By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 16 Ottobre, 2023|

Le guerre non fanno male alle borse. Quello di oggi è l’aggiornamento di un articolo pubblicato con lo stesso titolo immediatamente dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Era il febbraio del 2022 quanto le truppe russe entrarono in territorio ucraino e i media si scatenarono nell’invocare una crisi su scala globale.

Piò o meno quello che si sente nuovamente dire oggi nei vari talk show televisivi. Uno scontro bellico, seppur su scala minore, è quella a cui stiamo assistendo in questi giorni tra terroristi palestinesi, entrati illegalmente nel territorio israeliano seminando morte e terrore, e lo Stato di Israele.

Una dichiarazione di guerra da parte palestinese, o meglio sarebbe dire da parte di Hamas, che impressiona per crudeltà e modi in cui è stata portata avanti, ma che preoccupa anche per lo stato di inevitabile tensione che accompagnerà i prossimi mesi il mondo mediorientale.

Cinicamente immagini e notizie che arrivano dal Medio Oriente disturbano i sonni anche di molti investitori italiani che temono nuove fasi turbolente sui mercati finanziari.

Che poi, come vedremo tra poco, tanto turbolente non sono state, almeno secondo il racconto arrivato ai giorni nostri da quella lista lunghissima di eventi di cui è ricco il libro dei mercati finanziari.

L’articolo ricalca quasi toto quello del 2022 con qualche doveroso aggiornamento utile a comprendere e rafforzare il concetto che le guerre, almeno alle borse non fanno male. O quanto meno non lo fanno fino a quando le manovre militari non sono in grado di intaccare la capacità di fare utili delle società globali quotate in borsa.

Una nuova guerra è cominciata

Quindi la guerra tra Israele e Palestina è cominciata, ammesso e non concesso che avesse visto fino ad oggi una fine.

Le borse hanno reagito addirittura salendo. Il petrolio ha rialzato la testa pur rimanendo ampiamente sotto i massimi di 95 dollari al barile di qualche settimana fa. L’oro ha guadagnato parecchio terreno avvicinandosi ai 2 mila dollari. Il dollaro rimane ben comprato. Classica fase di fuga dal rischio dove mancano per ora all’appello le obbligazioni.

Il timore di una escalation di guerra nel mondo medio orientale si fa strada nella mente degli investitori, snervati da continue tensioni sanitarie e belliche negli ultimi tre anni. E come se non bastasse l’emorragia sul mercato obbligazionario non sembra volersi fermare.

Ma come sempre guardare agli eventi recenti senza allargare lo sguardo all’orizzonte più ampio della storia rischia di far perdere opportunità e soprattutto redditività a risparmi già colpiti duramente dall’inflazione.

L’estratto dell’articolo originario di febbraio 2022, quando il mondo sembrava sull’orlo di una terza guerra mondiale, segue queste righe ed è utile ricalcare quei momenti perché in questi casi le emozioni possono prendere il sopravvento.

Da “Le guerre non fanno male alle borse” di febbraio 2022.

La guerra tra Russia e Ucraina è cominciata. Le borse globali accusano perdite pesanti. Il petrolio tocca i 100 dollari al barile. I media rendono ancora più drammatico il racconto alla disperata ricerca del primo colpo di cannone da trasmettere in diretta mondiale. Ma andando oltre l’aspetto umanitario e le inevitabili difficoltà che incontreranno le popolazioni coinvolte nel conflitto, per un investitore tutto questo bel racconto è rilevante? Sì, se pancia e mente si fanno impressionare. No se lucidamente analizziamo decine di anni di storia finanziaria.

I carri armati russi sono entrati in Ucraina. La prima guerra del secondo decennio del ventunesimo secolo è cominciata. I toni tra i leader politici sono saliti fin quando la diplomazia ha lasciato spazio ai cannoni. Spaventa una guerra nel bel mezzo del continente europeo dopo due anni di pandemia che ha sfibrato cittadini e bilanci statali.

