By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 12 Novembre, 2015|

Uno degli errori che gli investitori fanno molto frequentemente è quello di non riuscire a cambiare una mentalità che magari ha incrostato i nostri comportamenti finanziari in passato.
Continuiamo a cercare la cedola da un obbligazione nonostante il mercato ci stia dicendo come questo non è affatto il momento per avere diritto a rendite facili se non correndo dei rischi pazzeschi. Siccome ci sentiamo più confidenti nel comprare un obbligazione ad alto rendimento con debiti elevati e business non sempre di qualità piuttosto che un bond governativo che rende lo 0,1% , allora dimentichiamo il rischio emittente pur di soddisfare il nostro bisogno di riscuotere regolarmente una cedola.

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Lo stesso credo stia accadendo a livello economico. Ci fossilizziamo su business/azioni tradizionali che a nostro modo di vedere sono fonte di solidità anche finanziaria mentre guardiamo con sospetto a tutte quelle attività innovative o legate al mondo dei servizi.

Compriamo con maggiore sicurezza società impegnate in attività che conosciamo per sentirci più sicuri di avere tutto sotto controllo. In fondo quella società esiste da sempre ed esisterà ancora. Solo per il fatto che il brand è conosciuto a livello mondiale è un buon investimento. Mi dispiace dirvelo ma l’errore che si fa in questi casi è grossolano.

In America ormai l’80% del Pil è generato dall’economia dei servizi, ma tante delle analisi che vedo passare continuano ad essere incentrate sul mondo manifatturiero. Non credo perché si faccia fatica a cambiare oggetto di studio, quanto perché e domande dell’utente finale sono piuttosto rivolte ai nomi “classici”.

E’ vero che senza manifattura i servizi girano meno, ma non possiamo non prendere atto di come il sorprendente azionario americano tanto sorpresa non è. Il grafico mostra infatti un settore manifatturiero a stelle e strisce che sta perdendo posizioni a fronte di un settore legato ai servizi che sta accelerando.

Con questo non facciamo previsioni azionarie (sinceramente credo che il 2016 sarà comunque un anno ancora movimentato e senza ritorni in doppia cifra per l’equity), ma prendiamo atto di una realtà economica che non è più quella di 10-15 anni fa con attori molto cambiati nel loro aspetto.

Se volete leggere un bel libro sull’argomento vi consiglio vivamente quello di Charles Duhigg: Il potere delle abitudini. Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle

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