Un buon consiglio che mi sento di dare a chiunque di voi si dovesse trovare di fronte ad una scheda informativa di un prodotto finanziario gestito, fondo o Etf che sia, è quella di leggere sotto una veste diversa la sezione dedicata alle performance degli anni passati.
Su questo ovviamente gli esperti di marketing puntano molto sia per esaltare i risultati positivi magari rispetto ad un benchmark, sia per esaltare la tenuta del prodotto nelle fasi particolarmente negative. L’occhio vuole la sua parte e vedere numeri positivi in doppia cifra fanno propendere per una maggiore considerazione di quel prodotto. Ma attenzione perché state leggendo male il documento.
Intanto non è detto che il vostro investimento risulti avere la stessa cadenza temporale. Se state portando avanti un piano di accumulo da 3 anni, il rendimento a 12 mesi del fondo non sarà ovviamente il vostro visto che voi state facendo entrare il denaro mese dopo mese, mentre la performance annua è basata su un prodotto acquistato in un colpo solo un anno fa.
Seconda considerazione è legata al fatto che ogni fine anno sulle schede dei fondi le performance vengono resettate. Se un prodotto fa +10% nel 2015 è perché dal primo gennaio al 31 dicembre di quell’anno la variazione di prezzo è stata quella. Se poi nel 2016 il prodotto farà +10% anche in quel caso verrà conteggiata la variazione tra primo gennaio e 31 dicembre 2016.
E allora direte voi? Il concetto di money weighted e time weighted ve lo spiegherò un’altra volta.
Per ora la risposta ve la offro con un esempio concreto. Chiamiamo il nostro prodotto immaginario Pippo e la sequenza di performance è la seguente:
2012 -50%
2013 +50%
2014 -50%
2015 +50%
2016 0%
La prima sensazione che si ha è quella di un prodotto che alla fine è risultato molto volatile, ma che dopo le montagne russe ha riportato a casa tutto quanto visto che la sommatoria delle performance fa zero.
Ma supponiamo adesso che 5 anni fa voi avete deciso di mettere su Pippo 100 mila Euro. Ecco cosa sarebbe successo ai vostri soldi.
Il grafico ci fa capire ancora meglio come il nostro portafoglio di investimento non è una sequenza di rendimenti, ma una progressione degli stessi. Se la sommatoria dei rendimenti di una classica scheda fondi può mostrare l’illusione ottica di un saldo pari a zero nei cinque anni appena trascorsi, la dura realtà è tutt’altra cosa con il 44% di perdita.
Ecco perché fermarsi davanti ad una vetrina non è sufficiente. La scheda di un fondo è fatta di diverse informazioni e vanno tutte quante soppesate ed analizzate. Il prodotto scelto può essere molto buono, ma prima di acquistarlo per sentito dire o perché ha “dei buoni rendimenti”, bisogna fare quella che gli anglofoni chiamano due diligence (ovviamente fatela fare al vostro consulente che pagate profumatamente per ogni singolo giorno che accompagna i vostri investimenti sui fondi).
Il vostro investimento non è un copia e incolla del prodotto gestito, soprattutto se gli apporti di denaro sono occasionali. Cercate sempre di andare oltre le apparenze perché i lustrini troppo spesso in finanza nascondono insidie.