Per chi ha investito denaro da qualche anno la sensazione che si prova è di “ritorno al punto di partenza” di un gioco da tavolo.

Media mainstrem e social annoiati da mesi di tamponi e green pass mettono poi il carico da novanta con toni drammatici rievocando tempi cupi della nostra storia. Eccezion fatta per i nostri nonni più anziani, nessuno di loro ha mai vissuto quell’epoca (quindi non si capisce bene che cosa stanno rievocando). E quasi nessuno di loro ha raccontato in questi anni un conflitto deprimente e subdolo come quello mai sopito nel Donbass. Un effetto collaterale dell’invasione del territorio ucraino che la Russia aveva già compiuto annettendo la Crimea. Ebbene sì, la Russia ha invaso l’Ucraina quasi nove anni fa e nessuno dei leader del cosiddetto mondo sviluppato ha fatto nulla.

Correva il 2014 e quell’episodio che ancora una volta doveva destabilizzare il mondo, in borsa venne digerito con una performance dell’indice azionario Msci World del 3% esclusi i dividendi. Senza lode ma anche senza infamia.

La Russia era protagonista allora, così come lo è stata in maniera diretta o indiretta in quasi tutti i nove conflitti bellici che l’enciclopedia Britannica ha formalmente etichettato come guerre dal 1978 a oggi.

Sto parlando di quasi mezzo secolo di storia. Ma quali effetti hanno avuto queste guerre sui mercati azionari globali?

Lavoro nel mondo della finanza da oltre 20 anni e ogni volta il rituale è sempre quello. Le notizie si fanno sempre più drammatiche, i toni sono quelli da terza guerra mondiale, il baratro è vicino, i prezzi delle materie prime alle stelle peseranno su bollette vacanze e zucchine, l’economia tornerà in recessione, bruciati trilioni di dollari in borsa, i gestori di fondi si fanno più prudenti. Tutti a comprare oro e non Bitcoin visto che a quanto pare non sembra essere quella gran riserva di valore.

Le emozioni di oggi ricopiano quelle di ieri

Dopo questo spiacevole tuffo nel passato recente, veniamo dunque a oggi.

Israele sotto attacco e il terrorismo che potrebbe riprendere fiato dopo anni di letargo.

Come ho fatto diligentemente nel 2022, mi tocca purtroppo aggiornare un grafico che da anni fa parte dei miei “reperti storici” che ogni tanto riprende fuori dall’archivio digitale.

Il grafico mette in parallelo l’andamento dell’azionario mondiale con le guerre che, ahinoi, ciclicamente coinvolgono qualche regione più o meno remota del mondo.

L’utilità di questo grafico è quella di schermare ogni malevola intenzione che potrebbe spingere il ditino del sottoscritto a vendere qualche asset finanziario (in questo caso azionario) sull’onda della paura o (più probabile) di anticipare il mercato.

La linea nera rappresenta l’andamento del più classico degli indici azionari mondiali (e non considera i dividendi), l’indice Msci World.

La scala annuale potrebbe essere ingannevole, ma dall’invasione russa al giorno successivo l’attacco a Israele, l’indice azionario globale comprensivo di dividendi ha ottenuto una performance del 8%.

Tornando al primo grafico, le barre verticali colorate rappresentative dell’indice Msci World indicano cosa è successo sui mercati durante i vari periodi di guerra prendendo come data iniziale e finale quelle degli anni nei quali i conflitti sono cominciati e terminati. Ovviamente per la guerra russo-ucraina la fine del conflitto ancora non è conosciuta.

Le durate dei nove conflitti bellici (dieci con quello appena cominciato tra Israele e Palestina) sono variabili, ma solo in due di essi (Prima Guerra del Golfo 1990-1991 e rivolte in Libia e Siria nel 2011) i mercati hanno perso per strada qualcosa, rispettivamente il 5% e il 7%. Nulla di drammatico se consideriamo che mancano i dividendi incassati e che il portafoglio risulterebbe in questo caso investito al 100% in azionario.

