Snowpiercer è una serie TV su Netflix in tre stagioni che, ammetto, all’inizio mi aveva fatto storcere il naso. Consigliato da un’amica (responsabile compliance di una nota banca d’investimento americana – quindi ero già prevenuto in partenza), parte lenta e non si capisce granché, almeno nelle prime due puntate. Poi cresce sempre di più e non ci si riesce più a staccare. Garantito.
E con il colpo di scena nel finale della terza stagione, Quarta stagione già in programma.
Una storia distopica, una “blade runner” odierna, ma con un angolo moderno dei giorni d’oggi. La fine dell’umanità a causa del riscaldamento globale come base di partenza di tutti gli eventi di questa incredibile serie TV.
La trama è relativamente semplice per quanto poi diventi molto profonda da un punto di vista psicologico.
A causa del riscaldamento globale (che in questo caso ha fatto scendere le temperature a livelli glaciali in tutto il mondo) non è più possibile vivere sulla terra.
La popolazione mondiale sta morendo di freddo, ma un ingegnere ha creato un treno e un percorso intorno al mondo con un motore dal combustibile infinito.
Ed è lui, Joseph Wilford (interpretato dal magnifico Sean Bean, che tutti avranno visto come Ned Stark, nel “Trono di Spade”) che decide chi salirà su quel treno.

Sean Bean come Ned Stark in “the game of thrones”

Sean Bean come Joseph Wilford in “Snowpiercer”
Diventa così, lui, il dittatore per eccellenza in uno scenario da fine del mondo.
Ovviamente il dittatore in uno scenario del genere non si discosta per nulla dai dittatori in tempi passati o normali (sceneggiato ben prima della guerra di aggressione russa in Ucraina, ci sono tratti sadici e plutocrati che richiamano il regime di Vladimir Putin).
Come dicevano i romani, “divide et impera “, ed è proprio su questo treno , lo “snowpiercer” lungo 1000 carrozze, che il dittatore Wilford deve dividere l’umanità , come ai tempi dei romani.
I nobili in prima classe, la classe media in seconda classe ed il popolo lavoratore nella terza classe. Ovviamente non possono mancare gli schiavi, relegati in fondo al treno, nella cosiddetta coda (“the tail”), che vivono in condizioni primitive perché privi del “biglietto”.
Ovviamente gli schiavi moderni dello “Snowpiercer” si ribellano per passare dalla coda del treno alla prima classe e, quindi, prendere possesso della carrozza motore (“the eternal engine”).
Si erge a Masaniello uno schiavo con i drealock, Andrè Taylor, un po’ Greta Thunberg un po’ Bob Marley, che ha idee ovviamente completamente opposte e molto “democratiche” rispetto alla segregazione economico-razziale imposta da Wilford.

L’eroe dei poveri Andrè Taylor, interpretato da Davved Diggs
Lo snowpiercer (il “perfora neve”“ ma sarebbe un moderno rompighiaccio su rotaia) si chiama così perché sfreccia su rotaie e ponti ferroviari costruiti, guarda caso, dalle aziende di Wilford in tempi non sospetti, e sfreccia attraverso paesaggi lunari del nostro mondo completamente congelati.
Si vedono così Chicago, Lhasa in Tibet, le Rocky Mountains, lo stretto di Bering, le piramidi egizie completamente ghiacciati, e con effetti speciali davvero notevoli (per gli amanti del genere).
La storia si dipana tutta attraverso il conflitto tra classi sociali, costrette a convivere su un treno che fa il giro del mondo costantemente con un motore che è stato progettato per durare all’infinito. Abbastanza comica la devozione letterale della prima classe ma, soprattutto, di tutti gli inservienti (“the hospitality”) al motore del sig. Wilford.
Una menzione speciale per la responsabile della “hospitality”; interpretata da Ruth è dedicata ai passeggeri di tutto il treno come se fosse in un hotel a 5 stelle.
È quasi comica la sua devozione ai protocolli di ospitalità e sembra ottusa, Soprattutto è letteralmente innamorata del sig. Wilford che, stranamente non si vede mai nel treno e parla attraverso messaggi negli altoparlanti del treno. Sì capirà più avanti perché lui non si faccia mai vedere e Ruth avrà un ruolo determinante nel prosieguo della storia, quando dismetterà i panni della devota inserviente.
Il costruttore Wilford, dicevo, non si fa mai vedere all’inizio (si capirà poi perché nella seconda stagione) e parla attraverso una bravissima Jennifer Connelly, responsabile del treno e del suo motore infinito e che sa perfettamente che il sig Wilford non è sul treno ma lo fa a credere a tutti per mantenere la pace sociale.

La capo ingegnere e responsabile del treno Melanie, interpretata da Jennifer Connelly: le famose acque chete che sono le più torbide
Perché l’inventore di questo treno non sia salito sul treno che ha salvato la razza umana si capirà più avanti ed è un bel colpo di scena. Qui qui va solo detto che il fatto che lui parli attraverso la filodiffusione del treno (con messaggi preparati dalla stessa Connelly) mantiene la pace all’interno di un treno claustrofobico con gli ultimi 3000 essere umani rimasti.
Gli sceneggiatori hanno poi giocato molto sul senso di decadenza dell’inventore del treno. Non solo si capisce che sono state anche le sue industrie a causare il cambiamento climatico, ma che lui avendolo capito, ha costruito il treno e le rotaie in prospettiva.
Vendendo i biglietti per il treno della fine del mondo e assegnando la prima classe agli “early investors “, ovvero tutte quelle classi privilegiate (leggi i ricchi dei nostri giorni) che hanno accesso ad informazioni privilegiate, alle azioni delle aziende prima che si quotino in borsa e che possono permettersi di mangiare il caviale su un treno con una coda piena di schiavi.
Un po’ impero romano decadente, un po’ monarchia francese prima della rivoluzione. Infatti, il dittatore/tiranno è decadente per principio e, anche in “snowpiercer”, Wilford fa costruire una carrozza ad hoc per indulgere nei piaceri della carne.
È una carrozza – spettacolo, “the nightcar “ ed è gestita da…, la tenutaria del bordello su rotaia che per me ruba la scena a tutti.
Ballerina, cantante, entertainer, un po’ Marlène Dietrich un po’ Édith Piaf si scopre essere la musa di Wilford in un tempo passato. E che avrà un ruolo importante in tutta la serie.

Miss Audrey, cantante, ballerina, entertainer di burlesque nella “night car” dello Snowpiercer interpretata dalla bravissima Lena Hall
Costumi e fotografia stupendi, effetti speciali da urlo, recitazione ad alti livelli.
Se si fa attenzione a tutti questi aspetti, a quelli più psicologici e ai riferimenti storici, culturali ed economici e alle accuse alle disuguaglianze della civiltà odierna, ci si rende conto che Snowpiercer è una vera opera di ingegno culturale degli sceneggiatori di Netflix.
Netflix che crea oggi cultura televisiva e cinematografica attraverso serie TV e film insieme ad altre aziende di streaming (come Apple TV, Disney+, Amazon Prime e altre). Un po’ la loro “maledizione” perché richiede enormi budget di produzione e soprattutto una produzione continua di contenuti originali che rende queste aziende un difficile investimento per noi risparmiatori -investitori.
Ma questa è un’altra storia che racconteremo prossimamente. Per ora dobbiamo dire grazie ad aziende private come Netflix che, per un canone annuo limitato, ci permette di assistere a piccoli capolavori come Snowpiercer…
Buona visione e buon investimento.