By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 15 Febbraio, 2015|

Uno dei blogger più pragmatici che conosco è certamente Seth e questo articolo, come spesso succede quando passo da qui, quanto meno fa riflettere.

GEO

La fine della geografia non può essere certamente intesa come la fine di una materia di studio interessantissima (almeno per chi scrive), ma la fine di un mondo basato sugli spostamenti fisici a vantaggio di quelli virtuali. Questo che c’entra con la finanza direte voi?
Pagamenti con un click, confort da aria condizionata che aumenta la produttività, differenze linguistiche sempre meno rilevanti (andate a vedervi le evoluzioni recenti dei traduttori vocali di Skype e Google e capirete…), la possibilità di afferrare la merce o il servizio migliore al costo più contenuto (il sistema dei feedback sta funzionando alla grande anche nell’assegnazione di tanti lavori sulla rete), sono solo alcuni degli elementi che stanno creando una situazione mai vista nell’ultimo secolo.
Nonostante la marea di denaro che le banche centrali stanno cercando di iniettare nel sistema finanziario l’inflazione non riparte ed anzi questa è la condizione dei tassi di interesse decennali delle principali economie mondiali sviluppate.tassi 10Per quale motivo i tassi rimangono così bassi e per quali motivi l’inflazione non riparte considerando le condizioni finanziarie di favore createsi sui mercati dopo la crisi del 2007? Il 50% dei rendimenti mondiali sono inferiori al 1% e molti tratti di curva sono sottozero; i prezzi delle materie prime sono in caduta libera, ma perché questa maledetta inflazione non riparte?

Le curve demografiche, l’assenza di investimenti infrastrutturali “pesanti” utili in passato per agevolare spostamenti di merce, servizi, informazioni e denaro; ma anche materie prime che si trovano in poco tempo con eccessi di produzioni inimmaginabili per effetto di nuovo tecniche di estrazione e poi l’altissimo livello di produttività offerto dalla tecnologia. Questi sono secondo me solo alcuni degli elementi che stanno alla base di condizioni storicamente eccezionali e difficile da comprendere per chi è attualmente in vita, ma non per le generazioni precedenti.

Lo sapevate che in America tra il 1871 e il 1917 l’inflazione non è salita per nulla? E lo sapevate che tra il 1871 e il 1897 i prezzi al consumo sono scesi del 2,8% ogni anno?

cpi 1871Fonte: Robert Shiller

Nello stesso periodo 1871-1917 però i tassi decennali di interesse medi furono del 3,8%, una situazione di tassi reali positivi che fece la fortuna dei rentier e incomprensibile nel mondo attuale nel quale siamo abituati a vedere tassi di interesse molto correlati alle aspettative di inflazione.

Tutta questa lunga premessa per arrivare ad una conclusione. Nonostante le spiegazioni che possiamo dare dell’attuale situazione di mercato, nonostante la visione di un mondo che sta dirigendosi verso una deflazione o una bassissima inflazione per lungo tempo, nulla vieta che i rendimenti offerti dalle obbligazioni in futuro possono salire, ma potrebbe succedere anche il contrario; tassi di interesse modesti a fronte di inflazione che rialza la testa.

Sempre basandosi su ricorsi storici ricordiamo che nel periodo 1934-1956 i tassi decennali americani rimasero sempre sotto il 3%, ma l’inflazione ebbe una crescita annua del 3,2%, ovvero tassi reali negativi per un ventennio.

Tutti gli scenari sono aperti ed impostare portafogli di investimento basandosi su convinzioni soggettive molto forti è uno degli errori più grandi che un investitore può commettere. Nessuno ha la verità in tasca ed anche quelli che sembrano movimenti logici di mercato potrebbero non avverarsi mai. State diversificati e non innamoratevi mai delle vostre posizioni di investimento personali.

Un commento

  1. erreffe 22 Febbraio 2015 at 18:39 - Reply

    Complimenti per la conoscenza enciclopedica..sono entusiasta di avervi scoperto,amareggiato per averlo fatto con terribile ritardo!

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