E’ un gioco che mi diverto a fare ogni inizio anno per non perdere mai l’orientamento nel mare di numeri che ci travolgono quotidianamente. Per chi investe con un orizzonte di lungo periodo è fondamentale sapere sempre come il mercato ci ha ripagato nell’ultima decade, ma anche quanto ho rischiato per ottenere quel risultato.
Per questo motivo tengo aggiornate poche e semplici tabelle tarate prevalentemente sugli indicatori americani (quelli più ricchi di storia) per capire soprattutto quali aspettative nutrire per il futuro degli investimenti.
Quello che vedrete di seguito sono tre tabelle che mostrano rispettivamente l’andamento dei mercati degli ultimi 10 anni ordinati per CAGR (ovvero tasso di crescita annuale composto), per deviazione standard ed infine ancora per CAGR ma partendo dal 1974 (40 anni di storia); in questo caso solo per quegli indicatori che vantano una serie temporale così lunga. Ovviamente tutti i dati sono espressi in Dollari americani.
La forte crescita dell’inizio di questa decade assicura ancora all’oro la palma del primato con quasi il 10% di rendimento annuo insidiato da vicino dalle Small Cap e dalle azioni immobiliari. Praticamente identico il ritorno tra azioni Large Cap americane e Treasury a lunga scadenza, mentre gli high yield, a fronte di una volatilità quasi doppia rispetto ai corporate investment grade, hanno fornito un rendimento decisamente inferiore. Deludenti le azioni internazionali del mondo sviluppato che hanno reso meno di un classico bond aggregate ma con volatilità 10 volte superiore, ma ancora più deludenti le commodity. Chi ha messo soldi 10 anni fa nelle materie prime si trova in termini nominali una cifra più bassa, ma se consideriamo anche l’inflazione media del 2,2% nella decade, la perdita supera il 25% in termini reali, praticamente bruciato un quarto del denaro investito. L’investimento monetario si conferma anch’esso, al netto dell’inflazione, un asset non in grado di produrre ricchezza nel lungo periodo.
Dal punto di vista della volatilità se i mercati emergenti hanno ripagato il rischio, le materie prime non solo hanno bruciato denaro, ma lo hanno fatto con uno dei gradi di rischio più elevati; analogo discorso si può fare per le azioni internazionali del mondo sviluppato che non sono state assolutamente in grado di ripagare il rischio corso dall’investitore.
Ovviamente il bilancio a 40 anni risente di un bull market del mercato obbligazionario che non vedremo per il prossimo ventennio. Come già commentato possiamo stimare già oggi quali sono le aspettative di rendimento annuo nella prossima decade per un investimento obbligazionario ed ovviamente livelli superiori al 7% medio degli ultimi 40 anni ce li possiamo scordare. Sull’azionario è impossibile fare previsioni, ma come abbiamo visto prima il ritorno medio annuo è al momento inferiore a quello della media storico e questo è abbastanza logico alla luce dei due feroci bear market ai quali abbiamo assistito negli ultimi 14 anni. Anche da qui la conferma che l’investimento monetario in termini reali non produce valore nel lungo periodo.
Non voglio fare altre considerazioni o previsioni, ma ritengo questa una buona base di ragionamento per chi deve cominciare ad investire ora.