Anche i giovani investitori scelgono le obbligazioni come strumento per raggiungere certi obiettivi. E se nel caso delle azioni un crash nei prezzi è quasi sempre benvenuto, lo stesso di può dire nel mondo delle obbligazioni.
Questo post è il seguito di “Sei un giovane investitore? Allora spera in un bel crash dei mercati”.
Oggi, con tassi di interesse molto bassi anche sui titoli di stato italiani ed europei a breve scadenza la grande preoccupazione è quella di dover sopportare perdite in conto capitale su titoli a scadenza più lunga nel momento in cui i tassi saliranno.
Dal punto di vista finanziario questo è vero, veniamo da decadi con tassi di interesse in calo, ma siamo sicuri che la scelta giusta è rimanere fuori dal mercato?
Perché il rialzo dei tassi farà bene a un giovane investitore
Ovviamente sarebbe meglio investire in titoli a reddito fisso al 4% o al 5%, ma le condizioni che ci offre il mercato sono queste e le due alternative che abbiamo sono attendere un ritorno a livelli ben più interessanti di quelli attuali o investire subito.
Grande stagnazione, demografia in declino, deflazione tecnologica, non so se da soli questi temi servono per giustificare decine di anni davanti a noi di tassi molto bassi, ma siccome in finanza tutto può succedere è sempre meglio avere un buon piano di investimento da portare avanti rendendolo adattabile ad ogni situazione.
Con un po’ di matematica vi dimostrerò che un rialzo dei tassi non è poi così male per chi è già investito, per chi deve accumulare del capitale per quanto sarà in età avanzata, ma anche per chi è ancora nella culla.
Prendiamo il tasso a 30 anni di un Btp italiano oggi (al netto delle tasse circa un 2,25%) ed investiamoci sopra 100 mila Euro.
Ogni anno percepiremo un flusso cedolare netto di 2.250 euro che per 30 anni fanno 67.500 euro.
Quindi allo scadere dei 30 anni 100 mila ne ho messi, 167.500 sarà quello che ho guadagnato, giusto? No sbagliato.
La capitalizzazione composta degli interessi ci aiuta con la sua magia
Un buon investitore deve sempre sfruttare quell’arma gratuita che si chiama capitalizzazione composta degli interessi.
E allora ecco che ogni anno reinvestiamo i 2.250 euro nominali incassati nello stesso titolo (che per assurdo stimiamo rimanga per 30 anni all’infimo livello di rendimento del 2,25%).
Magicamente gli interessi percepiti anno dopo anno cominceranno a crescere e già al secondo anno percepiremo 2.300 euro fino ad arrivare al 30esimo anno con un cedolone di 4.289 euro.
Il grafico ci mostra il totale degli interessi percepiti ed il montante finale diventa pari a 194.939 Euro.
Quindi 100 mila di capitale iniziale e oltre 94 mila di interessi. Il capitale è semplicemente raddoppiato per effetto dei solo interessi.
Ora facciamo lo stesso gioco ma alzando il tasso di interesse al 4% per 30 anni.
Lo so che è un numero molto difficile da raggiungere a breve, ma mi serve per spiegarvi in modo ancora più forte il vantaggio del reinvestimento delle cedole.
Ai soliti 100mila investiti si sommeranno alla fine dei 30 anni 120mila di interessi (il 4% di 100 mila) più 104 mila di interessi generati dal reinvestimento delle cedole stesse.
Alla fine di questo lungo periodo il capitale è cresciuto di oltre 3 volte, ma la cosa ancora più interessante è che la componente interessi questa volta rappresenta il 70% di questo controvalore.
Reinvestendo 120mila euro di interessi abbiamo ottenuto in cambio altri 104 mila e sempre con una base iniziale di 100mila. La magia della capitalizzazione composta.
Chiaramente i tassi non saliranno da un giorno all’altro, ma anche considerando uno scenario di progressione graduale possiamo sentirci confortati dal fatto che quel 14% sul cash flow totale di interessi generati dal reinvestimento delle cedole potrà solo crescere.
Per giovani investitori il rialzo dei tassi non deve fare affatto paura e gli investimenti possono cominciare fin da subito.
L’importante è non dimenticarsi per strada cedole e dividendi incassati, sperando magari in un bel rialzo dei rendimenti nel corso degli anni.
Certo, a differenza delle azioni i bond possono soffrire maggiormente l’effetto inflazione, questo ricordiamolo sempre.
Costruendo però un piano finanziario semplice e a costi contenuti adeguati al nostro profilo di rischio, anche le obbligazioni potrebbero trovare la loro ragione di esistere tra i nostri investimenti.
Dalla culla alla pensione.