Ho voluto e dovuto fare molte riflessioni, questo weekend “non week-end”, dopo una settimana come quella passata: settimana durante la quale è stato naturale sprecare i paragoni con ciò che è successo sui mercati nel 2008, post fallimento di Lehman Brothers.
E’ sembrato in settimana che il mondo dovesse finire così come ci sembrava dovesse finire nel 2008. Neanche durante Lehman Brothers avevo visto movimenti così estremi ed erratici sui mercati.

Il Colosso di Francisco Goya
Le emozioni che ho sentito, e che alcuni di voi mi hanno anche comprensibilmente trasferito a voce o via messaggio, mi hanno fatto ricordare un dipinto di Francisco Goya, del Prado di Madrid: chiamato “il panico”, un colosso protende mani minacciose verso il cielo carico di nuvole tetre e provoca una fuga incontrollata di persone, animali e cose in ogni direzione.
Non è stato facile tenere la barra dritta questa settimana, con il giorno di giovedì scorso che ha visto tutti e tre gli indici azionari americani sotto del -10%, l’Europa del -12% e la nostra malaugurata Italia sotto del -16%.
Mai visto. In oltre 23 anni di mercati.
E veniva naturale pensare che il mondo sarebbe finito. Come nel 2008: Quando, però e ricordiamocelo, fallivano giornalmente banche, assicurazioni, falliva General Motors, falliva Chrysler, la gente perdeva il lavoro e, negli USA, perdeva anche la casa. Una vera tragedia, stile “il panico” di Goya appunto.
Anche io devo ammetterlo, che ero sui mercati ed investivo per conto di investitori istituzionali, dubitavo a settembre 2008 se il mondo, come lo avevo conosciuto fino ad allora, sarebbe esistito nella stessa forma e con gli stessi paradigmi: un mondo capitalista, libero, con opportunità di lavoro, imprenditoriale e capace di adattarsi alle situazioni anche più difficili e più complicate.
E, nonostante quei fallimenti a catena, il mondo, le persone, le aziende, le imprese si sono adattati con notevole velocità ad un nuovo equilibrio ed hanno tutti insieme ripreso a macinare crescita e sviluppo.
Ma, prima di rendermi conto che il mondo sarebbe continuato, sono dovuto passare da una storia professionale un po’ dolorosa.
Io persi il lavoro ben prima del fallimento di Lehman Brothers di settembre 2008: fui licenziato dalla mia banca di allora, Merrill Lynch, il 24 Aprile 2008 – ben 5 mesi prima di Lehman: mi fu detto, da più cacciatori di teste che andai a trovare nei giorni successivi al licenziamento, che dovevo essere il primo in Italia a subire le conseguenze della crisi dei mutui sub-prime che si stava sviluppando in quei mesi.
Merrill stava perdendo miliardi di dollari già da settembre 2007: ed infatti, la correzione di mercato iniziò proprio ad ottobre 2007 per poi culminare con il fallimento di Lehman nel settembre del 2008 e trovò il suo punto più basso ad inizio Marzo 2009.
Ma alcune banche di investimento americane, iniziarono a licenziare ben prima di Lehman ed io fui uno dei primi in assoluto in italia.
Da lì, marzo 2009, fino ad oggi il mercato azionario è più che triplicato: ma nessuno si sognava di comprare in quei momenti ed è questa la lezione più importante che ho imparato durante quel periodo di crisi.
Quella crisi, sia personale che professionale, mi ha però forgiato nella mente e nello spirito e, soprattutto, nella professione attuale.
Perché ero già, un po’, preparato da altre crisi di mercato che avevo vissuto da quando ho iniziato a lavorare in finanza nel 1997.
Io c’ero e lavoravo in finanza durante la crisi delle economie delle tigri asiatiche del 1997 (HK, Singapore, Taiwan e South Korea), c’ero durante il default del debito russo del 1998, c’ero soprattutto durante lo scoppio della bolla di Internet del 2000.
In quest’ultimo caso, avevo da poco iniziato a lavorare come broker azionario sui mercati giapponesi per una banca giapponese – Daiwa Securities a Londra.
Mi ricordo perfettamente come, proprio ad inizio Marzo 2000 e poco prima che scoppiasse la bolla (anche lì Marzo 2000), parlai con il mio primo cliente: ero a Londra e telefonai, tutto tremante e timoroso, al gestore di un fondo di investimento di Firenze, che investiva sull’azionario asiatico.
Ero un giovane commerciale con cui nessun gestore voleva ovviamente parlare: tutti volevano essere seguiti da sales e commerciali molto più senior di me. E giustamente. Cosa ne sapevo io dei mercati? L’esperienza conta e contava tantissimo anche allora.
Invece, questo gestore incredibilmente prese il telefono e, molto gentilmente, ascoltò la mia idea di investimento per il suo fondo: “Toyota motors è meglio venderla o tenerla poco pesata in portafoglio perché è lenta nelle decisioni, ha macchine poco attraenti, è molto cara come azione, non produce tanti profitti…molto meglio Suzuki motors, più piccola, più agile, si sta espandendo in India che è un mercato attraente…”
Mi sembrava un’ottima raccomandazione: ed anche il malcapitato gestore mi disse che gli piaceva il mio ragionamento e mi passò l’ordine di vendere 100.000 azioni di Toyota e comprare 2500 azioni di Suzuki (mi ricordo ancora le quantità ed il controvalore in yen dell’epoca).
Era il mio primo ordine da un cliente istituzionale: ero felice come un Pasqua! Pensavo che la mia carriera di broker azionario avrebbe avuto un futuro radioso.
