Di asset allocation per investimenti dedicati a chi vuole raggiungere l’indipendenza finanziaria in rete se ne trovano a migliaia. Minore è lo spazio dedicati a chi in pensione c’è già e cerca di ottimizzare il portafoglio di investimento dedicato alla fase del decumulo.
Interessante analisi di Rick Ferri sul suo blog circa la miglior asset allocation di portafoglio per chi ha pochi anni davanti a sé prima della pensione o in pensione c’è addirittura già.
A differenza dei modelli italici che spesso consigliano profili prudenti 100% bond o addirittura 100% prodotti monetari, Rick Ferri correttamente invita a non snobbare una fetta di investimento azionario anche in età avanzata.
Questa interpretazione è corretta secondo il sottoscritto poiché in Italia si ha il cattivo vizio di considerare la protezione del capitale nominale come prioritaria senza tenere conto dell’effetto negativo che eserciterà l’inflazione sullo stesso negli anni successivi. Quando avete identificato quanto denaro vi servirà nel momento del ritiro dal mondo lavorativo e creato di conseguenza un piano di investimento, questo deve offrire certamente il miglior rapporto rischio rendimento nel durante, ma quando lo stesso piano viene stoppato è un errore gravissimo mettere tutto in bond o in liquidità.
Come già visto in altre occasioni se i prodotti monetari in termini reali sono quasi sempre perdenti (e gli obbligazionari quasi sempre sono perdenti con inflazione crescente), fare affidamento per il resto dei propri giorni lavorativi su un capitale che lentamente viene eroso in termini reali è finanziariamente sbagliato; ogni tanto dovrete prelevare un po’ di soldini dal vostro gruzzolo e se questo non si rivaluta per niente il game over sarà sempre più vicino.
Tornando all’analisi di Rick Ferri, l’advisor americano reputa il 70% bond e 30% equity la miglior scelta di investimento per questo periodo della vita. Sono stati analizzati i dati storici (1926-2014) di tre tipi di portafogli. 60% azioni 40% bond, 30% azioni 70% bond e 100% bond.
I due grafici successivi ci offrono una lettura più chiara delle conclusioni a cui è arrivato Ferri.
Il primo grafico mette a confronto il 60/40 (rombi gialli) con il 30/70 (rombi azzurri). Ogni rombo esprime il ritorno a 5 anni di ogni portafoglio dal momento dell’investimento (quindi si va avanti rolling con rendimenti a 5 anni dal 1926); la parte bond è rappresentata dai Treasury a 5 anni quella azionaria dall’intero mercato americano.
Il 60/40 mostra una dispersione tre volte più ampia (quadrato rosso) rispetto al 30/70 (quadrato azzurro) con quest’ultimo portafoglio che a 5 anni ha ottenuto rendimenti annualizzati negativi solamente in una occasione, il periodo 1928-1932. La deviazione standard più alta raggiunta dal 60/40 è stata del 26% mentre quella del 30-70 si è fermata al 13%.
Stesso confronto è stato fatto tra un portafoglio 30/70 (rombi blu) ed un portafoglio 100% bond.
Ovviamente il rischio medio del portafoglio contenente l’azionario è risultato più elevato nel corso della storia, ma la dispersione è decisamente contenuta con la maggior parte delle rilevazioni del 30/70 contenute all’interno del box rosso delle rilevazioni relative al 100% bond.
Per rendere ancora più chiaro cosa succede ai vari tipi di portafogli nei momenti di tensione dei mercati sono stati presi 100.000 dollari ad ottobre 2007 e si è visto come gli stessi hanno reagito alla fine di febbraio 2009 dopo il devastante bear market dell’ultima crisi finanziaria. Il valore finale è stato però “sporcato” da un prelievo annuo dal portafoglio di 333$ al mese (l’arcinoto tasso del 4% di prelievo annuo del capitale durante la pensione).
Ognuno può leggere con comodo i profili che più gli interessano, ma è evidente come il 30/70 terminò quella crisi con circa 12 mila dollari in meno, mentre il 60/40 con oltre 31 mila dollari in meno. Era dura in quel momento per un pensionato fare i conti una perdita così forte che minava il suo patrimonio soprattutto perché allora il futuro appariva molto plumbeo; molto più gestibile una perdita del 12% ripianata già a settembre 2010 e sempre con un prelievo mensile costante di 333$.
Ovviamente si potrebbe obiettare che portafogli 100% bond o 10/90 hanno difeso il capitale, ma quello che vedemmo nel 2008-2009 fu un evento eccezionale (che può ovviamente sempre ripetersi). Se l’inflazione tornerà nei prossimi anni ad affacciarsi sulle principali economie mondiali, con tassi così bassi come quelli offerti attualmente difendere il potere d’acquisto sarà piuttosto complicato tramite l’uso esclusivo di bond ed il 4% di prelievo annuo diventerà forse una chimera.
Fonti: Rick Ferri – The center of gravity for retirees