Come si comportano le famiglie italiane di fronte agli investimenti e alla finanza in generale?
Una risposta al quesito è arrivata, come ormai è consuetudine da diversi anni, dalla fotografia scattata da Consob con il “Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane“. L’intervista a un campione rappresentativo di investitori italiani offre una interessante prospettiva su come investono le famiglie.
Come scrive Consob nell’introduzione della ricerca “il rapporto fornisce evidenze in merito a conoscenze finanziarie, attitudini e scelte finanziarie degli investitori italiani”. Un tomo corposo di 170 pagine che ho cercato di sintetizzare per i nostri lettori in un modo un po’ diverso da quello che sono soliti fare i commentatori più o meno specializzati sulla materia.
Quello che infatti leggiamo sono quasi sempre numeri che vogliono evidenziare il pessimismo, la negatività, la carenza di educazione, il modo sbagliato di investire degli italiani.
In questo articolo ho deciso di fare esattamente il contrario. Ho cercato di distillare le informazioni per me essenziali (ce ne sono tantissime a disposizione e qualcosa ho dovuto tralasciare) e capaci di esprimere i numeri positivi, quelli che il buon investitore dovrebbe cercare di massimizzare per il suo benessere finanziario futuro. Perché è da qui che si parte per costruire e progredire verso risultati migliori.
Con questo approccio, sempre secondo l’opinione personale di chi vi scrive, tutto viene messo sotto una luce diversa. Meno polemica o asettica e più educativa.
Non commenterò dati che “parlano” da soli e che ho semplificato in modo estremo nella loro descrizione proprio per rendere tutti consapevoli di come stanno veramente investendo oggi gli italiani.
Cominciamo:
- Il 31% degli italiani è orientato verso investimenti che possono offrire rendimenti e rischi elevati nel lungo periodo
- Il 31% dichiara di tollerare la possibilità di subire una sia pur minima perdita del capitale investito
- Il 37% NON trova difficile risparmiare in vista di obiettivi lontani nel tempo
- Il 32 % dichiara di avere un orizzonte temporale di investimento superiore ai 5 anni
- Il 23% preferisce individuare obiettivi di medio lungo periodo
- Il 17% NON ritiene utile controllare l’andamento dei propri investimenti almeno una volta al mese
- Il 54% conosce l’interesse composto
- Il 57% conosce il concetto di inflazione
- Il 50% conosce il concetto di diversificazione del rischio di un investimento
- Il 33% conosce tutte le nozioni di educazione finanziaria di base
- Il 34% conosce il significato di rischio (rischio di mercato, di credito e di liquidità)
- Il 66% per accrescere le proprie competenze non si rivolgerebbe alla banca
- Il 19% utilizzerebbe gli investimenti azionari per incrementare il capitale su un orizzonte temporale di 15 anni
- Il 77% dichiara di essere in grado di gestire una spesa imprevista di 1000 euro
- Il 46% non è indebitato
- Il 57% ha creato un piano finanziario negli ultimi 5 anni. Il 24% negli ultimi 3 anni
- Il 64% ha un budget di spesa
- Il 12% rispetta il budget di spesa e ha un piano finanziario
- Il 69% è interessato poco o nulla ai servizi di robo advisors
- Il 74% è interessato poco o nulla alle criptovalute
- Il 40% partecipa ai mercati finanziari da più di 10 anni
- Il 26% ricorre alla consulenza finanziaria
- Il 39% sa che per esercitare l’attività di consulenza è necessario essere iscritti ad un Albo
- Il 27% comprende come funziona la consulenza indipendente
- Il 35% sa che la consulenza finanziaria è un servizio a pagamento
- Il 43% è disposto a pagare un servizio di consulenza
- Il 36% considera la competenza il punto più importante in un rapporto di consulenza. Al secondo posto c’è l’affidabilità con il 31%
- Il 31% consulta i documenti informativi sugli strumenti finanziari
- Il 29% investe in fondi e ETF
- Il 37% conosce i concetti di base degli investimenti sostenibili
C’è tanto lavoro “educativo” da fare, ma almeno c’è una quota parte di italiani che è già sulla buona strada.
Obiettivo risollevare l’inaccettabile deriva dei rendimenti da investimento ottenuti dagli italiani (vedi grafico sotto) a causa di un mix di eccessiva prudenza, obiettivi confusi, orizzonte temporale inesistente, allocazioni in classi di investimento non coerenti, prodotti inutili e costosi.
Buon investimento.