La competizione al ribasso sui costi degli ETF ha alimentato nuova ingegneria finanziaria per ridurre i costi ed aumentare forme di reddito alternativo per i possessori del fondo. Ecco che quindi il prestito titoli ha cominciato a diffondersi nel mondo ETF con gran parte dei prodotti che ne fa uso in modo più o meno accentuato.
Il prestito titoli è una pratica che permette all’ETF a replica fisica di impiegare i titoli in portafoglio prestandoli ad un’altra controparte a fronte di una commissione. Nello stesso tempo i titoli rimangono nel patrimonio del fondo permettendo allo stesso di replicare il benchmark sottostante anche perché cedole e dividendi incassati vengono trasferiti all’ETF.
Questa commissione incassata solitamente viene spalmata tra l’ETF (per coprire i costi) e i possessori di quote che vedono ridurre la commissione di gestione. Ne abbiamo parlato già in questo post dove avevamo visto che questa corsa al prestito titoli aveva permesso ad alcuni ETF addirittura di diventare a costo zero per l’investitore. Non sono tutte rose senza spine e se questo accade è perché la pratica viene spinta al massimo con l’emersione di alcuni rischi marginali di controparte, rischio che abbiamo affrontato già nel post Etf quano il fisico è meglio del sintetico.
Alcuni emittenti infatti spingono al massimo le autonomie di prestito titoli (fino al 100%) , altri si mantengono più prudenti ponendosi dei limiti per policy. Chiaramente l’opera di selezione della controparte che riceve i titoli deve essere accurata e comunque solitamente il debitore deve rilasciare delle garanzie collaterali sulla stessa linea di quello che abbiamo già visto fare per gli ETF a replica sintetica. Spesso queste garanzie infatti sono generate per un ammontare superiore a quello del patrimonio interessato proprio per tutelare l’investitore.
Questa pratica obiettivamente nel mondo ETF è molto trasparente (a differenza del mondo dei fondi di investimento che la utilizza ma in modo decisamente meno pubblicizzato) e spesso sui siti degli emittenti si trovano addirittura i collaterali a garanzia.
Chiaro quindi l’obiettivo (abbassare i costi), chiaro anche il seppur remoto rischio controparte che potrebbe dare default restituendo titoli a garanzia che non sono quelli che replicano l’indice.
Se quindi quasi tutti gli ETF utilizzano il prestito titoli, una criticità può essere rilevata su quelli che ne fanno un uso molto spinto. Ovviamente qui il rischio controparte, seppur remoto, appare più elevato rispetto a chi utilizza in modo più sfumato questa pratica.
Leggi anche: ETF sempre più low cost