By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 4 Marzo, 2016|

A volte bisognerebbe smettere di farsi coinvolgere dal rumore generato ogni giorno da notizie, dati macroeconomici, banchieri centrali ed altro.
Nei giorni scorsi leggendo le recenti dichiarazioni di Mario Draghi e Janet Yellen mi chiedevo perché le due più importanti autorità monetarie del mondo stanno cercando con questa insistenza di raggiungere il 2% di inflazione tramite iniezioni di liquidità (e forse distorsioni dei prezzi di mercato) senza precedenti. La deflazione può avere aspetti positivi e negativi, ma certamente diventa una brutta bestia quando blocca gli investimenti e i consumi nell’attesa di nuovi ribassi nei prezzi.

Il mondo occidentale sta affogando nel debito e tanti paesi (tra cui Italia, USA e Giappone) hanno un debito pubblico che supera il Pil; altri come Gran Bretagna e Francia si stanno avvicinando ad una soglia cricita (a tal proposito consigliamo la lettura di questo libro Questa volta è diverso. Otto secoli di follia finanziaria).

Se a questo aggiungiamo anche il debito privato (e questo è un problema che coinvolge anche i paesi emergenti) capiamo bene come i debitori hanno bisogno dell’inflazione per cominciare a “scalare” il proprio onere. Problemi dei debitori verrebbe da dire, peccato che tra quei debitori ci siamo anche noi cittadini via debito pubblico.

Il mondo ha ancora fresca nella memoria l’iper inflazione degli anni ’70 e per questo i livelli così bassi di questi anni suonano molto come note stonate per investitori e consulenti cresciuti in un ambiente che ha sempre dovuto lottare contro l’inflazione.

Ma siamo sicuri che livelli compresi tra lo zero e l’1% di inflazione sono poi così anomali? L’isteria che ogni anno colpisce gli analisti del mondo obbligazionario spingendoli a prevedere tassi al rialzo (e spingendo gli investitori dal mondo bond) da cosa è motivata se non dal fatto che vivono costantemente guardando nello specchietto retrovisore?

In realtà nessuno è in grado di prevedere come si muoveranno tassi ed inflazione in futuro, dipende da tanti di quei fattori che nessuno su questa Terra può formulare previsioni attendibili. Meglio non demonizzare nessun tipo di investimento perchè ognuno di loro potrà essere utile nel difficile mare nel quale stiamo navigando.

Andando su questo sito avete la possibilità di vedere per esempio qual’è stato il tasso di inflazione di Stati Uniti e Gran Bretagna dal 1745 al 2015. Un arco di tempo considerevole di 270 anni.

Bene, la media americana è risultata di 1.45%, quella inglese del 2%. Sapete quanti sono stati gli anni di deflazione in USA dal 1745? Ben 77 su 270 anni. In pratica il 29% del tempo l’economia americana l’ha passato in deflazione. Simile la situazione inglese con 75 casi di deflazione negli ultimi 270 anni.

Quello che sta succedendo è probabilmente un periodo in cui il pendolo sta oscillando verso quella fase di prezzi al consumo nulli o addirittura negativi per effetto di una combinazione di salti tecnologici incredibili, demografia e globalizzazione mondiale.

Sapete bene come su questo blog non predichiamo illusioni (o quanto meno cerchiamo di evitarlo). Pensare a tassi di rendimento sugli asset finanziari (case comprese) molto elevati nei prossimi anni è per noi in questo momento un grossolano errore strategico. Il controllo dei costi sarà fondamentale nei prossimi anni perchè anche ritorni compresi tra lo zero e il 5% (sugli asset più rischiosi) potrebbero essere un gran bel vedere in termini reali se la deflazione prendesse possesso del mercato.

Un Rendimento nominale annuo del 1% per i prossimi 5 anni con un tasso di deflazione del 1% annuo si trasformerebber in termini reali in un ritorno complessivo a spanne del 10%.  Per questo la valutazione dei propri rendimenti attesi non deve mai  tenere conto della sola componente nominale (ad oggi molto contenuta) ma anche della componente reale, quindi depurata dal tasso di inflazione (o aumentata dal tasso di deflazione).

Letture consigliate: Rogoff-Reinhart Questa volta è diverso. Otto secoli di follia finanziaria

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