Su queste pagine abbiamo spesso celebrato le virtù dei fondi a replica passiva di un indice (Etf) rispetto a quelli cosiddetti a gestione attiva. Questo però non esenta gli Etf da eventuali critiche quando servono. Dal lato dei costi agli ETF vengono associati, più o meno da tutti, i costi che nelle schede informative prendono il nome di TER (Total Expense Ratio). In realtà esistono costi nascosti che a volte gravano in misura consistente sul fondo stesso, peccato che il cliente non se ne renda conto.
Uno di questi è il classico spread bid ask, ovvero denaro lettera, misura di quanto larga è la differenza di prezzo tra il compratore e il venditore. Esiste però anche un altro costo legato alla compravendita di un ETF e che prende il nome di slippage.
Lo slippage è un costo invisibile che l’investitore sostiene senza rendersene conto. Esiste anche sui fondi ovviamente, ma il fatto che non sono quotati sul mercato rende questo onere ancora più oscuro rispetto al mondo degli Etf. Nella pratica lo slippage è dato dalla differenza tra il prezzo che un investitore crede di pagare nel momento in cui spinge il tasto “compra” e quello effettivamente eseguito. Ritardi informatici o veloce movimento di mercato possono creare le premesse per slippage di diversi centesimi percentuali che sugli Etf meno liquidi possono anche diventare in doppia cifra. Avete mai fatti quei giochi di riflessi? Bene, lo slippage è rappresentato dal tempo che intercorre tra il vostro stimolo e l’effettiva negoziazione del titolo o fondo che sia.
La differenza può diventare ancora più consistente nel momento in cui si registra la differenza tra Nav (Net Asset Value) e prezzo di contrattazione. In un mercato perfetto i due valori dovrebbero coincidere ( i fondi non hanno prezzo ma solo Nav), ma in realtà durante la giornata la regola della domanda e dell’offerta, assieme al fattore liquidità, creano delle distorsioni più o meno evidenti.
Più l’Etf è di nicchia e più il fattore illiquidità si scarica come costo occulto sul cliente finale tramite un premio pagato. Infatti la differenza tra Nav e prezzo può essere un premio (prezzo superiore al Nav e penalizzante per l’acquirente) o uno sconto (prezzo inferiore al Nav favorevole all’acquirente), una vera goduria per gli arbitraggisti.
Ovviamente è impossibile sapere in anticipo se e quanti costi graveranno in più sul nostro acquisto. Un buon antidoto è quello di evitare Etf illiquidi con spread denaro lettera troppo elevati. Altro consiglio è quello di verificare nella documentazione ufficiale dell’Etf se la casa prodotto pubblica reportistica adeguata e relativa al cosiddetto Tracking Error dell’Etf, cioè di quanto si discosta dall’andamento del sottostante nel corso delle varie giornate di trading.
Rimane comunque sempre valido il consiglio di conoscere a fondo un prodotto prima di acquistarlo. Conoscere le masse gestite dall’Etf, verificare fin dove possibile i costi (compresi quelli non rendicontati nei prospetti informativi) seguire per qualche giorno quanto scarto c’è tra i compratori e i venditori.
La salute del vostro portafoglio di investimento ringrazierà sicuramente.