Prendendo spunto dall’immagine e dal post dell’ottimo blog Monevator.com cerchiamo di fare luce in modo semplice e breve tra i cosiddetti strumenti a replica passiva, ovvero quei prodotti che di fatto mirano a ritornare la performance di un determinato indice.
Fonte: Monevator.com
Si comincia con quello che purtroppo in Italia è poco diffuso ma che rappresenta lo strumento meno costoso e più puro attualmente in circolazione, ovvero gli Index Fund di cui Vanguard è forse il più importante player mondiale.
Gli strumenti sottostanti l’indice replicato dal fondo sono detenuti fisicamente (tutti o a campione), il fondo è aperto a tutti e non ci sono costi di intermediazione a differenze del secondo replicante in ordine di purezza.
Arriviamo così all’Etf a replica fisica. Simile all’index fund anche in qualità di fondo con patrimonio separato e quindi non a rischio default dell’emittente, in questo caso al vantaggio di poterlo comprare e vendere in giornata si contrappone il fatto che esistono costi di intermediazione che lo rendono poco conveniente per chi muove importi modesti.
Sotto agli Etf a replica fisica ci sono quelli a replica sintetica.
Qui i titoli non vengono comprati, ma la performance dell’indice viene ricalcata tramite l’acquisto di un total return swap. L’accordo con un’altra entità prevede che al possessore di Etf venga riconosciuto il rendimento di un certo indice pur senza detenere le azioni e, seppur sfumato per effetto della normativa in vigore, rimane aperto un rischio controparte misurabile nel massimo 10% del Nav del fondo moltiplicato per ogni operatore con cui è stato concluso il contratto derivato. Per alleviare questo rischio spesso il gestore Etf stipula contratti assicurativi (o richiede garanzie collaterali) per coprirsi anche dal rischio estremo di default della controparte.
Sotto agli Etf abbiamo gli Etc. Qui il panorama cambia, anche perché si affaccia la replica di materie prime e valute che in alcuni casi (oro e preziosi in genere) può essere fisica, in altri solo sintetica con la replica di strumenti futures. In questo caso non ci sono cedole e dividendi, ma ci sono costi di replica piuttosto importanti e legati a diversi fattori. Attenzione però perché in questo caso l’investitore è soggetto ad un rischio controparte più elevato visto che l’Etc è da considerare come un titolo di debito.
Oltre gli Etc abbiamo gli Etn e i Certificati. In questo caso possono aggiungersi delle scadenze o dei sottostanti diversi, ma il concetto principale e critico è sempre quello del rischio emittente. Se salta la società che ha emesso il titolo di debito il capitale rischia di essere compromesso in tutto o in parte. Ad essere raffinati in questi casi si aggiungono tracking error (ovvero capacità di replicare il sottostante) meno efficienti.
Si chiude con i prodotti strutturati. Emissioni obbligazionarie solitamente bancarie che mirano a replicare indici con capitale investito in parte o in toto garantito, ma con costi sottostanti molto elevati. I dividendi vengono incassati solitamente dall’emittente, hanno una scadenza e non c’è nessuna replica fisica del sottostante stesso.
Una carrellata veloce tanto per mettere in fila ciò che si trovano di fronte giornalmente gli investitori tra gli strumenti a replica passiva. Vale la pena tenere le antenne sempre ben dritte, valutare i rischi e conoscere i prodotti. Se del caso affidarsi ad un consulente esperto che possa indicarvi pro e contro di ogni attività. Fatto questo lavoro, comincerà quello di come incasellare tutti questi strumenti per ottenere una redditività adeguata, ma questa è un’altra storia.
Ciao,
articolo scgematico ed essenziale. Molto bello.
In uno dei prossimi post potreste approfondire l’argomento Index Funds? In Italia è possibile trovarli?
Grazie