In Italia il reddito mediano nel 2013 per famiglie di tre componenti (di cui due percettori di reddito) è stato di poco più di 32 mila Euro netti. Quando il percettore di reddito scende a uno, ovvero uno dei due componenti adulti perde volontariamente o involontariamente il lavoro, scendiamo a poco meno di 17 mila Euro netti.
Senza entrare troppo nei dettagli e nelle particolarità anche geografiche delle statistiche, questi sono numeri medi che possono tornare utili nel seguire un ragionamento fatto qualche settimana fa sul sito Money.Cnn.com.
Alla continua ricerca di costi da tagliare per aumentare i risparmi messi da parte durante la vita quotidiana e quindi la capacità di indipendenza finanziaria, è ovvio che dal punto di vista psicologico una famiglia che sa, quando ha la fortuna di essere in questa condizione, di poter contare su due stipendi allarga e parecchio le maglie del controllo della spesa familiare.
Non solo ci sentiamo, ma lo siamo anche più ricchi. Il problema arriva quando si perdono per periodi più o meno lunghi i posti di lavoro o le capacità di generare lo stesso volume di reddito.
Il sito americano consiglia allora di fare una cosa molto semplice che credo anch’io essere di indubbia efficacia, programmare la nostra vita e le nostre spese come se avessimo un solo stipendio. Prima di darmi del pazzo pensate solamente a quale razza di addestramento avrete nei momenti di vita in cui diventerete a monoreddito, un’eccezione che per molte giovani coppie in questi anni diventa spesso la norma.
Facciamo un esempio per chiarire il concetto. Famiglia di tre persone, marito, moglie e figlio minorenne. Il reddito complessivo netto è di 35 mila Euro (arrotondo per comodità) con 25 mila guadagnati dal marito e 10 mila dalla moglie.
Il nostro tenore di vita è ovviamente tarato sui 35 mila Euro netti disponibili. Se siamo bravi come famiglia arriviamo a risparmiare anche il 15% del totale complessivo del fatturato familiare, ovvero poco più di 5 mila Euro l’anno. Accantonando 437 Euro al mese sotto forma di depositi/investimenti per i prossimi 25 anni (supponiamo di essere una coppia con età attorno ai 40) ci ritroveremo con un accantonamento di circa 131 mila Euro nominali che investiti al 3% annuo netto diventeranno 197 mila Euro. Un po’ pochino per pensare ad una forma di tranquillità economica.
Ragioniamo adesso come detto sopra. Facciamo finta che nostra moglie venga licenziata o che nasca un pargolo il quale costringerà (oppure la scelta sarà volontaria) la consorte a dedicarsi full time al bebè. Il nostro reddito netto familiare scende a 25 mila Euro e nella realtà non potremmo fare altro che tagliare tutte le spese superflue vivendo con quello che abbiamo.
Questo è l’esercizio che dovremmo fare anche nel caso in cui nostra moglie non perda realmente il posto di lavoro. I 10 mila li accantoniamo in modo automatico ogni anno (così non abbiamo la tentazione di spenderli) su un deposito oppure investendoli sul mercato. I 10 mila Euro investiti per 25 anni diventano 250 mila Euro senza rendimento, ma che un 3% medio annuo composto trasformano in 375 mila Euro. Una cifra con la quale un pochino di indipendenza finanziaria si può cominciare quanto meno a intravedere.
Ovviamente ogni situazione è personalizzabile e penso che si potrebbe approcciare l’argomento in modo meno invasivo. Ci sarà forse un mutuo da pagare, figli ulteriori in arrivo o altro ancora e questo rende difficile prendere decisioni così forti. Quello che conta però è il messaggio.
Non riuscite a comprimere le spese? Bene sappiate che da un momento all’altro potreste rimanere monoreddito e questo vi costringerebbe a vivere togliendo parecchi fronzoli dalla vostra esistenza. Siete già monoreddito? Bravi allora avete qualcosa da insegnare agli altri e quando la ruota girerà mantenete la barra dritta.
Non avete scuse, lo potete fare e basta, anche perchè potrebbe andare molto peggio.
L’esercizio può essere hard o soft (non necessariamente dovete rinunciare integralmente a spendere uno stipendio anche perché l’esercizio rischierebbe di provocare più danni psicologici che benefici finanziari), ma quello che è importante è la comprensione di un fenomeno che è possibile governare fin da subito nonostante l’aspetto minaccioso che si porta dietro.
Prendo spunto dal libro appena pubblicato Shiller – Akerlof: Ci prendono per fessi. L’economia della manipolazione e del’inganno per citare Keynes ed il pensiero che espresse negli anni’30.
Keynes in un saggio poco conosciuto Possibilità economiche per i nostri nipoti seguito da Possibilità economiche per i nostri nipoti? cercò di immaginare come sarebbe stata la vita dei suoi nipoti nel 2030. Colpì nel segno almeno in una cosa. Keynes infatti immaginò che il tenore di vita sarebbe stato otto volte superiore a quello di quel periodo. Il reddito reale procapite americano nel 2010 era pari a 5.6 volte il livello di partenza. Considerando che mancano ancora 20 anni e con una crescita del 1,5%/2% all’anno l’obiettivo verrà probabilmente centrato.
Keynes però andò fuori bersaglio per un aspetto. L’economista inglese pensava che i suoi nipoti avrebbero avuto come preoccupazione principale quella di impiegare l’eccesso di tempo libero con la settimana lavorativa che sarebbe scesa a 15 ore. Sappiamo che non è andata proprio così.
I nipoti oggi sono preoccupati di trovarle 15 ore di lavoro. Keynes sbagliò (per ora) su questo aspetto, ma soprattutto sbagliò nel pensare che una parte cospicua dei guadagni dei propri nipoti sarebbero stati destinati a risparmio rendendo sempre meno dipendente dai debiti la loro vita.
L’elevato tenore di vita al contrario ha fatto perdere di vista la demarcazione tra superfluo ed essenziale, ha reso imprescindibili beni e servizi che in realtà non sono necessari a tutti i costi. Gli economisti non l’avevano previsto, però ognuno di noi ha una testa con cui pensare e può benissimi fare un esame di coscienza ed agire di conseguenza.
Poi se la robotica, il reddito di cittadinanza o altro ancora materializzeranno le profezie di Keynes sarà solo il tempo a dimostrarlo.
Buongiorno e grazie per il vostro bellissimo sito.
Volevo chiedervi, da profana, cosa si intende con: 10.000 euro investiti per 25 anni senza rendimento saranno 250.000….Come fanno 10.000 euro a diventare 250.000??
Grazie
Claudia
Grazie!
Grazie per la risposta. La mia seconda domanda è : dove investo 10.000 euro che in 25 anni al 3% annuo diventano 275.000? Mi sfugge qualcosa….