By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 21 Dicembre, 2014|

Una perdita non è equivalente a un guadagno in termini emozionali. E una perdita non è mai uguale ad un’altra almeno nella psiche dell’investitore medio.

I nostri nervi di investitore sui mercati finanziari sono messi alla prova molto più spesso di quello che pensiamo.

Per questo motivo una buona programmazione di lungo periodo, abbinata a fisiologiche opere di ribilanciamento di portafoglio, alla scelta di una corretta asset allocation e di prodotti a basso costo ma di ottima qualità come gli ETF, aumenta notevolmente le possibilità di ottenere un rendimento percentuale in grado di soddisfare gli obiettivi che ognuno di noi ha fissato nella propria mente.

Dal sito di Meb Faber Research qualche anno fa ho estrapolato una breve ricerca che offre una eccellente indicazione statistica di cosa è successo ad un portafoglio bilanciato 60% azioni 40% obbligazioni in termini di drawdown (perdita ci capitale dal punto di massimo guadagno).

Per ogni investitore l’atteggiamento mentale verso la discesa del prezzo di un investimento nel quale è coinvolto è molto più negativo rispetto alla salita.

Se investiamo 50€ e dopo 1 anno ci troviamo con 100€ allora metabolizziamo un guadagno di 50€.

Ma se successivamente da 100€ il nostro portafoglio perde di valore scendendo fino a 80€ tendiamo a dimenticare il valore di partenza di 50€ (e quindi il guadagno di 30€), mentre mentalmente metabolizziamo una perdita di 20€ rispetto al massimo valore raggiunto in precedenza a 100€.

Premesso che il portafoglio simulato da Meb Faber è centrato su azioni e bond americani (anche se non mancano quote di investimenti internazionali), dal 1972 al 2021 in termini di ritorni reali (al netto dell’inflazione) per ogni investitore solo il 22% del tempo è stato caratterizzato da nuovi massimi nella valorizzazione del patrimonio.

Nel restante 78% si è vissuto in un ambiente percepito come “in perdita”, anche se realmente così non è andata così.

Interessante notare come il portafoglio 60/40 ha assicura proprio la migliore percentuale di “nuovi massimi” in termini temporali.

Un portafoglio interamente azionario americano in termini reali dal 1972 al 2021 ha passato solo il 17% di tempo con nuovi massimi in termini di valorizzazione.

Un portafoglio composto da azioni internazionali il 12% del tempo.

Per le obbligazioni siamo al 16%, con il REIT idem, le commodities hanno passato il 9% del loro tempo su massimi assoluti.

Questa è l’ennesima conferma di come la diversificazione è un pasto gratis che permette al nostro cervello di sentirsi “perdente” per un periodo temporale minore rispetto ad investimenti più diretti nei quali prevale il senso (e la tensione) della scommessa.

Allontanare un pò di stress finanziario è il risultato sicuramente positivo che si ottiene trovando un compromesso tra emozione e efficienza di portafoglio.

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