Troppo spesso le correlazioni tra asset class vengono prese come assiomi destinati a durare nel lungo periodo per poi stupirsi quando per diverso tempo questi legami particolari smettono di funzionare. In questo caso spesso e volentieri si ribalta il portafoglio stufi di essere presi in giro dal mercato, ma il mercato non vi prende mai in giro.
Le correlazioni tra strumenti finanziari sono importanti per sapere in che razza di bestia stiamo investendo (combinate ad una sapiente diversificazione rappresentano il pasto gratis per ridurre il rischio), ma mai e poi mai devono guidare le scelte nella costruzione di un portafoglio.
Troppo spesso oggi si sente parlare di strategie capaci di guadagnare in ogni contesto di mercato abbassando oltretutto il rischio (il cosiddetto Risk Parity è un esempio). Non è (e non sarà) la prima volta che i modelli matematici basati sul gioco delle correlazioni passate saranno vittime delle cosiddette code statistiche impreviste (ed imprevebili) e quindi, come sempre ci vuole equilibrio. In finanza non vince il più furbo, ma colui che ha il metodo più affidabile.
Penso che la semplicità rappresenti una delle armi fondamentali per prosperare sui mercati e ricordo sempre il consiglio che mi venne dato da un operatore esperto durante il mio primo giorno da trader professionale. Non perdere tempo nell’analizzare decine di grafici, sono sufficienti due asset class per fare soldi, un indice azionario ed uno obbligazionario, il resto è solo rumore.
Aveva tremendamente ragione ed imbroccare la giusta direzionalità dell’uno o dell’altro (chiaramente allora usavo i futures) rendeva quasi irrilevante la scelta degli altri strumenti che diventavano nient’altro che un contorno dal valore aggiunto modesto.
Osservando la tabella seguente fonte “Thereformedbroker” notiamo come le correlazioni storiche hanno anche lunghi periodo di black out. Siccome non possiamo sapere quando questi momenti si concretizzeranno (nessuno lo sa) è importante essere investiti, per la maggior parte del portafoglio, abbracciando un’ampia diversificazione geografica e settoriale.
Due esempi possono essere il Real Estate e le Azioni Emergenti. Dal 2002 al 2012 vantavano una correlazione rispetto allo S&P500 superiore a 0.7, valore però sfumato tra il 2013 e il 2014. Queste due asset class mediamente hanno battuto lo S&P500 dal 2002 al 2012 in oltre il 50% dei casi mentre negli ultimi due anni siamo a meno di un terzo dei casi. Quindi che facciamo? Le usiamo come asset class decorrelate che abbassano il rischio? No per favore.
Ovviamente non possiamo sapere come si comporterà il mercato nei prossimi anni (lo ripeto la correlazione negativa più solida ed acquisita è quella bond azioni), ma certamente è pericoloso costruire un portafoglio con poche asset class specializzate. Al contrario matrici come questa sono molto utili per capire che è giunto il momento di ribilanciare certi portafogli di lungo periodo dirottando parte dei guadagni verso le asset class rimaste indietro e teoricamente con valore intrinseco più alto.
Ripetiamo teoricamente e siccome del domani non c’è certezza evitate di prendere drittoni pericolosi.