Uno dei libri che ho letto con più piacere questa estate è stato Charles Duhigg – La dittatura delle abitudini (Corbaccio Benessere) autore che proprio quest’anno è uscito con un nuovo libro dal titolo Il potere delle abitudini. Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle
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Il titolo dice già tutto ma le abitudini e l’incrostazione che le stesse provocano nel nostro cervello possono anche avere dei riflessi nel modo in cui investiamo o risparmiamo il nostro denaro.
Un paio di esempi citati nel libro possono essere secondo me oggetto di riflessione (per il resto vi lascio il piacere della lettura di questo libro veramente interessante).
Nel primo esempio viene citato un esperimento del 2006 in cui due ricercatori australiani (Oaten e Cheng) cercarono di capire se esercitare i muscoli della buona volontà avrebbe reso la stessa volontà più forte come succede per i bicipiti quando si usano i pesi. In un test i due ricercatori arruolarono 29 persone per un programma di amministrazione del denaro della durata di 4 mesi. Definirono gli obiettivi di risparmio e chiesero ai partecipanti di privarsi di lussi come ristorante e cinema. Ogni spesa doveva poi essere dettagliatamente registrata. All’inizio il disagio oltre che il fastidio era evidente, ma in seguito l’autodisciplina aumentò tra i partecipanti all’esperimento. Le finanze miglioravano di giorno in giorno e sorprendentemente era calato il consumo di sigarette alcol e caffeina (tutti risparmi utili all’obiettivo finale e alla salute). Solo questo aveva generato un percorso virtuoso (e noi lo sappiamo perché ne abbiamo già parlato qui) che stimolò ulteriori miglioramenti nei profili di spesa. Aumentò la produttività lavorativa e scolastica ed il rafforzamento dei muscoli della forza di volontà si rivelò una sorprendente risorsa positiva per tutti.
Un secondo esperimento interessante è datato 2009 e venne fatto da due psicologi della University of South Carolina. Il test si basava sul riprendere di nascosto il comportamento di consumatori che entravano in un supermercato con una lista della spesa compilata a casa. La scoperta fu che, nonostante la lista, oltre il 50% delle decisioni di acquisto venivano prese nel momento in cui il prodotto veniva visto sullo scaffale. Le abitudini erano più forti delle intenzioni scritte. E sono sicuro che succede lo stesso a molti di voi per quello che riguarda le decisioni di investimento nonostante i buoni propositi della partenza. Come al supermercato infiliamo nel carrello un prodotto solo perché è in offerta e conviene farne scorta, lo stesso succede con qualche prodotto di investimento (o azione che noi o il nostro consulente ritiene a forte sconto) dall’appeal interessante ma che non serve affatto al nostro piano di investimento.
La conclusione dello studio fu che a volte i consumatori agiscono come creature abitudinarie, che ripetono automaticamente i comportamenti del passato e ignorando quasi del tutto gli obiettivi attuali. Ogni comportamento non era però catalogabile come modello universale ma ogni persona agiva in maniera diversa dall’altra scegliendo prodotti completamente diversi per caratteristiche.
Credo che questa conclusione possa tranquillamente riallacciarsi al post sugli errori che comunemente gli investitori fanno per capire come nonostante tutto la teoria dell’investitore razionale sempre e comunque non può essere compatibile con la realtà.
Riuscire a staccarsi dal mondo delle nostre abitudini quotidiane è difficile ma se capiamo cosa e dove stiamo sbagliando, facendo un po’ di esercizio è fuori discussione che potremo riuscire a migliorare anche il modo in cui gestiamo il denaro.
Libro consigliato: Charles Duhigg – La dittatura delle abitudini (Corbaccio Benessere)