Pubblichiamo oggi un altro quesito della nostra nuova rubrica mensile, ovvero le domande che i consulenti finanziari di banche, SIM ed SGR lettori di questo blog (e anche nostri ex colleghi) ci hanno posto in passato e continuano a porci ancora oggi.
Sono domande di classica gestione delle emozioni dei clienti, dei loro comportamenti irrazionali e illogici che, però, necessitano di essere compresi, guidati e/o rifiutati.
Se volete, è un modo per “educare” i clienti finali parlando ai loro consulenti.
Sono risposte un po’ “talebane”, un po’ “tranchant” ma alla fine investire deve essere un processo semplice, di mutuo rispetto e fiducia e senza drammi e rivalse psicologiche.
Una risposta ogni mese per i prossimi 12 mesi di questo 2023. Se riscontrerà successo, lo ripeteremo anche nel 2024 e magari aumenteremo la frequenza delle risposte.
Vi invitiamo ad inviarci le vostre di domande, alla mail info@investireconbuonsenso.com
Cercheremo di rispondere, sempre in maniera anonima ovviamente, nella rubrica mensile de “Le domande dei consulenti a Meridian”.
Buona lettura!
DOMANDA: ho una serie di clienti che continua a ripetere che investire è un gioco, che i “guadagni” sul portafoglio sono effimeri e saranno buttati giù dalla prossima correzione e che investire, alla fine, fa guadagnare solo le banche, le SIM e i consulenti. Ma ai clienti, alla fine, non rimane niente di tutto ciò.
Se è pur vero che la correzione media annuale dei mercati è sempre e solo volatilità temporanea, risulta molto difficile togliere dalla mente dei clienti questa percezione.
Come fare a spiegare che non è un gioco? E soprattutto non è un gioco dove non si guadagna nulla?
LA RISPOSTA DI MERIDIAN:
Innanzitutto, la “semantica”: investire non è un gioco, proprio perché si chiama “investire”. Forse è un problema di noi italiani che, immediatamente, diciamo che si “gioca in borsa”.
In inglese non si dice “I play in the stock market” ma “I invest in the stock market”.
Il concetto di gioco ben si adatta al mercato azionario italiano, quello sì: perché è un mercatino delle pulci, dominato da aziende para statali o grandi operatori finanziari che lavorano in regime semi monopolistico (Generali, Intesa, Unicredit, ENI, ENEL), dove il mercato lo fa lo Stato e pochi altri operatori.
Noi, investitori di minoranza, siamo il famoso “parco buoi” di Cucciana memoria; e forse ben ci sta.
Ciò detto, investire è un’altra cosa e non è un gioco: si investe in maniera diversificata e nei mercati che storicamente hanno dato rendimenti storici significativi (non è un caso che i grandi fondi pensione americani, quelli che pagano le pensioni ai lavoratori americani, investono i loro soldi nel mercato azionario USA… di sicuro non “giocano”).
Ma se vogliamo fare un discorso più ampio, diciamo queste tre cose:
- Chiedi ai clienti in che anno sono nati: vai su Yahoo finanza qui, clicca sullo S&P500 e su “historical data”. Cerca l’anno di nascita del cliente, diciamo il mio 28 dicembre 1971, e guarda a che livello era lo S&P 500….
- Era a 101.95 punti.
- Indi vai su https://cagrcalculator.net/, inserisci il valore di 101.95 e quello attuale dello S&P500, diciamo 4000, e inserisci gli anni dal 1971 al 2022 (51 anni…ehm, l’età non mente)
- Il tasso di crescita medio annuo composto in questi 51 anni è stato del 7,48%. Medio annuo, da 51 anni a questa parte
- Ma basterebbe solo dire al cliente: se da 101.95 siamo passati a 4000, come fa ad essere un gioco a somma zero?
- Se poi vuoi fare un discorso ancora più avanzato: vai su https://cagrcalculator.net/reverse-cagr-calculator/
- Inserisci il livello di inizio periodo, i famosi 101.95 punti dello S&P500, il CAGR è il nostro 7.48% e i periodi sono i miei 51 anni di vita
- Quei 101.95 euro investiti nel 1971 oggi sarebbero diventati?
- 3183 euro, oltre 30 volte l’investimento iniziale.
Il gioco è a somma zero?
Finiamo con il dire la seguente cosa: se si compra oggi un mercato che cresce in maniera secolare (diciamo un ETF che investe sullo S&P500), i compratori di oggi stanno acquistando le posizioni in profitto o in perdita di chi vende.
Chi vende, interrompe la sua possibilità di far crescere i propri investimenti perché ha, appunto, venduto. Se ha venduto in perdita è perché lo ha fatto per speculare considerando la borsa un gioco. Il gioco è a somma zero perché c’è sempre chi vende e chi perde, ma se stiamo dalla parte di chi mantiene fede ai propri obiettivi temporali di lungo periodo c’è una elevatissima probabilità di essere dalla parte dei vincenti.
Se quel venditore avesse comprato lo S&P500 nel 1998 a 1000 punti e lo avesse venduto nel 2014 a 2000 punti, sicuramente si sarebbe perso la salita a 4000 punti, ma non avrebbe perso soldi giusto?
Fare testa o croce è un gioco a somma zero: se vince testa, croce perde.
Giocare al casinò è un gioco a somma zero: per ogni guadagno, c’è qualcuno che perde e alla fine è sempre il casinò che vince.
Il mercato azionario è come il casinò se lo utilizziamo per fare speculazione di breve periodo, allora sì che potremmo far parte dei perdenti.
Investire nei mercati azionari è la cosa più lontana da un gioco a somma zero.
Come sempre è il tempo a fare la differenza e che ci permette di renderlo un gioco, se così vogliamo chiamarlo, a somma illimitata.