Il mondo della finanza ha sempre fornito tanto materiale ad analisti, economisti e media in genere per stilare previsioni a volte catastrofiche altre volte ottimistiche. Spesso e volentieri ascoltiamo o leggiamo di complicate analisi che cercano di anticipare il comportamento dei mercati, previsioni che, essendo future ed arrivando da voci magari autorevoli, non possono essere smentite nel momento preciso in cui vengono emesse.
La realtà è molto più semplice e lasciare perdere i guru che puntualmente si affacciano a fine anno con gli out look per quello successivo è la migliore scelta di investimento che possiate fare.
Buon senso e null’altro, ecco quello che serve.
Un grazie in tal senso ad Alliance Bernstein che con questo report smonta un luogo comune, ovvero che una forte crescita economica si trasmette in forte crescita dell’azionario.
Mi sono spesso chiesto a cosa servono quelle noiose e quasi esoteriche previsioni sui Pil delle varie aree economiche mondiali smentite regolarmente dopo uno o due trimestri. Ho finalmente avuto la risposta, a nulla!
Alliance Bernstein porta l’esempio di due economie, quella cinese e quella messicana dal 1992 ad oggi ed i risultati parlano da soli.
Il Pil cinese è cresciuto mediamente del 15% all’anno, ma la borsa di Shanghai al momento riporta un -2% annuo.
L’economia messicana è cresciuta del 2% all’anno dal 1992, ma il listino azionario ritorno un incredibile 18% annuo che ha fatto la gioia di chi ha creduto in questo mercato.
Varie e corrette le motivazioni riportate da AB su questa divergenza, ma il succo della questione è che sono le società a fare utili e non gli stati. Sono i manager a guidare le aziende e non i politici.
Studiare una società è fondamentale se proprio siete appassionati di borsa, ma l’economia circostante è solo un contorno se quella società è, ad esempio, una multinazionale.
Alliance Bernstein presenta poi un grafico come esempio molto interessante. Si vede chiaramente come, anche a fronte di tassi di crescita elevati del Pil, i ritorni dell’azionario non sono assolutamente garantiti e lo stesso vale al contrario con bassi tassi di crescita dell’economia in alcuni casi associati a rally mostruosi nell’azionario.