Siamo ad un anno dall’inizio ufficiale della pandemia e possiamo dire che sia stato un anno terribile, sotto molti punti di vista.
Persone hanno perso i propri cari a causa della pandemia. Molti si sono ammalati e ne stanno ancora soffrendo le conseguenze.
I bambini hanno perso un anno di scuola (chi ha bambini e ragazzi in età scolare sa di cosa sto parlando).
Milioni di persone hanno perso uno stipendio fisso. Alcuni hanno perso le piccole imprese che avevano costruito per decenni. Quasi tutti noi abbiamo perso abbracci, visite, viaggi e la gioia di ritrovarci insieme in un ristorante preferito e altro ancora.
Eppure, anche quest’anno ci ha insegnato molto. Per quanto strano possa sembrare, la pandemia ci ha fatto crescere come società, come persone, come lavoratori e professionisti.
Lo sforzo di questi articoli è di identificare tre modi in cui il mondo è cambiato in meglio durante questo anno terribile: sono quei cambiamenti che, dopo aver letto e studiato centinaia di articoli e trattati, mi sento personalmente di portarvi come testimonianza.
E metterli nero su bianco, riconoscerli e farli propri aumenta le possibilità che la nostra società possa uscire da questo calvario più capace, più agile e più preparata per il futuro.
1. ORA SAPPIAMO COME “CODIFICARE” I NOSTRI VACCINI
Non sono un virologo, ne’ epidemiologo, né ho lauree in medicina, ma un aspetto fondamentale l’ho capito: siamo stati in grado di usare le tecniche di scrittura di algoritmi (quelli che usano i programmatori e società come Facebook, per banalizzare) per, letteralmente, decodificare i virus e, quindi, svilupparne i vaccini.
È l’incrocio tra ricerca bio-medica e programmazione software.
Infatti, forse lo sviluppo che avrà le implicazioni più profonde per le generazioni future sono gli incredibili progressi nelle biotecnologie dell’RNA messaggero sintetico (mRNA). E’ la tecnologia alla base dei vaccini di Moderna e di Pfizer-BiOnTech.
Con questa tecnologia, siamo stati in grado di sviluppare i vaccini molto ma molto velocemente: il record precedente per lo sviluppo di vaccini era di quattro anni, ed era stato stabilito negli anni ’60 (ed era il vaccino contro la parotite).
Questa volta, abbiamo sviluppato diversi vaccini COVID-19 in meno di un anno.
La fortuna ci ha anche permesso di accelerare tutto il processo.
Ad esempio, il virus dell’HIV (meglio conosciuto come l’AIDS) è notoriamente difficile da vaccinare e, in realtà, non abbiamo ancora trovato un vero vaccino. Ha devastato, negli anni’80, le società ed ha cambiato i costumi sessuali di molti di noi. Per chi non avesse visto “Bohemian Rapsody”, la storia della band QUEEN e del suo front man Freddie Mercury, consiglio di vederlo per capire come si conviveva e moriva negli anni ’80 a causa del virus dell’AIDS.
Il COVID-19 era ed è ancora più virulento e veloce dell’HIV e con impatti economici devastanti e, quindi, miliardi di dollari in denaro pubblico e un senso globale di urgenza hanno spinto tutti a collaborare.
La tragedia ha anche accelerato il processo di sviluppo e ricerca del vaccino: paradossalmente, poiché la pandemia infuriava, c’erano più casi su cui fare test ed era più facile ottenere risultati dalle sperimentazioni sui vaccini. Purtroppo, diciamo.
E, in mezzo al fiume di denaro pubblico e test di massa sugli infettati, ci sono stati sviluppi tecnologici letteralmente “storici”.
La nuova tecnologia mRNA, su cui si basano diversi vaccini, in particolare Pfizer-BioNTech e Moderna, è una svolta scientifica e tecnica epocale. Ora stiamo letteralmente scrivendo dei codici per “decodificare” i vaccini e, grazie ai progressi della scienza e della produzione industriale, possiamo produrli in serie e capire come distribuirli nelle nostre cellule nel giro di pochi mesi.
E’ un processo completamente nuovo. Né Moderna né BioNTech avevano un singolo prodotto approvato sul mercato prima del 2020.
Sia l’una che l’altra azienda hanno essenzialmente progettato il vaccino su un computer durante un fine settimana di gennaio 2020: BioNTech ha impiegato solo poche ore, in realtà.
Uğur Şahin, l’amministratore delegato di BioNTech, si è letteralmente seduto al suo computer una sera a fine Gennaio: ed ha inserito il codice genetico della proteina spike del misterioso virus che era emerso a Wuhan nei PC biomedici della sua azienda ed ha fatto “girare” gli algoritmi.
