Uno degli elementi più critici quando si programmo una vita da pensionati è capire quanti soldi serviranno durante la pensione per mantenere un adeguato tenore di vita.
Il raggiungimento di un certo livello di reddito durante la pensione dipende da due fattori.
Uno pubblico (la classica pensione) e uno privato ( i risparmi accumulati nel tempo rinunciando a consumi più o meno voluttuari).
Il problema è che su nessuno di questi fattori abbiamo un controllo assoluto.
L’età pensionabile non è un fattore stabile per effetto di cicli economici e demografici.
Una crisi demografica, non di risparmio
Questo rende l’asticella dell’età della pensione pubblica poco affidabile oggi e tendenzialmente, anche per motivi demografici e di aspettativa di vita, continuamente rivista al rialzo.
I soldi che risparmiamo privatamente possono essere ritirati in qualsiasi momento questo è vero, ma anche qui la certezza di come questi risparmi cresceranno per effetto di investimenti ed inflazione (e tassazione) rappresenta una variabile incerta.
Oggi la vita media di uomini e donne italiane si attesta rispettivamente a 80 e 85 anni.
In Europa mediamente ci sono attualmente 4 lavoratori attivi per pensionato. Nel 2050 saranno solo 2. E non pensiamo che fuggendo in altre aree del mondo in via di sviluppo il problema sarà risolto.
Stando alle attuali tendenze demografiche in Asia a fronte delle 9 persone attive per pensionato nel 2050 ne rimarranno solo 4 per effetto del crollo demografico degli ultimi decenni.
In Italia questo fenomeno è già in atto come confermato dall’Istat in un recente rapporto.
Quello a cui stiamo andando incontro fu ben rappresentato da Robert Arnott e Anne Casscells in un saggio accademico di qualche anno fa. In quel rapporto gli autori citarono la crisi come demografica e non da risparmio.
L’isola popolata da pensionati e noci di cocco
Immaginiamo un’isola deserta abitata da 5 persone.
In 4 lavorano mentre 1 è in pensione. I quattro lavoratori svolgono attività diverse che fanno crescere l’economia e contribuiscono a generare quel valore aggiunto in grado di pagare la pensione dell’unico abitante non attivo.
Ad un certo punto uno dei quattro lavoratori compie 65 anni e va in pensione. Rimangono 3 lavoratori e 2 pensionati.
Chi lavora dovrà mantenere non 0,25 pensionati ma 0,67. Il Pil di conseguenza si ridurrà del 25% (così come il Pil pro capite) visto che ci saranno meno lavoratori attivi in grado di creare ricchezza ed investire.
Quale pensiero pensate che potrebbe correre nella mente dei tre lavoratori rimasti al lavoro all’idea di veder ridotta la loro ricchezza per mantenere i due pensionati?
Qualcuno dirà, sì ma i due pensionati hanno accantonato denaro nel corso della loro vita lavorativa per disporre di una pensione.
Vero, ma ricordiamoci sempre che chi paga la loro pensione non sono i contributi passati (serviti per pagare coloro che erano in pensione in precedenza), ma quelli versati ogni giorno da chi sta svolgendo attivamente un lavoro o una professione.
Nell’esempio i due studiosi americani vanno però oltre.
Supponiamo infatti che il mezzo di scambio più utilizzato sull’isola sono le noci di cocco.
Il pensionato decide durante la pensione di risparmiare (non spendendo in consumi) accantonando un numero sufficiente di noci di cocco.
In questo modo l’economia crescerà molto poco perché il denaro non sarà messo in circolazione.
Accantonando molte noci di cocco ad un certo punto il pensionato le vorrà spendere per finanziare il proprio sostentamento.
Quindi avremo molte noci di cocco sul mercato e meno beni e servizi.
Il prezzo delle noci di cocco inevitabilmente calerà (quindi il denaro nelle mani del pensionato perderà di valore), i beni e i servizi essendo più rari costeranno di più (l’inflazione).
A questo si aggiunge la discordia che si è venuta a creare nell’intera società.
Se anche il risparmio del pensionato fosse infatti sufficientemente elevato in termini di noci di cocco accantonate, i prezzi del resto dei beni e servizi risulterebbe salito per tutti, lavoratori inclusi.
L’inflazione non guarda in faccia a nessuno ed è democratica.
Non vi suona un pò familiare questa storiella?
Una storia tremendamente attuale
Il grande risparmio accumulato dai baby boomers, investimenti in caduta, persone in età lavorativa sempre meno numerose e rendimenti delle noci di cocco accumulate (ovvero il risparmio privato) che valgono zero visti i tassi di interesse offerti dal mercato.
Più il risparmio dei pensionati cercherà di essere speso sul mercato, sempre meno offerta di lavoro qualificata si troverà a buon mercato.
L’ultimo tassello che manca nei tempi del risparmio che vale meno di zero è proprio questo, l’inflazione da lavoro qualificato.
Sono convinto che questo sarà il tema dei prossimi anni e disturberà non poco la massa di lavoratori attivi non qualificati che perderanno ancora più potere d’acquisto.
La conclusione è ovvia. Non importa se i pensionati pagano i lavoratori con noci di cocco o denaro.
Al crescere del numero dei pensionati, i beni e i servizi prodotti dalla società dei lavoratori attivi saranno sempre meno (oppure i robot cercheranno di colmare il gap?).
In questo modo, indipendentemente dal risparmio accumulato dai pensionati, il valore delle loro noci di cocco o titoli obbligazionario o denaro contante o altro ancora è destinato a ridursi fino a quando i lavoratori saranno disposti ad accettarli in cambio dei beni e servizi che loro producono.
La crisi non sarà quindi da risparmio, ma demografica, ha ragione l’Istat.
Maggiori risparmi non saranno di grande aiuto se il loro valore scenderà in termini reali per effetto dell’inflazione, con l’unica soluzione che sarebbe quella di lavorare di più, o più a lungo (o fare più figli), oppure di tentare investimenti più rischiosi fin da giovani in grado di offrire nel lungo periodo rendimenti reali positivi.
Siccome la materia dal punto di vista elettorale non appare così conveniente da essere raccontata, i governi non avranno bisogno di prendere alcuna decisione impopolare in futuro tipo alzare l’età pensionabile.
Sarà molto più semplice lasciare che i bassi rendimenti delle obbligazioni nel quale miliardi di risparmi sono e saranno investiti, obblighino i più anziani prossimi alla pensione a posporre il pensionamento stesso se vorranno mantenere un adeguato tenore di acquisto.
C’è una soluzione? Certo basta prendere consapevolezza del fenomeno, limitare le spese, accantonare più risparmi possibili, investirli in parte anche su mercati rischiosi con strumenti low cost ed avere tanto tempo davanti prima di passare alla cassa.
Vivere di rendita sarà possibile ma richiederà tempo e sacrificio prima di arrivarci.