La guerra in Bosnia, la più simile a quella che sta coinvolgendo l’Ucraina, non fermò tra il 1992 e il 1995 la crescita dell’azionario mondiale. In tre anni il progresso fu del 15%.

Siccome il grafico potrebbe non essere sufficiente, per rafforzare il concetto ho fatto un backtest su Curvo.Eu.

Il periodo temporale analizzato è sempre 1978 – oggi. Il vero lungo periodo che può andare bene per un ragazzo di 25 anni, ma anche per un pensionato di 65 che ha intenzione di lasciare in eredità il patrimonio ai nipoti.

Dal 1978 a oggi l’investimento in un indice azionario globale ha trasformato 10 mila euro in quasi 700 mila euro.

Il tasso anno di rendimento composto è stato del 10%. La volatilità del 15%.

L’inflazione italiana media dal 1978 a oggi è stata del 4,6% e 10 mila euro di allora equivalgono a 76 mila euro di oggi.

Le annate migliori risultano il 1999 (guerra in Kosovo) con +46% e il 1983 con +43% (guerra in Afghanistan). Anni peggiori il 2008 (-37%) e il 2002 (-32%).

Ma come si fa a paragonare la guerra tra Russia e Ucraina prima, e Israele e Palestina poi, con quelle viste dal 1978 a oggi?

Questa è la terza guerra mondiale dirà qualcuno, oppure è un altro Vietnam. Saranno anni durissimi sono le parole che circolano già da chi si qualifica come esperto di geopolitica.

Non posso esibire un indice come il Msci World che non esisteva, ma lo S&P500 sì e i risultati rimangono decisamente positivi anche considerando eventi come le guerre mondiali oppure regionali con coinvolgimenti “globali”.

Sei anni di Seconda Guerra Mondiale portarono le borse a progredire di quasi il 40%, il 4,9% composto per ogni anno. Considerando i dividendi la performance si attestò al 11%.

Se proprio vogliamo trovare un’analogia di oggi con quel periodo, il rendimento reale al netto dell’inflazione potrebbe essere tra i candidati a spiegare cosa ci aspetta. Dal 1939 al 1945 l’indice S&P500 portò a casa un rendimento annuo reale del 1% che, tenendo conto dei dividendi, arrivò al 6,8% annuo.

E la Prima Guerra Mondiale? Dal 1914 al 1918 la borsa americana (che però allora era da considerare una borsa emergente a tutti gli effetti) ottenne un rendimento annuo composto inclusi i dividendi del 5,3%. Trasformato in termini reali il rendimento diventò negativo per il 4,8%.

Quel conflitto bellico così tremendo fece perdere agli investitori il 20% del proprio capitale. Nulla di drammatico anche in questo caso. Percentuale accettabile in un arco temporale così ristretto.

Per le valutazioni azionarie gli eventi geopolitici sono uno shock quasi sempre riassorbito già a distanza di dodici mesi.

Il peggior calo giornaliero della borsa americana dopo il verificarsi di un evento geopolitico risale al 25 giugno 1950 con l’invasione della Corea del Sud da parte della Nord Corea (-5,4%), seguito dall’11 settembre 2001 (-4,9%) e l’attacco a Pearl Harbor nel 1941 (-3,8%).

Dal 1940 in avanti a distanza di 12 mesi da un evento bellico o comunque uno shock di mercato come quello di questi giorni, la borsa americana non ha mai perso più del 20% del suo valore, eccezion fatta per il collasso di Bear Stearns nel 2008 (-41%) e la guerra del Kippur (seguita dall’embargo sul petrolio) nel 1973 (-43%).

Questo ultimo caso che coinvolge sempre Israele potrebbe essere considerato come un possibile scenario? Chi lo sa, certamente oggi il mondo è molto meno dipendente dal petrolio rispetto ad allora con l’intensità di greggio utilizzata per produrre Pil che negli anni ’70 era cinque volte più alta dei tempi attuali.

