By |Categorie: Educazione finanziaria|Pubblicato il: 16 Marzo, 2016|

Quando compriamo un ETF acquistiamo un prodotto che replica passivamente un indice sottostante. Tendenzialmente non ci si preoccupa di come l’emittente dell’ETF replica l’indice, ma visto che gli strumenti sui quali veicoliamo i nostri sudati risparmi andrebbero sempre capiti bene, cerchiamo di fare chiarezza in modo sintetico (e speriamo chiaro) di come il vostro investimento sta replicando l’indice.
Gli ETF possono essere di due tipi, a replica fisica o sintetica. A loro volta quelli a replica fisica possono prevedere un ricalco completo dell’indice (l’ETF acquista ogni singolo titolo del paniere) o a replica fisica ottimizzata.
In questo ultimo caso non vengono acquistati tutti i titoli contenuti nell’indice sottostante e per il rispettivo peso, bensì solo una parte per mezzo di campionatura.

Nel caso della replica fisica completa l’ETF è una copia fedele dell’indice ed è in possesso di tutti titoli potendo così prestare gli stessi ad altre controparti per permettere all’investitore di ottenere un reddito aggiuntivo. Il problema è che per alcuni indici (Msci World, Barclays Global Aggregate Bond, ecc…) la mole di titoli acquistabili è nell’ordine delle migliaia comportando costi di transazione più elevati per l’ETF.

Ecco che per ridurre questi costi a carico del possessore del fondo negli ultimi anni è stata adottata la tecnica della replica fisica ottimizzata. Tramite complessi algoritmi di ottimizzazione vengono acquistati solo certi titoli che statisticamente sono in grado di ottenere un rendimento simile a quello dell’indice generale, ma a costi minori. Anche in questo caso i titoli sono fisicamente posseduti dall’ETF e possono essere oggetto di prestito titoli. Basandosi sul concetto che alcuni titoli sono poco liquidi e percentualmente insignificanti sul portafoglio totale l’efficienza del fondo aumenta e i costi si riducono. Considerando che il patrimonio dell’ETF è segregato, rischi per l’investitore non ce ne sono anche in caso di fallimento dell’emittente. Unico rischio potrebbe essere legato al prestito titoli, ma di questo ne parleremo un’altra volta.

Passiamo adesso alla replica sintetica dell’indice sottostante.

Esistono diversi modelli di replica sintetica (Fully Funded Swap interamente o parzialmente coperto, Total Return Swap e Asset Portfolio, ecc…) ma in tutti i casi l’obiettivo è quello di replicare la performance di un indice, non con acquisto fisico di titoli, ma piuttosto con una operazione di scambio detto swap.

In pratica l’ETF stipula un contratto con una controparte finanziaria che garantisce la replica dell’indice sottostante contro versamento da parte dell’ETF di determinati flussi di cassa. Visto che non si possiedono titoli fisici in questo modo si possono replicare mercati poco accessibili o oggetto di restrizioni in fase di compravendita.

Senza entrare nel dettaglio delle varie casistiche, in tutti i casi di replica sintetica si presenta un rischio controparte. Chi infatti stipula lo swap con l’ETF può fallire (anche se il limite è fissato in 10% del patrimonio investito per controparte) e questo rende necessaria da parte dell’ETF un’opera di tutela. Solitamente il rischio inadempienza viene coperto richiedendo alla controparte titoli in garanzia (prevalentemente titoli di stato o sovranazionali) per importi superiori al 100% del controvalore oggetto di swap, titoli depositati presso un conto terzo a nome dell’ETF. In caso di fallimento della controparte swap rimangono così al possessore del fondo le garanzie per coprire le perdite.

Se vogliamo essere pignoli qui si intravede un secondo rischio, ovvero che i titoli sui quali l’ETF si rivarrà e che erano stati messi a garanzia potrebbero non essere quelli che replicano l’indice.

La tendenza delle case di investimento dell’ultimo anno è comunque quella ad abbandonare le repliche sintetiche a favore del fisico, un accorgimento di marketing apprezzato dai clienti.

Rimangono comunque indici che, per loro natura, non possono essere a replica fisica (pensiamo agli indici di commodity). Importante sapere che anche per questi tipi di ETF esistono sì dei rischi, ma anche una rete di protezione molto alta e trasparente che aumentano le tutele per l’investitore in caso di dinamiche avverse legate a default delle controparti. Se poi, come alcuni ETF fanno, si stipulano contratti derivati anche per coprire il rischio controparte (Cds), allora la complessità aumenta ma di pari passo con le tutele.

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