Il celebre libro di Jeremy Siegel – Rendimenti finanziari e strategie d’investimento. I titoli azionari nel lungo periodo rappresenta un punto fermo di ogni investitore/risparmiatore di lungo periodo. L’ultimo aggiornamento risale al 2013 ed il database è aggiornato al 2012, ma la storia è talmente ampia (parte dal 1802) che possiamo permetterci di fare delle considerazioni di carattere generale indipendentemente da quello che è successo nel 2013-2014 (che tra l’altro non ha fatto altro che rafforzare la statistica di Siegel).
I ritorni annui nominali dell’azionario ci mostrano come le azioni rappresentano il vero vincitore di questa corsa finanziaria cominciata oltre 200 anni fa.
Fonte: Stocks for the long run
Lasciando per un attimo perdere i valori nominali, molto più apprezzabili sono i numeri reali depurati dall’inflazione. I 300 punti base di differenza tra azionario e bond rappresentano più di quello che si può immaginare in un orizzonte temporale allungato. Se 1 $ investito nel 1802 nei bond è diventato 1.778$, sull’azionario avremmo ipoteticamente avuto un ritorno in una vita di due secoli di oltre 700 mila dollari.
Una vera delusione è l’oro, spesso spacciato come salvatore di ultima istanza, ma che in realtà la storia indica come vero perdente nel lungo periodo. Sull’oro valgono però alcune considerazioni. Intanto la reale fluttuazione sul mercato del metallo giallo comincia negli anni 70 e questo rende la statistica a mio modo di vedere un po’ alterata ed eccessivamente negativa. D’altro canto è però vero che l’oro non offre cedole o dividendi e richiede costi di acquisto (denaro – lettera) e di mantenimento (banca, assicurazione, rischio furto in casa, ecc…) spesso superiori a quello di uno strumento finanziario.
Lo studio di Siegel è fatto prendendo l’oro in Dollari senza rischi cambio, ma egli ultimi anni il metallo giallo sta offrendo rendimenti superiori a quello di azioni e bond in aree economiche soggette a deprezzamento del cambio, Europa compresa. Anche questa è un’eccezione da considerare, mentre regge poco l’idea di riserva di valore nell’ipotesi di catastrofe finanziaria.
Roosevelt nel 1933 decise infatti, in piena crisi post ’29, di emettere l’Emergency Banking Act con il quale imponeva un controllo sui movimenti di oro all’interno e all’esterno del paese, decisione poi seguita dalla proibizione di convertire dollari in oro e di esportare il metallo giallo. Tradotto in parole povere, se le autorità decidessero di confiscare l’oro ad un prezzo specifico questo non sarebbe un evento da escludere nemmeno oggi.
Lasciamo l’oro per tornare però a quella che secondo me è una delle statistiche più interessanti.
Fonte: Stocks for the long run
La tabella ci mostra percentualmente quando tempo, dal 1802 al 2012, l’azionario ha sovraperformato l’azionario. Quello che ogni investitore di buon senso deve fissare nella sua mente quando investe 1 euro in un fondo o un ETF azionario è che ci sono 6 probabilità su 10 che il suo rendimento risulti essere superiore di quello di un classico investimento in bond a distanza di 1 anno. Poco, tanto, questa è la storia e non è che dopo 5 anni le cose vi possano far stare più tranquilli. In 3 casi su 10 l’azionario è perdente rispetto all’obbligazionario.
Visto come suona male detta così? Vi siete mai chiesti perché gli esperti di marketing girano la statistica sempre dall’altra parte, ovvero che in 7 casi su 10 l’azionario è vincente? Salendo di un altro lustro, l’azionario è stato vincente in 8 casi su 10, ma anche questo la storia ci insegna come nel 20% del tempo avremmo potuto guadagnare meno di un più sicuro investimento in bond.
E’ solamente in un arco temporale di 30 anni che, tralasciando la coda statistica dello 0,7% (che però si è verificata), l’azionario offre una probabilità quasi del 100% di offrire un ritorno superiore ai bond. Con questo non voglio dire che necessariamente bisogna creare piani di investimento a 30 anni, questo dipende dai vostri obiettivi, ma che in finanza non ci sono certezze e che bisogna essere preparati ad ogni scenario (ecco perché trovo folli gli investimenti bilanciati o multiasset in cui la componente bond governativa è completamente esclusa).
Chi comincia ad investire oggi deve sapere che con questi orizzonti temporali la storia di oltre due secoli di finanza un investimento azionario offrirà possibilità di guadagno statisticamente superiori ad uno obbligazionario, ma deve anche essere consapevole che buttarsi a capofitto su un asset class può rivelarsi disastroso qualora le “code” statistiche torneranno ad affacciarsi sui radar dei mercati nei prossimi anni. Quindi diversificare sempre e comunque anche quando l’1% di rendimento in bond vi sembra troppo basso per essere acquistato.