Parto da un sondaggio fatto su Twitter da Newfound Research . L’oggetto del contendere era quanto del ritorno di un investimento obbligazionario americano a scadenza costante (10 anni) dal 1981 al 2012 (periodo di ribasso secolare dei tassi) fosse da imputare in termini percentuali all’apprezzamento di prezzo e quanto al flusso cedolare.
Un tema molto spesso dimenticato dagli investitori che si focalizzano sui rendimenti del passato che tendono a dimenticare l’importanza del flusso cedolare.
Tornando al sondaggio la metà dei followers della società americana si è espressa indicando in oltre il 50% di ritorno attribuibile al movimento ribassista dei tassi e quindi all’apprezzamento del bond.
Alla ricerca della verità (che ovviamente non è questa), Newfound Research ha scomposto in tre parti il ritorno dell’investimento. Cedola, variazione prezzo dovuta alla variazione tassi e rendimento di rolling (vendo il decennale diventato a 9 anni di scadenza per ricomprare un 10 anni al fine di mantenere costante la durata).
Il risultato è spiegato dal grafico che già vi fa capire come il luogo comune esce distrutto.
Su base annua in questo lasso temporale il coupon ha contribuito per il 71%, del rendimento finale total return, il rolling per il 3% ed il prezzo per il 26%. Ovviamente la considerazione piuttosto banale, non è solamente che il prezzo non è la principale determinante del rendimento di un investimento obbligazionario, ma anche che in fase di discesa dei tassi la cedola ha contribuito per quasi tre quarti del rendimento. Quindi in fase di ascesa questa percentuale appare destinata ovviamente ad aumentare.
Quello che ha catturato anche la mia attenzione è uno studio citato all’interno della ricerca di Newfound.
L’autore è riuscito a capire che il rendimento a scadenza è un eccellente previsore dei ritorni futuri di un investimento in prodotti obbligazionari a duration costante come ad esempio gli ETF (ovviamente escludendo il rischio credito). Eccellente previsore ma su che arco temporale?
Ecco che la soluzione più vicina alla realtà è risultata quella di moltiplicare la duration per 2 (ovviamente non viene considerata la variazione del rischio credito). Con una duration di 5.7 su un indice US Aggregate Bond ed un rendimento a scadenza del 2.37%, appare ragionevole attendersi con un certo grado di probabilità di successo quel 2.37% entro il 2028.
Originale ed interessante metro di misura.
Mi sfuggono i passaggi dopo aver moltiplicato per due la duration, qui di duration x 2 e poi ?
Grazie
Dante
Ipotizziamo di avere una duration uguale a 5. Ipotizziamo di avere un rendimento a scadenza del 3%.
A questo punto facciamo 5 (anni) per 2 = 10 anni
Aggiungiamo 10 anni alla data di acquisto attuale (ad es. 2023).
C’è una ragionevole dose di certezza nel pensare che il 3% annuo sarà il rendimento dell’investimento nel 2033
Ciao explowealth, non riesco a capire come è riuscito ad estrapolare i valori di rendimenti attesi sui vari etf e le rispettive scadenze. Prendo le duration che trovo nei prospetti info dei vari etf.. e poi li moltiplico per 2 (come indica il paper)… poi? Mi sfugge qualcosa….
Grazie mille per la velocissima risposta!! Vi seguo sempre con grande interesse!!! continuate cosi