Questo è il libro che ogni studente delle scuole superiori italiane dovrebbe leggere per comprendere quali sono i fattori determinanti per risparmiare e investire con successo.

William Bernstein ci accompagna lungo la costruzione di uno schema di finanza personale che per essere solido deve poggiare su quattro pilastri.

  • La comprensione del rapporto tra rischio e rendimento
  • La conoscenza della storia dei mercati finanziari
  • Individuare quelle componenti psicologiche che mettono a rischio un buon piano di investimento
  • Le insidie nascoste nel mondo dell’industria finanziaria

Comprendere la differenza tra quanto possiamo e dobbiamo rischiare per raggiungere un certo obiettivo finanziario è il primo pilastro. Le persone sono attratte da investimenti con ricompense molto alte e bassa probabilità di successo. Il successo delle lotterie o del trading è proprio legato a questo desiderio di “azzardo” insito nella mente delle persone.

La storia dei mercati è utile non tanto per conoscere in anticipo cosa potrà succedere. Bernstein scrive che i rendimenti storici sono un buon strumento di previsione dei futuri rischi, ma non necessariamente delle performance future. Conoscere la storia dei mercati ha una grande utilità nel capire il comportamento degli investitori di fronte ad avvenimenti che sistematicamente si sono ripetuti degenerando in bolle speculative sempre con la convinzione che “questa volta è diverso”.

Il terzo pilastro è quello della psicologia. Conoscere sé stessi e i limiti umani di fronte a certe situazioni è utile per tentare di arginare gli effetti negativi sui nostri investimenti. Ad esempio in natura il fenomeno cosiddetto della overconfidence, eccessiva sicurezza in sé stessi, può essere utile in natura, non nel mondo della finanza. Imparare a conoscere e controllare i tanti difetti comportamentali che ognuno di noi ha aumenta le probabilità di raggiungere gli obiettivi finanziari nel lungo periodo.

Infine il quarto pilastro. L’industria finanziaria è fatta di tanti attori, di sfumature diversi di folclore, di costi più o meno alti di accesso a vari servizi. La catena è lunga e rappresentata da fondi a gestione attiva che nella maggior parte dei casi non battono il mercato. Da broker che hanno interesse a farci movimentare il più possibile il portafoglio. Da consulenti in molti casi in palese conflitto di interesse in quanto non indipendenti e costretti a piazzare ciò che chiede l’azienda. Non finisce qui però. Ci sono anche i media specializzati che hanno tutto l’interesse a vendere copie o acchiappare click, non certo a curare i nostri interessi.

Come dice in chiusura Bernstein “quando acquistiamo il mercato stiamo utilizzando il giudizio delle menti più brillanti e informate della finanza”. Inutile pensare di superarle, ma costruendo solide fondamenta di un’abitazione fondata sui quattro pilastri non avremo grandi problemi nel raggiungere gli stessi risultati di grandi investitori professionisti.