La diversificazione è un concetto spesso citato dai consulenti finanziari come quel pasto gratis che riduce il rischio di un investimento. Non sempre però i portafogli che accompagnano un piano finanziario sono coerenti con questa affermazione. Diversificare non significa solo sommare degli ingredienti uno sopra l’altro come in un hamburger.
La spiegazione della parola diversificazione data da Wikipedia sembra impeccabile da questo punto di vista, ma molto spesso i risparmiatori si dimenticano di questo beneficio e abbracciano il solito deleterio senso della scommessa. O ancora peggio quella sindrome da correlazione 1 che cerca costantemente di cavalcare l’onda perfetta per il tramite di un portafoglio dinamico che dovrebbe svolazzare di volta in volta sulle forme di investimento più performanti.
Cos’è il beneficio di diversificazione
Proverò allora a spiegare meglio il concetto di beneficio di diversificazione con un esempio semplice ma secondo me illuminante. Vi chiedo solamente di non fare caso alle due asset class che ho scelto. Avrei potuto prendere qualsiasi cosa ma ho selezionato appositamente due begli esempi di volatilità.
Supponiamo di essere un investitore nato nel 1971 al quale vennero regalati nella culla 10.000$. Nel 1971 gli Stati Uniti abbandonano la convertibilità del Dollaro in oro.
Ipotizziamo anche che in quel momento la scelta era obbligata. Andare su due sole asset class. Quindi investire tutto in azioni americane oppure investire tutto in oro.
Chi avesse investito allora il 100% del suo patrimonio in oro si sarebbe ritrovato a fine 2021, con un capitale di 407.000$.
Chi avesse investito il 100% del suo patrimonio in azioni si ritroverebbe con 1.635.000$.
Ad una prima occhiata quindi l’investitore in società americane quotate a Wall Street avrebbe stravinto rispetto all’investitore aureo rendendo logica la conclusione che se non avessimo avuto un’oncia d’oro in portafoglio avremmo ottenuto il massimo rendimento.
Se vi dicessi invece che investire la metà del vostro patrimonio in oro avrebbe garantito un ritorno solo leggermente più basso ma con rischi decisamente più contenuti?
Lo so, non ci credete perché è illogico, ma vi dimostrerò che invece è proprio così.
Investire nello stesso arco temporale il 50% in oro ed il 50% in azioni (e ribilanciando annualmente) avrebbe generato un ritorno complessivo di 1.443.000$.
Se la guardiamo dal lato del rendimento annuo composto investire in sole azioni ha fornito un ritorno del 10,8% contro il 10,5% del 50/50.
Non finisce infatti qui. Un altro importantissimo parametro come la volatilità dei rendimenti ci offre una conferma del beneficio della diversificazione.

Fonte: Portfoliovisualizer
L’oro (linea nera) ha ottenuto il rendimento minore con una volatilità annua del 20%. La più alta.
L’azionario (linea blu) ha ottenuto un rendimento superiore a quello 50% oro 50% azioni (linea verde), ma con una volatilità di oltre 2 punti e mezzo percentuali più alta (15,5% vs 12,9%).
Per chi volesse rinfrescare il significato della parola volatilità invito alla lettura di questo articolo prima di andare avanti.
Cominciamo a capire come funziona il beneficio di diversificazione.
Ma se ripetessimo lo stesso esercizio aggiungendo un ingrediente come ad esempio le obbligazioni?
Aggiungere ingredienti con buon senso
Inseriamo qualche altro tassello che ci aiuta nel comprendere meglio tutti questi numeri in termini di benefici pratici per il nostro portafoglio di investimento.
Ripetendo l’analisi nello stesso arco temporale, ma inserendo la componente obbligazionaria dividendo in tre parti uguali il portafoglio, il risultato è molto interessante.
La componente di rischio si abbassa notevolmente e grazie alle obbligazioni arriviamo molto vicini al milione di dollari di capitale finale con un livello di rischio (quindi di volatilità) che scende di oltre il 30% rispetto al 50% azioni 50% bond.