Orsi e tori si alternano rapidamente durante le guerre

Nei 37 shock presi in considerazione da LPL Research in 12 occasioni la chiusura di anno è stata negativa (il 32% dei casi), con una media di calo del 19%. L’orso potrebbe quindi farci visita nei prossimi mesi, nulla può essere ovviamente escluso.

Fonte: LPL Research

A discese veloci sulla notizia, hanno corrisposto però recuperi nella maggior parte dei casi mediamente misurabili in 50 giorni, con punte estreme a 307 giorni come nel case dell’attacco di Pearl Harbor.

Fonte: LPL Research

Non voglio minimizzare la guerra e nemmeno le conseguenze che i popoli coinvolti si troveranno a fronteggiare.

Anche per chi rimarrà ai margini dei colpi di cannone qualche effetto sulla vita di tutti i giorni (vedi inflazione da energia e prodotti alimentari nel caso della guerra in Ucraina) inevitabilmente lo sentiremo tutti.

In questo blog parliamo però di finanza e investimenti analizzando anche quello che William Bernstein definisce nel suo splendido libro uno dei quattro pilastri dell’investimento, la storia.

Storia che non è mai la proiezione di un futuro che non conosciamo. Ma è un utile strumento per non fare scelte azzardate sull’onda dell’emotività sprigionata da eventi che non possiamo avere sotto il nostro controllo.

Questa volta è diverso dirà qualcuno. Chi può saperlo.

Ma quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase negli ultimi decenni perdendo una marea di occasioni di acquisto? 

Oppure quante volte siamo usciti dal mercato sull’onda di un’emotività amplificata da media assetati di notizie drammatiche e orientate al pessimismo, perdendo i successivi e generosi recuperi di prezzo?

Un secolo di dati di borsa ci dice che almeno con le guerre perdere soldi in borsa è molto difficile se l’orizzonte temporale che abbiamo davanti è adeguato.

Un secolo di finanza comportamentale ci dice che con le guerre perdere occasioni in borsa è molto facile se lasciamo che le emozioni prendano il sopravvento.

Buon investimento.

8 Commenti

  1. Giovanni 4 Marzo 2022 at 10:28 - Reply

    A testimonianza del mio primo commento sopra che esortavo a stare con le orecchie dritte per seguire l’andamento dei mercati investendo gradualmente a seconda dell’evolversi degli scenari, è accaduto un fatto tragico: il bombardamento di una centrale nucleare. Sicuramente le borse azionarie Europee saranno sotto tensione e potrebbe essere l’occasione per un piccolo acquisto. La Russia però essendo stata declassata provocherà una perdita sugli ETF dei mercati emergenti. Non solo: chi possiede Bond emergenti sappia che la Russia non pagherà le cedole che scadono e se subirà un default i suoi titoli saranno carta straccia. Quindi, è una situazione tragica ma mette in evidenza che è sempre meglio avere un portafoglio ben diversificato e ponderato sul nostro rischio. Vediamo come evolverà la situazione……….

  2. Giovanni 2 Marzo 2022 at 12:17 - Reply

    Aggiornamento portafoglio stato di guerra. Diciamo che regge con un +9% nel suo complesso, non male vista la situazione. Certo le componenti sono contrastanti ed ho fatto degli acquisti. Il comparto Azionario regge bene. L’Obbligazionario pure, anzi ha recuperato. Obbligazioni Inflation Linked +14%. Lyxor Commodities è esploso +55% (non l’avevo mai considerato molto questo ETF). Etf Gold +16%. Adesso andiamo sulla componente dissanguata dei bond emergenti -8%, per quanto riguarda Global HY bond -11% (se riuscirò non li terrò più), Etf local Bond -25% (purtroppo li devo tenere). ETF Crypto Basket +10%(non me l’aspettavo che Russia e Ucraina utilizzassero le cripto per finanziarsi). Posso essere abbastanza tranquillo. Quasi quasi incrementerò i Bond Emergenti che hanno dei prezzi folli e controllerò periodicamente la soglia di acquisto per altri componenti.

