mai perso più del 20% del suo valore eccezion fatta per il collasso di Bear Stearns nel 2008 (-41%) e la guerra del Kippur (seguita dall’embargo sul petrolio) nel 1973 (-43%). Nei 37 shock presi in considerazione da LPL Research in 12 occasioni la chiusura di anno è stata negativa (il 32% dei casi) con una media di calo del 19%. L’orso potrebbe quindi farci visita.

Fonte: LPL Research

Non voglio minimizzare la guerra e nemmeno le conseguenze che i popoli coinvolti si troveranno a fronteggiare. Anche per chi rimarrà ai margini dei colpi di cannone qualche effetto sulla vita di tutti i giorni (vedi inflazione) ci sarà.

In questo blog parliamo però di finanza e investimenti analizzando anche quello che William Bernstein definisce nel suo splendido libro come uno dei quattro pilastri dell’investimento, la storia.

Storia che non è mai la proiezione di un futuro che non conosciamo. Ma è un utile strumento per non fare scelte azzardate sull’onda dell’emotività sprigionata da eventi che non possiamo avere sotto il nostro controllo.

Questa volta è diverso dirà qualcuno. Chi può saperlo. Ma quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase negli ultimi decenni perdendo una marea di occasioni di acquisto?

Un secolo di dati di borsa ci dice che con le guerre perdere soldi in borsa è molto difficile.

Un secolo di finanza comportamentale ci dice che con le guerre perdere occasioni in borsa è molto facile.

Buon investimento

8 Commenti

  1. Giovanni 4 Marzo 2022 at 10:28 - Reply

    A testimonianza del mio primo commento sopra che esortavo a stare con le orecchie dritte per seguire l’andamento dei mercati investendo gradualmente a seconda dell’evolversi degli scenari, è accaduto un fatto tragico: il bombardamento di una centrale nucleare. Sicuramente le borse azionarie Europee saranno sotto tensione e potrebbe essere l’occasione per un piccolo acquisto. La Russia però essendo stata declassata provocherà una perdita sugli ETF dei mercati emergenti. Non solo: chi possiede Bond emergenti sappia che la Russia non pagherà le cedole che scadono e se subirà un default i suoi titoli saranno carta straccia. Quindi, è una situazione tragica ma mette in evidenza che è sempre meglio avere un portafoglio ben diversificato e ponderato sul nostro rischio. Vediamo come evolverà la situazione……….

  2. Giovanni 2 Marzo 2022 at 12:17 - Reply

    Aggiornamento portafoglio stato di guerra. Diciamo che regge con un +9% nel suo complesso, non male vista la situazione. Certo le componenti sono contrastanti ed ho fatto degli acquisti. Il comparto Azionario regge bene. L’Obbligazionario pure, anzi ha recuperato. Obbligazioni Inflation Linked +14%. Lyxor Commodities è esploso +55% (non l’avevo mai considerato molto questo ETF). Etf Gold +16%. Adesso andiamo sulla componente dissanguata dei bond emergenti -8%, per quanto riguarda Global HY bond -11% (se riuscirò non li terrò più), Etf local Bond -25% (purtroppo li devo tenere). ETF Crypto Basket +10%(non me l’aspettavo che Russia e Ucraina utilizzassero le cripto per finanziarsi). Posso essere abbastanza tranquillo. Quasi quasi incrementerò i Bond Emergenti che hanno dei prezzi folli e controllerò periodicamente la soglia di acquisto per altri componenti.

  3. MisterK 1 Marzo 2022 at 12:57 - Reply

    In realtà stavolta non ti seguo.
    Durante la seconda guerra mondiale, la Borsa Italiana ha funzionato in modo molto ridotto. Non ho numeri esatti di quanto siano variati gli indici.
    C’è stata una inflazione pazzesca. Quello che compravi con 5 Lire è salito a 1000 Lire.
    Uno scenario simile non va escluso.
    Alla fine il denaro liquido e le obbligazioni sono solo carta. E le aziende in tempo di guerra posso avere ripercussioni importanti.
    Citare la Borsa dei paesi vincitori durante le guerre non aiuta.
    Non c’è nessun motivo per escludere che questa volta l’Occidente perda.
    Buona giornata.

  4. Alberto 24 Febbraio 2022 at 14:15 - Reply

    Avendo un orizzonte di 10-15 prima di intaccare il capitale accumulato, ha senso vendere dei bond (ETF) ora e acqistare azioni speculando nel piú grosso recupero di un ETF-world azionario?

    • archeowealth 24 Febbraio 2022 at 15:29 - Reply

      Se il tuo piano di ribilanciamento lo prevede sì, altrimenti rispetta la tua asset allocation e agisci solo quando serve. Il recupero non sappiamo quando ci sarà e la caduta potrebbe essere anche più violenta di quella vista finora. Attieniti al tuo piano di investimento senza far entrare le tue speculazioni o le tue previsioni nelle scelte. Chi avesse ribilanciato a fine anno dopo un +30% dell’azionario e un -3% dell’obbligazionario avrebbe fatto la scelta migliore di presa di profitto e riduzione del rischio. Il prossimo giro mi sa che sarà il contrario. Si venderanno le obbligazioni per riequilibrare il peso azionario. Quindi agisci con metodo senza avere fretta.

  5. Giovanni 24 Febbraio 2022 at 12:35 - Reply

    Purtroppo è successo quello che non doveva succedere. Ci siamo preoccupati che gli ETF Obbligazionari perdevano un 4%, ed ora ci ritroveremo con gli Azionari in perdita magari del 20%, se non di più. Sui social finanziari impazzano i commenti. Guardiamo solo il lato positivo senza considerare l’effetto panico per le perdite del nostro portafoglio. Ci siamo lamentati perchè le borse erano troppo alte: bene è venuto anche il momento di utilizzare la liquidità sul C/C, oppure fare un ribilanciamento del nostro portafoglio. Chi stà facendo un PAC può considerare l’idea di aumentare le quote. Quindi, gradualmente, dico gradualmente, potremmo già considerare a fare degli acquisti. Dico gradualmente perchè non sappiamo quanto durerà questa guerra e tutte le conseguenze dal punto di vista econnomico che ne deriveranno. Nella peggiore ipotesi rimaniamo fermi. Questa situazione l’abbiamo già provata all’inizio della pandemia. Questo può essere anche un test, per ognono di noi, per testare se il nostro grado di rischio è tarato realmente sulle nostre esigenze.

    • archeowealth 24 Febbraio 2022 at 14:25 - Reply

      Commento assolutamente corretto. Quello attuale sarà un ottimo banco di prova per la reale percezione del rischio ma anche per la gestione delle finanze personali. Chi finora aveva giocato con il simulatore dell’aereo guadagnando ovunque o insegnando agli altri come investire bene, non si è reso conto di aver beneficiato di una finestra temporale non rara, ma sicuramente nemmeno la normalità. Adesso che l’aereo (quello vero) sta cadendo vediamo quanto terranno i nervi saldi.

  6. Nicola B. 24 Febbraio 2022 at 11:10 - Reply

    Ciao, articolo interessante che solleva questioni che vanno oltre alla mera “parte numerica” perché entra in gioco la parte emotiva che, diciamolo, è assai difficile tenere “separata”. Come hai detto tu in chiusura, chi può sapere cosa succederà? Confesso, personalmente, di essere abbastanza intimorito. Sbaglio e dovremmo invece mantenere saldi i nervi? Saluti e incrociamo le dita.

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