La borsa americana ha chiuso il 2014 con una crescita del 13,7% in versione total return andandosi ad incastrare nella casella di performance compresa tra il 10 e il 20% che negli ultimi 89 anni ha accolto ben 52 rilevazioni, praticamente il 59% del tempo totale di storia del mercato a partire dal 1926.
Questa frequenza può essere visualizzabile in maniera piuttosto agevole tramite il grafico della distribuzione dal quale desumiamo come raramente lo S&P500 chiude l’anno tra il 5 e il -5%.
Altra considerazione statistica che possiamo fare sulla base dei dati storici è quella legata alla percentuale di tempo in cui lo S&P500 comprensivo di dividendi chiude in positivo; il 73% accumulato finora ci dice che ogni anno nuovo abbiamo 3 probabilità su 4 di chiudere con segno più.
Come sempre è questione di linguaggio ed alcuni anni fa mi era molto piaciuto un esempio che illustrava in modo semplice come le persone cambiassero atteggiamento di fronte allo stesso dato ma comunicato con parole diverse. Se vi chiedessero di scegliere tra una vincita sicura al 100% di 80 mila Euro oppure avere l’80% di probabilità di vincere 100 mila Euro ed il 20% di non vincere nulla cosa scegliereste? Il 79% degli intervistati ha scelto la certezza degli 80 mila Euro. Questo perchè la parola usata era guadagno.
Ma se vi chiedessereo di scegliere tra il 100% di perdere 80 mila Euro e l’80% di probabilità di perdere 100 mila a fronte di un 20% di probabilità di non perdere nulla cosa scegliereste? L’81% degli intervistati ha preferito scegliere l’ipotesi che lascia un margine di possibilità di vittoria pur con il rischio di perdere tutto. Questo perchè è stata usata la parola perdita e la maggioranza di fronte ad una perdita certa preferisce giocarsi la possibilità di evitarla.
Scusate la digressione ed andiamo avanti con l’analisi storica e analizziamo quante volte la borsa americana ha ritornato rendimenti negativi dopo 5 anni di investimento.
Si restringono le code statistiche sia in positivo che in negativo. Scompaiono il +30% e il +40% dal lato positivo ed il -20% e -30% da quello negativo. In questo caso la maggior parte del tempo (69%) lo S&P500 lo passa tra il 5% e il 10% di performance annua, ma sintetizzando possiamo dire che la possibilità di vedere un ritorno annuo positivo a 5 anni è pari al 86% del tempo totale. I casi negativi sono 12 di cui 7 compresi tra 0 e -5%, mentre le perdite comprese tra -10% e -20% si riducono a 2 in 89 anni.
Avanti ancora e passiamo al ritorno annuo a 10 anni dall’investimento.
Solo in 1 caso lo S&P500 total return ha portato un ritorno positivo annuo del 20% in 10 anni (considerando 80 periodi rolling dal 1926), ma mai lo stesso indice ha generato rendimenti annui inferiori al -5% nell’arco di una decade. Nel momento in cui si investe sulla borsa americana la storia ci dice che nel 95% dei casi dopo 10 anni avremo un ritorno annuo positivo. Questa probabilità diventa zero se la stessa analisi la facciamo a 15 anni.
A questo punto può essere utile l’informazione di qual è stato a fine 2014 il ritorno a 5 e 10 anni dello S&P500 (ovviamente sempre considerando il cambio una variabile irrilevante).
Il ritorno annuo composto a 5 anni attualmente si posiziona al +15,4% mentre quello a 10 anni al 7,9%.
Negli 89 anni di storia della borsa USA il ritorno annuo nominale total return è stato del 10,1%.
Il massimo guadagno annuo è stato del 54% nel 1933 mentre la perdita peggiore è avvenuta nel 1931 e pari al -43,3%
I 19 anni di rialzi superiori al 30% solo in 7 casi sono stati seguiti da perdite mentre in 9 casi l’anno successivo il guadagno è stato in doppia cifra.
Solo 24 degli 89 anni analizzati hanno chiuso in perdita, il 27% del tempo.
Il ritorno annuo a 5 anni più elevato è stato del 28,5% (fine 1999) mentre la perdita annua in un lustro più elevata è stata del 12,4% (fine 1932).
Il ritorno annuo a 10 anni più elevato è stato del 20% (fine 1958) mentre la perdita annua in un lustro più elevata è stata del 1,3% (fine 2008).
Dei 4 casi di ritorno annuo negativo su base decennale due sono molto recenti (2008 e 2009). Prima di questi gli altri due casi di ritorno annuo negativo a 10 anni si registrò alla fine del 1938 e alla fine del 1939.
Due annate consecutive di calo dello S&P500 le abbiamo avuto solo in 6 casi come visibile nella tabella successiva.
Mettere denaro sulla borsa americana dopo un anno negativo ha prodotto mediamente un guadagno del 12,5% annuo a distanza di 5 anni con soli 2 casi negativi su 24 (1929 e 1969 come data iniziale). Ovviamente i ritorni hanno una dispersione piuttosto ampia, ma in 15 casi su 24 il ritorno annuo è stato in doppia cifra.
Numeri e statistiche che possono essere smentiti in ogni momento negli anni a venire, ma anche in questo caso il messaggio dovrebbe essere chiaro. Per quale motivo rischiare di andare contro una tendenza dominante con il rischio di perdere il treno della crescita progressiva dei nostri risparmi? Lo so che in tanti pensano che i mercati sono gonfiati dalle banche centrali, che tutto è caro, che prima o poi scoppierà una bolla. Non ho la sfera di cristallo ed ogni opinione è rispettabile, ma semplicemente rappresentano parole che non hanno fondamenti tali da garantire, nell’uno o nell’altro senso, risultati prevedibili. Preferisco allora stare in corrente e quando pianifico per il lungo periodo mettere parte dei miei capitali in mercati che hanno dimostrato in quasi un secolo un comportamento statisticamente affidabile.
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