By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 7 Febbraio, 2015|

Personalmente tra i principali rischi presenti in un portafoglio di investimento, tre in particolare mi preoccupano:

1) Leva
2) Concentrazione dei rischi
3) Prodotti illiquidi

Il caos scatenato dalla decisione della Banca Centrale Svizzera di lasciar fluttuare il Franco ha messo in evidenza quanto pericoloso possa risultare un investimento che, sul forex ma anche sulle commodities, diversi investitori hanno ultimamente abbracciato in modo massiccio grazie all’emissione di strumenti ETC/ETN.

leva
Leva 2, 3 5 o 10, tutto comunque prevede un investimento più basso rispetto al nozionale sul quale viene calcolato il rendimento dell’investimento.
In mercati come il Forex la leva si spinge anche più in là grazie alle offerte di broker online sempre più aggressivi, ma a questo punto si diventa scommettitori non più investitori.
Quando alla leva si unisce l’illiquidità (vedi esperienza svizzera) il danno diventa ancora più alto poiché, pur essendo un bravo trader o investitore e annusando cali in arrivo, non rieusciamo a vendere se non a condizioni molto penalizzanti per assenza di compratori.
Se per finire il vostro capitale è molto concentrato su questi strumenti, la frittata è fatta o tanto bene o tanto male, o rosso o nero, pari o dispari.

fx
Prima di aggiungere questi strumenti al vostro portafoglio è sempre meglio capire come funzione la leva, capire le conseguenza di movimenti a voi contrari e soprattutto capire se nel vostro piano di investimento servono prodotti di questo tipo. Warren Buffett dice di non investire in ciò che non capisce e questa regola deve valere anche per voi. Non vi preoccupate di avere investimenti semplici e poco esotici, alla fine è il vostro risparmio e dovete trattarlo bene se volete che lui ritorni indietro con tante soddisfazioni.

Per la maggior parte di chi mi legge investire è un modo ottimale di allocare il risparmio della vita quotidiana. Il messaggio di “battere il mercato” o “diventare ricchi in fretta” non vi deve ammaliare perché maggiore rendimento è uguale a maggiore rischio. Accontentiamo di vederci ritornare ciò che offre il mercato e nel dubbio evitiamo le leve.

Leggi anche: La Lezione Svizzera

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Un commento

  1. mattiaa82 15 Febbraio 2015 at 22:05 - Reply

    Alcune considerazioni:

    1. La leva.
    Statisticamente è stato dimostrato che a parità di rischiosità complessiva (diciamo deviazione standard di un investimento) è meno rischioso un prodotto a basso rischio potenziato tramite la leva (“levereggiato”) che un prodotto naturalmente ad alto rischio.

    Il problema è che la leva va lasciata a chi la sa usare ovvero ai professionisti. La leva è un acceleratore, agisce da moltiplicatore quindi può dare molto e anche togliere molto ed in entrambi i casi molto in fretta.

    2. La concentrazione dei rischi
    Ecco, su questo punto siamo d’accordo su tutta la linea. La concentrazione dei rischi dà solo svantaggi. Investire in modo concentrato nella migliore delle occasioni può dare gli stessi risultati che diversificare ma con più rischio. Nel caso peggiore può portare alla perdita rovinosa di tutto il capitale.
    Chi si definisce trader e specula con poche (se non una sola) posizioni in portafoglio non ha nulla da spartire con la finanza. E’ solo patologicamente affetto da ludopatia e usa la finanza come strumento, ma potrebbe andare al casinò e si divertirebbe maggiormente.
    La diversificazione dei rischi è sicuramente una delle armi più potenti nella scatola degli attrezzi di ogni investitore. La vera difficoltà non sta nel diversificare, ma nel capire quali sono i drivers di rischio (ovvero quali sono gli eventi che sono portatori di rischio per ogni portafoglio).
    Ciò non toglie che una diversificazione basica è facile per tutti e dovrebbe prevedere le seguenti due regole:
    – diversificazione nelle seguenti direzioni: asset class, emittente, tipo di tasso per bond, area geografica, settore, valuta di denominazione, asset che difendono dall’inflazione e non, asset che partecipano maggiormente alla crescita economica e non;
    – più si alza il rischio di una singola asset class / emittente / valuta etc etc. deve ridursi la quota destinata. Per esempio se è sensato avere il 5% in un emittente solido non si dovrebbe mai superare lo 0,5% di un emittente high yield e ancora meno per le posizioni azionarie (che è bene averle investite in un indice ben diversificato).

    3. Illiquiidtà degli asset
    Qui vorrei approfondire meglio questa caratteristica degli investimenti. L’illiquidità non è forzatamente un elemento negativo per l’investitore, in particolare modo per l’investitore di lungo periodo. Questo perchè di norma essendo tale caratteristiche un fattore di rischio dell’investimento il mercato la remunera. In altri termini gli strumenti potenzialmente più a rischio di illiquidità quando i mercati hanno andamenti negativi generano mediamente un ritorno di lungo periodo maggiore rispetto a quello generato da strumenti liquidi. Quindi avere una quota (più o meno grande dipende chiaramente dal profilo di rischio dell’investitore) di investimenti potenzialmente illiquidi in un portafoglio di lungo periodo ha senso. Esempi di strumenti potenzilamente illiquidi? High yield, mercati emergenti (sia azioni sia bond) e venture capital.

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