By |Categorie: Educazione finanziaria|Pubblicato il: 9 Settembre, 2016|

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Ieri  abbiamo cercato di capire come funzionano gli ETC, soprattutto quelli a leva. Abbiamo individuato le criticità che certi strumenti hanno e soprattutto abbiamo capito che non possono essere utilizzati per replicare un sottostante nel lungo periodo.

Se avete comprato ETC negli ultimi tempi desiderosi di scommettere sulla ripresa del petrolio oppure di andare a leva sul rame, state tranquilli, non siete soli…anzi.

Una recente statistica di Bloomberg conferma come l’utilizzo degli ETF da parte dei Millennials è in costante aumento ed ha ormai superato il 40% degli strumenti utilizzati contro  il 17% dei Baby Boomers.

La cosa ancora più interessante è vedere quali sono le azioni preferite dai Millennials in base ad un sondaggio TD Ameritrade. Ed ecco che appare un ETN leva 3 long sul WTI

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Strumenti quindi questi da maneggiare con cura. Vanno benissimo per il trading intraday o al limite di qualche giornata, meno bene per posizionarsi nel lungo periodo su una certa asset class.

Ma sapete realmente cosa sono gli ETC? Da Borsa Italiana

Gli ETC, infatti, non sono OICR, ma titoli senza scadenza emessi da una società veicolo a fronte dell’investimento diretto nella materia prima (ETC physically-backed) o dell’investimento in contratti su merci stipulati dall’emittente con operatori internazionali di elevato standing.

A fianco degli ETC ci sono gli ETN che rappresentano una categoria di strumenti finanziari derivati cartolarizzati che replicano passivamente la performance di assets o indici riferiti a sottostanti diversi dalle materie prime (quali ad esempio valute, obbligazioni ed azioni).

Interessante quello che Trend Online.com   indica sul suo sito nella sezione dedicata a questi strumenti.

Differenze svantaggiose tra ETF ed ETN: diversamente dai fondi d’investimento, gli ETN non possiedono direttamente nessun titolo sottostante, in quanto semplici replicanti di indici: al pari di molti strumenti finanziari di debito, gli ETN costituiscono una promessa non garantita dall’emittente di remunerare l’ammontare stabilito ad una certa data futura (senza corresponsione di cedole intermedie, né scadenze prefissate).

L’assenza di un diritto di proprietà sull’attività sottostante l’ETN apre allora tale tipo di strumento al rischio di credito, diversamente da quanto accade per l’ETF: quest’ultimo, infatti, può presentare unicamente un rischio di controparte nel caso di posizionamento sul benchmark tramite replica sintetica; un rischio che gli stessi ETF provvedono a coprire tramite l’acquisto della proprietà diretta su un paniere di titoli in portafoglio.
Per i detentori di ETN, il fallimento eventuale dell’emittente non offre garanzia alcuna priorità sul saldo dei crediti in essere, così da allineare i proprietari delle quote del fondo alla schiera dei creditori terzi.

Capito bene il concetto? Quando comprate un Etc occhio anche all’emittente perché vi state di fatto allineando ad un compratore di obbligazioni e non certamente ad un possessore di fondi o Etf dove il patrimonio è sostanzialmente separato e quindi slegato dalle sorti dell’emittente del prodotto.

Investitori avvisati, mezzi salvati. Gli Etc non vanno demonizzati, ma certamente conosciuti per quello che sono. Permettono di fare speculazione, non certamente di fare investimenti di lungo periodo. Hanno costi e rischi emittente, ma in cambio vi permettono di investire in asset class spesso irraggiungibili. Bilanciate tutti questi fattori, pagate il giusto prezzo ed investite con buon senso.

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