Dalle colonne di questo e-magazine sono (e siamo) soliti andare controcorrente: controcorrente rispetto alla vulgata classica che leggiamo sui media “finanziari” o negli articoli degli “strateghi” della tal banca X o dalle notizie dei giornalisti che parlano “di economia”.
Sappiamo ormai da tempo che la natura umana è attratta dalla notizia sensazionalistica: più la “notizia” è negativa, più saremo attratti e ascolteremo il tal analista, leggeremo il tal articolo e commenteremo il tal post.
Le notizie positive, invece, semplicemente non fanno “notizia”.
E ci risiamo anche questa volta.
Bull market?
Nessuno, ma proprio nessuno, che ci ricordi costantemente che dai minimi del 13 Ottobre 2022 lo S&P500 è salito di oltre il 23% (S&P500 che prendiamo sempre come punto di riferimento del mercato azionario, per semplicità).
Ricordiamo che la definizione ufficiale di un bear market (il mercato “orso” – in correzione, negativo, che ci fa perdere soldi) è una discesa di oltre il 20% dai massimi raggiunti.
Questo bel mercato orso è iniziato il 1° gennaio 2022 e, a metà Ottobre 2022, lo S&P500 era sceso del 23% in dollari (meno in euro perché l’euro, nel frattempo, si era un po’ apprezzato vs. il dollaro, ma poco cambia).
Quel 13 di Ottobre del 2022 uscì un dato peggiore delle attese sull’inflazione USA e, quel giorno, il mercato addirittura salì. Scrissi un post ad hoc su Linkedin per spiegare cosa fosse successo: ero rimasto sorpreso anche io, ma alla fine i mercati hanno sempre ragione (questo il post di quel giorno)
Al netto di una piccola ulteriore correzione a fine 2022, da quel giorno lo S&P500 non si è più fermato e, appunto, siamo a +23% da quei minimi di bear market del 2022.
Come è possibile?
Ma se ci sono (in ordine sparso)
- guerra in Ucraina
- inflazione
- rialzo dei tassi
- instabilità politiche varie e variegate
- fallimenti di banche regionali USA
- recessione in arrivo in USA
- recessione arrivata in Germania
- (avrò dimenticato qualche altra notizia negativa)
Come è possibile che i mercati azionari salgano?
Un “organismo” che guarda al futuro
La risposta più semplice è sempre la stessa: i mercati finanziari guardano al futuro e non al presente.
I prezzi dei mercati finanziari, delle “borse”, delle azioni e dei titoli in generale sono la risultante delle decisioni di milioni di persone che operano ogni giorno.
E, inevitabilmente, devono comprare oggi, ma su aspettative future.
Mentre i media si concentrano sul momento, per fare notizia.
L’incredibile asimmetria dei mercati azionari
E qui veniamo alla “morale” di questo articolo.
Mi viene in soccorso un bel grafico della “economist” di eToro, Callie Cox (eToro è un sito per fare trading dove ci si scambiano idee di investimento come in una comunità digitale: non so se funzioni, ma forse è meglio che ascoltare i consigli del cognato o del macellaio – con tutto il rispetto per i macellai).
Poiché abbiamo iniziato a parlare di mercati orso (bear) e toro (bull), qualche bel dato che ci serve per mettere le cose in prospettiva:
- Dal 1950, i mercati TORO sono durati mediamente 5 anni e mezzo (sezioni verdi)
- Ovvero 4 volte più a lungo dei mercati ORSO (sezioni rosse)
- E quando sono partiti i mercati TORO hanno avuto una salita media del 183% (si sarebbero quasi triplicati i propri soldi investendo al punto più basso del mercato ORSO)
Da questi 3 dati, possiamo enunciare le solite verità – ma che la natura umana tende a dimenticare e quindi repetita iuvant:
- I mercati azionari normalmente salgono: non sono per metà del tempo in discesa e per metà del tempo in salita – sono, per la stragrande maggioranza del tempo, IN SALITA. Cioè, il paradosso è che siamo quasi sempre in un BULL market (se vogliamo definire così i nostri investimenti)
- I mercati non salgono SEMPRE e in linea retta: ci sono momenti in cui scendono (le parti rosse del grafico qui sopra) ed è normale che sia così. Si sale ma NON IN LINEA RETTA.
- Le azioni offrono un vantaggio asimmetrico che sfugge ai più: si può perdere al MASSIMO il 100% di quello che si è investito. Ma si può guadagnare, per estremo, all’infinito: chiedere a chi ha investito nello S&P500 dieci anni fa, con il proprio capitale oltre il +350% (e non parliamo di chi ha avuto la fortuna di investire 10 anni fa in NVIDIA o APPLE, oltre il 1200%, ma questa è fortuna e sto divagando)
Siamo in un bull market quindi?
Naturalmente, mi si dirà, questi sono dati “storici”: non sono garanzia di rendimenti futuri.
Certamente, senza ombra di dubbio: anzi è possibile che questo bull market si interrompa domani e andremo a fare nuovi minimi.
Preparatevi infatti ai “mid year outlooks” delle grandi banche che, non avendo imbroccato nulla del 2022 (leggete qui) e nulla di nulla del primo semestre 2023 (leggete qui), adesso dovrebbero imbroccare il secondo semestre 2023.
Ma la storia dei mercati è stata abbastanza “consistent”, come dicono gli americani: tende a ripetersi ed è molto affidabile.
Ed è molto affidabile perché, RICORDIAMOCELO SEMPRE, i mercati salgono perché le aziende che li compongono hanno fatturati, margini, utili, flussi di cassa e dividendi in salita.
Senza utili in salita costante da parte delle aziende in cui si investe, i mercati non potrebbero mai e poi mai salire.
Tutti vogliono crescere e migliorare
Ogni mattina miliardi di persone si svegliano e vanno a lavorare (per chi deve 😊)
Questi miliardi di persone vanno a lavorare per migliorarsi personalmente e professionalmente, per migliorare le condizioni finanziarie della propria famiglia e, indirettamente, dell’azienda per cui lavorano.
Ci sono più persone che vogliono che le cose vadano bene rispetto ai catastrofisti.
Questo spirito è quello che spinge gli imprenditori a rischiare, a investire, a pensare, a inventare, a innovare. Costantemente e continuamente.
Chi continua a investire, innovare e migliorare i processi vince sui mercati: e il fatturato sale (per chi è di Milano, noterà un’affinità con il Milanese imbruttito? 😊)
Chi non ce la fa, esce al mercato.
Quando sale il fatturato, salgono anche gli utili (normalmente). E se salgono gli utili, salgono anche le azioni.
Vogliamo pensare che aziende come Apple, Microsoft (intelligenza artificiale anyone?), Amazon, Alphabet e le altre che verranno non cerchino sempre di migliorarsi e crescere?
Noi, investendo nelle loro azioni, diventiamo i soci di questi spiriti imprenditoriali e della crescita dei loro utili.
Certo, ci potrà sempre essere un momento in cui questa crescita rallenterà (guerre, inflazione, tassi di interesse, Trump, Brexit, pandemie ecc), ma sono solo fenomeni temporanei.
Le aziende trovano i mezzi per tornare a crescere e i mercati tornano a salire quando meno ce lo aspettiamo.
Ecco perché non ha senso fare timing di mercato, ascoltare previsioni e profezie: bisogna sempre investire avendo un piano ben preciso e rimanendo aderenti al piano.
Altrimenti ci perderemo il prossimo “bull” market.