Quando investitori, media specializzati e autorità di controllo si svegliano tutte insieme richiamando la necessità di regolamentare in maniera più accurata l’emissione di prodotti dalla struttura complessa o addirittura illiquidi, viene di fatto sancito il fallimento del ruolo rivestito da ciascuno.
Autorità di controllo le quali, dopo aver creato linee guida o disboscato intere foreste per creare prospetti che nessuno legge proprio per la loro corposità, se ne escono con un candore inaspettato dicendo che sapevano delle pressioni commerciali su coloro che vendevano allo sportello certi prodotti e che la soluzione a tutto questo casino è… vietare la vendita di prodotti a rischio al dettaglio. Complimenti per l’ingegno… Leggere per credere.
Sui media sapete come la penso. Sono sul pezzo solo quando è tardi ed è per questo che leggo pochi quotidiani e con molto distacco. Per gli investitori privati il discorso è diverso. A volte c’è il raggiro, ma spesso alla scarsa cultura finanziaria si abbina ad una sottovalutazione del rischio basata sul fatto che tanto non toccherà a me.
Una bella analisi uscita sul sito Kitches.com mette in guardia sul rischio illiquidità di molti prodotti.
Uno strumento finanziario che trova difficoltà nel trovare controparti in acquisto, oppure con spread tra denaro e lettera molto ampi o addirittura nessun prezzo, è per sua natura da considerare poco liquido se non illiquido.
Il fattore liquidità è fondamentale per chi ha esigenze di smobilizzare denaro a breve, meno necessario per investitori di lungo periodo i quali però devono potersi sempre confrontare con quotazioni aggiornate per capire dove stanno andando gli investimenti fatti sul mercato.
I prodotti illiquidi hanno però aumentato la loro diffusione negli ultimi anni con un’accelerazione legata anche alla penuria di rendimenti sui titoli meno rischiosi. Una bella mappa di come rischio e illiquidità vengono associati la troviamo nel grafico seguente.
Il premio richiesto per detenere un prodotto poco liquido sale ovviamente quanto più elevato è il fattore illiquidità. Tutto bene fino a quando non ci sono tensioni finanziarie o semplicemente aumenti del costo del denaro o strette creditizie.
L’esperienza 2008 insegna come questi prodotti videro massacrate le loro quotazioni proprio per la carenza di controparti . Fidatevi che quando si deve vendere per necessità che gli squali attorno a voi si materializzeranno.
Se non siete investitori istituzionali o veramente specializzati, chiedetevi sempre i pro e i contro di un investimento di questo tipo. Quale vantaggio offre al vostro piano? Ve la sentite di rischiare i vostri risparmi con prodotti complicati e che corrono il rischio di non poter essere venduti quando serve?
Restate semplici, non siete in grado di spalmare i rischi su milioni e milioni di euro come fanno per esempio i fondi pensione; investite a basso costo su asset class tradizionali e se proprio cercate la scommessa dedicate ad essa massimo un 5% del vostro capitale, consapevoli che potrebbe essere necessario tempo e pazienza per rientrare in possesso del denaro investito.