Eseguii l’ordine e, neanche un paio di giorni dopo, Toyota annunciò che avrebbe creato un sito ……“Toyota.com”…! Oggi è impensabile ma all’epoca non esistevano i siti online di molte aziende, e non ce l’aveva neanche ovviamente Toyota! Ed il sito era per fare e-commerce di auto….e-commerce? Cos’era l’e-commerce???
Ovviamente il titolo Toyota salì del 20% in un giorno, mentre Suzuki scese del 5%. Ed era la mia primissima raccomandazione!
Lì pensai, quindi, che la mia carriera sarebbe finita: aspettavo con grandissimo timore il momento in cui il gestore mi avrebbe chiamato facendomi una lavata di testa e chiudendomi le linee di trading.
Invece lo chiamai io e mi scusai con lui: ma la conversazione fu molto urbana e civile (anche se gli avevo fatto perdere dei soldi) e mi disse che il mio ragionamento aveva un senso compiuto e che, forse più avanti, avrei avuto ragione.
E mi citò una massima di uno dei più grandi investitori americani degli anni ’80, Peter Lynch (niente a che vedere con Merrill Lynch): “il lungimirante spesso ha torto nel breve termine”.
Poi scoppiò subito dopo la bolla di internet e le cose cambiarono molto in fretta: Toyota crollò del 35/30% e Suzuki tenne botta.
Ed il gestore divenne uno dei miei migliori clienti: ovviamente non sapevo che sarebbe scoppiata la bolla, ma il punto è che anche nelle situazioni di crisi si presentano davanti a noi grandi opportunità.
In questo caso fu molta sfortuna all’inizio e molta fortuna subito dopo: ma mi ricordo perfettamente che lo scoppio della bolla di Internet mi cambiò molto da un punto di vista professionale.
Mi resi conto che bisognava sempre usare il buon senso, non farsi prendere dall’angoscia del momento sbagliato, credere in se’ stessi e nella capacità del mondo di cadere e rialzarsi, essere professionali sempre anche in situazioni estreme, continuare a studiare e migliorarsi.
E il fallimento di Lehman nel 2008 rinforzò questa percezione che il mondo va avanti a crescere, anche durante le crisi peggiori: ovvero che, durante i momenti di maggiore crisi finanziaria e non, le imprese, gli imprenditori, i governi, le istituzioni ed il mondo sono in grado di assorbire il colpo, cambiare, adattarsi e riprendersi e tornare a crescere con altri paradigmi.
Oggi sembra una qualcosa di completamente diverso: e lo è effettivamente, perché la causa di questa correzione violenta del mercato E’ effettivamente diversa. E’ una pandemia che non abbiamo mai vissuto sulla nostra pelle, come potrebbe essere stata una crisi finanziaria come quella dello scoppio della bolla di Internet o Lehman.
Che cosa allora ho, comunque, imparato dalle crisi precedenti?
Molti vogliono fuggire dal “colosso” di Goya: è la metafora di voler vendere il proprio portafoglio davanti alla discesa del controvalore del portafoglio stesso. Non è bello per lo spirito ed il corpo vedere erosi in due settimane i guadagni faticosamente accumulati magari in anni di investimento, ma non sono perdite: diventano perdite solo se si vende, mentre le discese sono solo temporanee anche se non è facile avere pazienza in questi casi.
Ma, a parte questa distinzione molto importante tra “mancati guadagni” e “perdite”, la paura che attanaglia ora è quella di “perdere tutto”: che il portafoglio di investimenti vada a “zero”…vendo ora così recupero il “poco” che mi è rimasto e poi si vedrà.
Le nostre paure ci fanno prendere decisioni irrazionali ed illogiche: si proietta sul futuro quello che sta succedendo nel presente e, quindi, si pensa che tutto vada a zero e si vende, cristallizzando le perdite.
Per poi rientrare quando le “cose si saranno calmate”.
Ma quando le “cose si saranno calmate”, non è che ci sarà una sirena generale che annuncia a tutti che possiamo tornare ad investire: non ci saranno aerei con gli striscioni che passano a dirci che possiamo tornare sui mercati.
Così come nessuno ci ha avvisati (tanto meno a me) che sarebbe arrivata in questo modo e con questa velocità la correzione.
Quando le “cose si saranno calmate” i mercati saranno già rimbalzati e saranno a livelli ancora più alti di quando abbiamo venduto per le nostre paure irrazionali di pensare che il portafoglio vada a “zero”.
Quello che ho imparato con le storie che vi ho raccontato sopra è questo: nella mia professione, riesco a non confondere la paura della pandemia con la paura di perdere soldi.
La paura della pandemia è anche comprensibile, vista la situazione inaspettata: ma la paura di perdere soldi è assolutamente infondata.
Io so come andranno a finire i mercati: uso infatti sempre ripetermi, dopo le esperienza di Internet e Lehman, il seguente mantra “quando i mercati salgono sono tranquillo, quando scendono sono felice”…
Sembra un’assurdità dopo aver visto i propri investimenti scendere così repentinamente e dolorosamente, ma sono questi i momenti quando si compra meglio: non so scegliere il momento perfetto, ma comprando in modo metodico e scaglionato nelle prossime settimane si trova una media corretta del momento giusto per aver ricomprato.
Così come un medico direbbe ai propri pazienti di seguire i protocolli medici per combattere il virus e seguirli “scrupolosamente”, anche i protocolli finanziari per i virus sui mercati vanno seguiti altrettanto scrupolosamente. Sono ben noti a me e largamente sperimentati. Si compra quando scendono i mercati e ci si arma di santa pazienza.
E questi protocolli hanno funzionato sempre e funzioneranno ancora.
Quindi, ricompreremo seguendo i protocolli, anche se dobbiamo attrezzarci per altra volatilità nelle prossime settimane e mesi.
Ma il dottore-consulente sta seguendo il giusto protocollo.