  3. MisterK 1 Marzo 2022 at 12:57 - Reply

    In realtà stavolta non ti seguo.
    Durante la seconda guerra mondiale, la Borsa Italiana ha funzionato in modo molto ridotto. Non ho numeri esatti di quanto siano variati gli indici.
    C’è stata una inflazione pazzesca. Quello che compravi con 5 Lire è salito a 1000 Lire.
    Uno scenario simile non va escluso.
    Alla fine il denaro liquido e le obbligazioni sono solo carta. E le aziende in tempo di guerra posso avere ripercussioni importanti.
    Citare la Borsa dei paesi vincitori durante le guerre non aiuta.
    Non c’è nessun motivo per escludere che questa volta l’Occidente perda.
    Buona giornata.

  4. Alberto 24 Febbraio 2022 at 14:15 - Reply

    Avendo un orizzonte di 10-15 prima di intaccare il capitale accumulato, ha senso vendere dei bond (ETF) ora e acqistare azioni speculando nel piú grosso recupero di un ETF-world azionario?

    • archeowealth 24 Febbraio 2022 at 15:29 - Reply

      Se il tuo piano di ribilanciamento lo prevede sì, altrimenti rispetta la tua asset allocation e agisci solo quando serve. Il recupero non sappiamo quando ci sarà e la caduta potrebbe essere anche più violenta di quella vista finora. Attieniti al tuo piano di investimento senza far entrare le tue speculazioni o le tue previsioni nelle scelte. Chi avesse ribilanciato a fine anno dopo un +30% dell’azionario e un -3% dell’obbligazionario avrebbe fatto la scelta migliore di presa di profitto e riduzione del rischio. Il prossimo giro mi sa che sarà il contrario. Si venderanno le obbligazioni per riequilibrare il peso azionario. Quindi agisci con metodo senza avere fretta.

  5. Giovanni 24 Febbraio 2022 at 12:35 - Reply

    Purtroppo è successo quello che non doveva succedere. Ci siamo preoccupati che gli ETF Obbligazionari perdevano un 4%, ed ora ci ritroveremo con gli Azionari in perdita magari del 20%, se non di più. Sui social finanziari impazzano i commenti. Guardiamo solo il lato positivo senza considerare l’effetto panico per le perdite del nostro portafoglio. Ci siamo lamentati perchè le borse erano troppo alte: bene è venuto anche il momento di utilizzare la liquidità sul C/C, oppure fare un ribilanciamento del nostro portafoglio. Chi stà facendo un PAC può considerare l’idea di aumentare le quote. Quindi, gradualmente, dico gradualmente, potremmo già considerare a fare degli acquisti. Dico gradualmente perchè non sappiamo quanto durerà questa guerra e tutte le conseguenze dal punto di vista econnomico che ne deriveranno. Nella peggiore ipotesi rimaniamo fermi. Questa situazione l’abbiamo già provata all’inizio della pandemia. Questo può essere anche un test, per ognono di noi, per testare se il nostro grado di rischio è tarato realmente sulle nostre esigenze.

    • archeowealth 24 Febbraio 2022 at 14:25 - Reply

      Commento assolutamente corretto. Quello attuale sarà un ottimo banco di prova per la reale percezione del rischio ma anche per la gestione delle finanze personali. Chi finora aveva giocato con il simulatore dell’aereo guadagnando ovunque o insegnando agli altri come investire bene, non si è reso conto di aver beneficiato di una finestra temporale non rara, ma sicuramente nemmeno la normalità. Adesso che l’aereo (quello vero) sta cadendo vediamo quanto terranno i nervi saldi.

  6. Nicola B. 24 Febbraio 2022 at 11:10 - Reply

    Ciao, articolo interessante che solleva questioni che vanno oltre alla mera “parte numerica” perché entra in gioco la parte emotiva che, diciamolo, è assai difficile tenere “separata”. Come hai detto tu in chiusura, chi può sapere cosa succederà? Confesso, personalmente, di essere abbastanza intimorito. Sbaglio e dovremmo invece mantenere saldi i nervi? Saluti e incrociamo le dita.

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