By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 2 Novembre, 2016|

ombrello

Molto spesso i risparmiatori non prestano le dovute attenzioni a certi prodotti e alle loro caratteristiche. Negli ultimi anni è esplosa la moda dei prodotti hedged, ovvero con la copertura di un rischio che sia valutario, di credito o di tasso.

Soprattutto lato valute si sono moltiplicati i fondi e Sicav capaci di adottare una semplicissima copertura di rischio cambio. Se infatti compro un fondo che investe in titoli di stato americani mi verrà ritornato dopo un certo periodo la sommatoria delle variazioni di prezzo di questi titoli + il rateo interessi maturato + (  o – ) la variazione di valore del Dollaro USA.

Per eliminare questa ultima variabile si decide perciò di adottare una strategia cosiddetta hedged, ovvero di copertura del rischio cambio. I metodi più classici di copertura li abbiamo spiegati qui, ma quello che c’è da capire è che la copertura non è gratuita. Il costo per il cliente è infatti rappresentato dal differenziale di tasso che esiste tra la valuta che si vuole coprire (ad esempio il Dollaro) e l’Euro.

Se la valuta che si desidera coprire è invece una divisa con tassi di interesse più bassi (ad esempio la Svizzera) la copertura si rivela premiante per chi la attua. In parole ancora più povere se acquistate un titolo in Dollari a 1 anno con un rendimento superiore a quello europeo voi sarete costretti a retrocedere al mercato la differenza di rendimento in modo da avere in mano un titolo in Dollari con il rendimento in Euro. Se non fosse così sarebbe molto semplice diventare ricchi (ma qualche bravo arbitraggista c’è).

Tornando ai fondi/Etf la dimostrazione pratica di questo viene dal confronto che abbiamo voluto fare tra due Etf di Ubs che investono in titoli di stato americani 1-3 anni. Entrambi prevedono come sottostante titoli in Dollari, ma la versione hedged (linea bianca) copre il rischio cambio. La linea rossa esprime l’Etf aperto al rischio di cambio che però noi vogliamo assimilare a quello hedged e quindi trasformiamo da Eur (è quotato a Milano) a Usd.

fxGrafico fonte Bloomberg

In questo modo entrambi gli Etf esprimono l’andamento del medesimo sottostante senza cambio. Ma come si spiega la differenza dello 0,8% in 6 mesi a favore del prodotto non hedged? In parte (appena 5 punti base) da maggiori commissioni di gestione dell’Etf hedged, ma per tutto il resto  dovrebbero andare di pari passo essendo entrambi depurati dal rischio valutario.

Il costo della copertura espresso dal premio riconosciuto al Dollaro per un differenziale tassi favorevole, è proprio il colpevole di questa sottoperformance.

Per essere ancora più concreti. Coprire un rischio di cambio oggi su un investimento in Dollari a 12 mesi costa oltre 150 punti base (1.5%), un onere non indifferente spesso non conteggiato dagli investitori tra le spese del fondo abituati come sono a tenere conto del TER.

Tutto giusto perché non è il gestore che incassa in questo caso, ma purtroppo pur essendo una voce variabile di fatto la copertura in certe condizioni riduce il vostro rendimento finale, in alcuni casi anche più del costo dei prodotti stessi. Non ci avevate pensato vero?

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