Come commentato in questo post uno degli errori tipici dell’investitore medio italiano è quello di avere una tendenza ad investire la maggiore parte del suo patrimonio in asset finanziari domestici. Case, azioni e Btp italiani rappresentano una fetta importante, se non preponderante, del portafoglio di investimento.
Vediamo un esempio riprendendo i dati espressi nel post “Le conseguenze dell’Euro negli investimenti degli italiani“.
Dall’entrata in vigore dell’Euro (1999) alla fine del 2013, investire una fetta di patrimonio in azionario italiano ha dato un esito negativo in termini reali con un modesto -2,7% all’anno (dati a fine 2013)
Fonte dati http://research.stlouisfed.org/fred2/
Dovrebbe fare un po’ rabbia sapere che, se lo stesso importo fosse stato investito in un semplice prodotto che replica il più classico degli indici internazionali azionari, il Msci World, il risultato reale depurato dall’inflazione sarebbe stato un ben più lusinghiero (+4% annuo reale) con un tasso di volatilità leggermente inferiore a quello dell’indice italiano. Certo non possiamo prevedere il futuro ed è anche possibile che il FtseMib faccia faville nei prossimi lustri, però sapere che i nostri 100.000 euro investiti in azioni italiane sono diventati in termini reali dopo 14 anni 62.200, mentre quelli del nostro amico investiti in azioni internazionali 156.280, beh una bella lezione sulla diversificazione dovrebbe avercela data!
In ogni investimento la diversificazione è uno strumento di buon senso utile a spalmare il rischio permettendo al tempo stesso di avere l’opportunità di partecipare alle occasioni di investimento che si presentano sui mercati internazionali. Giocare le proprie fiches su un unico cavallo è rischioso e poco intelligente finanziariamente parlando.
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