Moderna ha fatto la stessa cosa il fine settimana dopo che la sequenza genomica era stata rilasciata il 10 gennaio.

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Entrambe le società avevano dei vaccini progettati almeno quattro settimane prima che fosse annunciato il primo decesso confermato per il COVID-19 degli Stati Uniti e Moderna stava producendo lotti di vaccini da utilizzare per le sue sperimentazioni più di un mese prima che l’Organizzazione mondiale della sanità dichiarasse l’ufficialità della pandemia.
Nel 2021, queste aziende hanno l’obiettivo di produrre miliardi di dosi di vaccino incredibilmente efficaci e usciremo entro un paio di mesi dall’emergenza negli USA.
Sì, lo so, da noi siamo ancora lontani: ma non stiamo ancora capendo che progressi abbiamo fatto, sia da un punto di vista tecnologico, che di collaborazione privato-pubblico, che di uso di risorse pubbliche e di grande lavoro scientifico condiviso a livello mondiale.
2. SI SONO APERTE NUOVE POSSIBILITA’ PER IL TRATTAMENTO DI MALATTIE INCURABILI
Ora che questo processo tecnologico è stato testato con successo ed è in atto, si sono aperte possibilità di sviluppo di vaccini per malattie che sono attualmente senza cure.
Sono già in corso sforzi, ad esempio, per un vaccino mRNA per la malaria, un parassita che ogni anno uccide centinaia di migliaia di persone, per lo più bambini, ed è notoriamente difficile da vaccinare.
Quali potrebbero essere le conseguenze “positive” di poter debellare la malaria (o per lo meno saperla curare senza creare decessi) in paesi africani afflitti da questa malattia?
Forse ne stiamo sottostimando la portata epocale, anche per paesi a noi lontani e dimenticati. Ma ne beneficerà il mondo nel suo complesso.
Potremmo anche finalmente ottenere una nuova serie di strumenti per combattere meglio il cancro. (Sia Moderna che BioNTech stavano lavorando a trattamenti contro il cancro prima di passare ai vaccini contro il coronavirus).
La sfida con il cancro è che sono le nostre stesse cellule che si sono ammalate: il cancro non è causato da un virus esterno che si può codificare e combattere con il vaccino.
È infatti davvero difficile trovare un modo per neutralizzare completamente solo le cellule tumorali di un paziente senza neutralizzare anche le cellule sane, e quindi in definitiva il paziente.
Ma l’mRNA sintetico può essere codificato solo con la mutazione specifica nelle cellule tumorali di un paziente e, se le cellule tumorali mutano ulteriormente, anche quelle possono essere prese di mira.

I fondatori di BionNTEch, Sahin (CEO) e Tureci (responsabile biomedica): entrambe turchi di origine e basati in Germania… Un’altra storia da imparare per le nostre società di oggi?
Ciò potrebbe consentirci, infine, di passare da un modello di medicina “generalista”, in cui i farmaci sono pensati per essere identici per tutti in un particolare gruppo, a terapie mirate e individualizzate.
Inoltre, queste nuove tecnologie sono adatte per una produzione su piccola scala ma, per fortuna, abbastanza economica: uno sviluppo che può aiutarci a curare malattie rare che affliggono solo poche migliaia di persone ogni anno, e quindi sono solitamente ignorate dalle tecnologie mediche orientate al mercato di massa.
Non è nemmeno un caso (?) che questi due vaccini a mRNA siano stati i più veloci sul mercato. Possono infatti essere prodotti rapidamente e, soprattutto, aggiornati in modo incredibilmente veloce. Şahin, il CEO di BioNTech, stima che sei settimane siano sufficienti per l’azienda per iniziare a produrre nuovi booster ogni volta che emerge una nuova variante COVID-19.
Pfizer e Moderna stanno già lavorando su booster che mirano meglio alle nuove varianti che abbiamo visto finora e la FDA americana (l’agenzia USA del farmaco) ha già detto che approverà rapidamente queste modifiche.
3. ABBIAMO IMPARATO IN MANIERA MOLTO EFFICACE AD USARE LA NOSTRA INFRASTRUTTURA DIGITALE
Video chiamate, connettività digitale diffusa, le nostre numerose app: è facile dimenticare quanto sia diventato facile usare tutte queste nuove modalità di comunicazione e lavoro.
Zoom, l’onnipresente servizio video che è diventato sinonimo di lavoro pandemico e di cui molti di noi sono comprensibilmente un po’ stufi, ha meno di 10 anni.
Lo stesso vale per il tipo di accesso a banda larga che ha consentito a miliardi di persone di riprodurre in streaming contenuti di intrattenimento a casa e tenersi in contatto con familiari e colleghi.
La connettività Internet è lungi dall’essere perfetta o equamente distribuita, ma è diventata più veloce ed ubiqua negli ultimi dieci anni; senza di essa, la pandemia sarebbe stata molto più miserabile e costosa. O no?
