By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 26 Ottobre, 2020|

L’oro rappresenta da secoli il simbolo per eccellenza della ricchezza, ma anche della sicurezza verso rifugiarsi nei momenti di tensione finanziaria e geopolitca.

Nel prologo del suo libro “Oro, storia di un’ossessione”, Peter Bernstein cita una storia raccontata dallo scrittore americano John Ruskin. Questo l’estratto. Un uomo salì a bordo di una nave portando con sé tutti i propri averi in una borsa piena di monete d’oro. Una terribile tempesta in mare spinse il capitano della nave a dare il segnale di allarme affinché tutti i passeggeri si mettessero in salvo. L’uomo salì in coperta con la borsa legata intorno alla vita con una cinghia e si gettò in acqua per salvarsi. Ovviamente andò a fondo immediatamente e se ne persero le tracce.
Era quell’uomo a possedere l’oro o l’oro a possedere lui si chiese Ruskin.

L’oro rappresenta da decenni uno strumento finanziario a tutti gli effetti accessibile sotto forma di veicoli di investimento quotati che la maggior parte di noi investitori può acquistare. In alternativa possiamo soddisfare il desiderio di possesso acquistando il prezioso metallo giallo sotto forma di monete o lingotti. Già ma prezioso per chi?

Non certamente per il mondo industriale e produttivo. L’utilizzo dell’oro nel mondo tecnologico, l’unico a livello industriale interessato alla materia prima, è modesto. La gioielleria assorbe circa metà dell’offerta, ma tra le prime 100 società a Wall Street non trovate nessuna società che lavora o rivende oro da gioielleria. Tutto il resto è allocato tra investimenti privati e banche centrali. Queste ultime nel 2018 avevano fatto segnare l’acquisto netto più alto dagli anni’70, ma negli ultimi due anni il passo è notevolmente rallentato forse anche a causa di un incremento troppo repentino nel prezzo che consiglia prudenza.

 

Ma le banche centrali non sono investitori.
Comprano oro per diversificare le riserve (l’equivalente del nostro salvadanaio o conto corrente) ed anche per ridurre il rischio di oscillazioni valutarie delle stesse. Allo stesso tempo l’acquisto e la vendita di oro può servire per regolare la liquidità sul mercato oppure per migliorare la bilancia dei pagamenti di uno stato. Per le banche centrali non americane l’oro è uno strumento di copertura contro la svalutazione del Dollaro. E poi l’oro non ha un rischio controparte e non fallisce mai. Le banche centrali utilizzano quindi l’oro più o meno come una famiglia che custodisce, vende o compra i gioielli a seconda dei momenti finanziari della vita.

Rimane un dato di fatto che le riserve valutarie dei principali paesi occidentali sono costituite da oro. Gli Stati Uniti hanno il 77% delle loro riserve rappresentate da oro, la Germania il 73%, l’Italia il 68%. Desiderosi di recuperare i paesi emergenti sono ancora molto indietro. La Russia è al 20%, l’India al 6%, la Cina al 3%. Probabilmente l’ossessione di avere oro nei forzieri da parte dei nuovi ricchi continuerà a sostenere una domanda che deve fare i conti con una produzione limitata.

La produzione di oro sommata alla componente riciclata negli ultimi 10 anni infatti non è sostanzialmente aumentata. In tanti continuano a chiamare, non memori del flop clamoroso collezionati dagli esperti sul mitico picco petrolifero, anche un picco nell’estrazione di oro. In realtà il problema è che estrarre oro è diventato sempre più dispendioso. Negli anni ’60 si trovavano 10 grammi per tonnellata di minerale nell’estrazione di oro, ora siamo a 1 grammo. Quello facile è stato scovato, quello difficile richiedi grandi investimenti giustificati solo da un ritorno adeguato sul capitale.

Gli investitori privati, che sostanzialmente sono l’ultima gamba di acquirenti sul mercato, si chiedono perché mai non dovrebbero comprare oro. La produzione è scarsa, le banche centrali sono acquirenti netti, i rendimenti reali delle obbligazioni (ovvero i rendimenti di un investimento al netto dell’inflazione) sono negativi a livello globale, con tutta la liquidità messa in circolazione l’inflazione sembra essere una conseguenza inevitabile. E se il sistema finanziario collasserà (dollaro compreso) l’oro sarebbe l’ultimo safe haven, direbbero gli adepti del metallo giallo.
Tutte considerazioni giuste ma…

La tecnologia, nuovi giacimenti inaspettati, Elon Musk che scopre su Marte 100 volte l’oro presente sulla Terra. Un eccesso di offerta in futuro non si può escludere a priori ed il petrolio è un esempio lampante.

Anche accettando una stabilità nella produzione di oro in futuro le banche centrali potrebbero aumentare in modo massiccio l’offerta. Negli anni ’90 copiose vendite si riversarono sul mercato e spinsero l’oro ad un minimo di prezzo a 250$ nel 1999.

Accettiamo pure una stabilità di offerta e di domanda, ma i tassi reali potrebbero ricominciare a salire per effetto di una crescita economica che riprende vigore. Magari non subito, ma in prospettiva e sappiamo che i mercati ragionano sulle aspettative. BlackRock ha indicato nel 30% la quota di performance dell’oro determinata dalla dinamica dei tassi reali. Per ogni 0,10% di ribasso dei tassi reali l’oro dovrebbe in teoria guadagnare l’1,25%. E’ vero però anche il contrario; se i tassi reali ricominciassero a salire questo scenario per un asset privo di cedola sarebbe velenoso.

L’inflazione potrebbe anche salire (del resto siamo a zero) ma come vedremo la prossima settimana non è certo l’oro lo strumento migliore per coprire questo rischio.
Se infine il sistema finanziario collasserà è tutto da verificare che il baratto oro per cibo possa realmente essere sostenibile e praticabile nel ventunesimo secolo.
Tanti se e tanti ma ai quali va aggiunto un qualcosa che spesso gli investitori dimenticano. Possedere oro, oltre che rischioso in termini di volatilità del prezzo, costa.

E proprio dai costi spesso sottovalutati ripartiremo con la seconda parte di questo articolo dedicato all’oro. Cercheremo anche di capire se il metallo giallo può essere una reale alternativa all’azionario ed all’obbligazionario sempre tenendo ben presenti due fattori cruciali per chi investe. Rendimenti attesi e rischio. Alla prossima settimana.

Un commento

  1. Anonimo 27 Ottobre 2020 at 14:55 - Reply

    Complimenti per l’articolo è sempre un piacere leggerti.

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