Fonte: Portfoliovisualizer
Abbiamo deciso di rischiare meno, abbiamo ottenuto un rendimento inferiore, ma se le due componenti le rapportiamo tra loro otteniamo una remunerazione per ogni unità di rischio maggiore, sia delle singole allocazioni al 100% che di quella bilanciata 50/50.
La scelta di come investire dipende da quanto il rischio contenuto in ogni investimenti ci farà dormire più o meno tranquilli la notte. Ma attenzione perché non c’è solo questo. E la matematica ce lo ricorda.
Perché è importante contenere le perdite
Sia l’oro che l’azionario hanno avuto dei massimi drawdown (ovvero perdite massime durante l’intero ciclo dell’investimento) compresi tra il 50% e il 61%. L’allocation bilanciata azionario – oro 50/50 di “solo” il 33%. Quella ripartita in tre parti con l’aggiunta delle obbligazioni ha avuto una perdita massima del 19% nel corso della sua storia.
La tabella che segue mostra come cali percentuali importanti rappresentano una grossa zavorra per gli investitori che si ritrovano in mezzo a queste tipo di tempeste.
Incastrando questi numeri nella griglia della percentuale di rialzo necessaria per recuperare tutto il capitale notiamo subito come lo sforzo per tornare al pareggio da parte dell’investitore più sfortunato sarebbe stato di poco superiore al 43% per il portafoglio bilanciato 50/50, contro un ben più ambizioso +100% dell’investitore in azioni e 150% di quello che avesse scelto esclusivamente l’oro come strumento di investimento.
Chi avesse scelto maggiore prudenza con l’inserimento delle obbligazioni avrebbe potuto recuperare il suo capitale con un +25%.
L’altra faccia della medaglia è naturalmente il maggior tempo richiesto per arrivare al pareggio vista la natura più difensiva dell’investimento.
Ecco che il beneficio di diversificazione comincia a mostrare tutta la sua forza con la parola correlazione che dovrebbe togliere ogni incertezza dal ragionamento.
La correlazione è una misura statistica che esprime la relazione lineare tra due variabili e che ci dice con quanta “sintonia” si muovono insieme i due elementi che stiamo analizzando. Quando la correlazione è pari a 1 due variabili si muovono perfettamente nella stessa direzione. Quando la correlazione è pari a -1 le due variabili si muovono completamente in modo opposto. Quando la correlazione è pari a zero le due variabili non hanno legami statistici tra loro e sono indifferenti.
La correlazione storica dell’oro rispetto al mercato azionario nel periodo analizzato è praticamente pari a zero (come quella delle obbligazioni) il che significa, a spanne, che mentre si verificava quel devastante drawdown del 57% sull’azionario l’oro era indifferente. Allo stesso modo quando l’oro perdeva il 60% del suo valore l’azionario a suo volta non se ne curava.
Ecco spiegata la correlazione positiva di 0.6 del portafoglio 50/50 (e di 0.5 di quello ripartito in tre asset) rispetto alla borsa americana.
Le onde della tempesta che era in corso in uno dei due mercati si sono sentite comunque meno a livello aggregato di portafoglio.
Sommando i valori storici di rischio di oro e azioni otteniamo un valore decisamente superiore rispetto a quello di un investimento 50/50. Facendo il confronto con un portafoglio arricchito di obbligazioni il rischio complessivo scende ancora.
Il motivo di questa situazione particolare è proprio legato al meccanismo delle decorrelazioni che permettono all’investitore di abbattere il rischio come dimostrato numericamente poco fa.
Aumentando la complessità del nostro investimento (ma non troppo) e inserendo saggiamente prodotti tra loro decorrelati possiamo rafforzare ulteriormente uno scudo che nel lungo periodo ripaga sempre.
La cosa bella di questa progettazione è che nella costruzione di un piano di investimento possiamo decidere quanto rischio far correre ai nostri soldi.
Questo vantaggio è stato definito da Harry Markowitz come l’unico pasto gratis esistente in finanza e ognuno di noi può tranquillamente banchettare senza spendere un euro.
Il nostro portafoglio non potrà che trarre giovamento da un concetto spero adesso molto più chiaro per tutti.
Buon investimento.