La tecnologia ha anche mostrato come potremmo far funzionare meglio la nostra società in tempi normali.
Si consideri, ad esempio, l’avvento della telemedicina durante la pandemia.
Vi racconto una storia.
Un mio collega USA, mi ha raccontato che, la scorsa estate, aveva sviluppato lo stesso dolore al collo debilitante che aveva avuto circa un annetto prima. Era, per lui, immediatamente riconoscibile: dolore acuto e inesorabile che si irradiava dal punto in cui il collo si univa alla spalla sinistra.
Anche un leggero movimento aveva l’effetto equivalente di un esercito di minuscole lance velenose che si accaniva su quella zona.
La volta precedente (stiamo parlando degli USA ovviamente), gli era stato detto che non si poteva fare nulla prima che potesse vedere il medico di persona. E doveva fisicamente andare da lui e nella sua condizione non era per niente facile.
Non è più così ora negli Stati Uniti: il suo medico e lui si sono collegati immediatamente tramite un nuovo portale per i pazienti (teladochealth) – che aveva un’opzione di videochat che era stata aggiunta a causa della pandemia.

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Ha descritto il problema e mostrato la sua limitata libertà di movimento.
Il medico ha capito subito dicendo che avrebbe inviato una prescrizione di corticosteroidi orali a una farmacia vicina.
Dopo solo un’ora, e in meno di 24 ore dalla comparsa dei suoi sintomi, era seduto in macchina nel parcheggio della farmacia, a fissare meravigliato (così mi ha detto “astounded”) la scatola del medicinale.
In precedenza, aveva sofferto di forti dolori per più giorni, al punto che aveva iniziato ad avere allucinazioni per mancanza di sonno. Questa volta, il sollievo era proprio lì nella sua mano.
Non tutte la malattie e disturbi si possono risolvere così, ma un gran numero sì e possono rendere molto più facile per le persone accedere all’assistenza medica senza preoccuparsi del trasporto, dell’assistenza all’infanzia o dei permessi da prendere al lavoro.
L’accesso remoto all’assistenza medica è stata a lungo una richiesta da parte di persone con disabilità e persone nelle zone rurali (soprattutto negli USA) per le quali recarsi in cliniche ed ambulatori può essere un serio problema.
Anche il lavoro è stato trasformato. Improvvisamente, centinaia di milioni di persone in tutto il mondo hanno dovuto capire come lavorare senza andare in ufficio.
Con notevoli benefici.
Il pendolarismo, per fare un esempio, è proprio malsano: si perde tempo e potenzialmente aumenta il nostro tempo di sedentarietà, il che è associato a molti impatti negativi per la salute e, forse, la cosa peggiore di tutte, la guida è tra le attività più pericolose che intraprendiamo ogni giorno.
Non sorprende che molti dei miei amici più fortunati, quelli in grado di lavorare da casa e che non hanno sofferto direttamente di COVID-19, mi abbiano confessato quanto sia migliorata la loro vita senza il pendolarismo e quanta maggiore flessibilità abbiano avuto nella loro vita privata.
Molti eventi a cui non avrei mai potuto partecipare, sono diventati immediatamente accessibili.
Durante lo scorso anno, ho potuto partecipare a conferenze e conferenze a cui altrimenti non avrei avuto la possibilità di partecipare senza grandi spostamenti e costi di viaggio.
Ho anche interagito con persone di tutto il mondo, che altrimenti non sarebbero mai state in quella “stanza” virtuale di quella conferenza.
E, lo avrete notato anche voi, c’è una gamma più ampia di esperti che ora appare in TV dal tinello di casa, dal soggiorno o persino dalla camera da letto. E’ stata sdoganata la casa di noi privati come luogo dove poter interagire in video con il mondo. Non è una cosa da poco.
Tutto questo lo stiamo sottostimando, presi come siamo dalle miserie del lockdown: certo è pesante, siamo stufi, non ne possiamo più e vogliamo tornare a socializzare (anche in ufficio di tanto in tanto).
La pandemia è però avvenuta in un momento topico di convergenza per la tecnologia medica e digitale e le dinamiche sociali: il che ha aperto nuovi modi di curarsi, di guarire, di interagire e di crescere personalmente e professionalmente.
Niente cancellerà le perdite che abbiamo subito. Ma questo anno terribile ci ha anche spinto verso miglioramenti drammatici nella vita umana, grazie a nuove biotecnologie, una maggiore esperienza con gli aspetti positivi della connettività digitale e un processo scientifico più dinamico.
Magari….Pensiamo anche a questi aspetti la prossima volta che vogliamo abbandonarci allo scoramento da lockdown per l’ennesima volta.