Seppur in crescita, i rendimenti offerti dai mercati obbligazionari rimangono modesti in ogni parte del mondo ed il dividendo da azione può esercitare sempre un certo fascino. Ovviamente gli investitori scoprono che le azioni offrono “cedole” variabili solo quando non hanno alternative, ma il dividendo rappresenta una fetta consistente se non maggioritaria del ritorno generato da un investimento azionario.
Dal data base di Robert Shiller scopriamo infatti che dal 1881 al 2015 il 50% del rendimento nominale (al lordo di inflazione) delle azioni americane è arrivato dai dividendi. La percentuale sale al 70% in termini reali ovvero depurati dall’inflazione.
Come sapete sono un amante della capitalizzazione composta ed il pensare che ogni anno le mie azioni crescono di numero per effetto del semplice reinvestimento del dividendo è un qualcosa che mi rende soddisfatto. La mia partecipazione ad una società aumenta reinvestendo gli utili che la stessa mi retrocede.
Esistono tre principali tipi di strategie legate all’utilizzo dei dividendi azionari al fine di generare reddito.
- investire in società che pagano semplicemente un dividendo evitando quelle che non lo pagano. La strategia è quella del Dividendo Pagato.
- investire in società che aumentano nel tempo i loro dividendi evitando quelle che li tagliano o li azzerano. La strategia è quella del Dividendo Crescente.
- investire in società che pagano alti dividendi rapportati al prezzo di mercato. La strategia è quella del Dividendo High Yield.
Ogni strategia ha i suoi pro e i suoi contro, ma solo alla fine vi dirò qual’è la mia preferita.
La strategia del Dividendo Pagato ha il vantaggio di fornire ritorni storicamente superiori ad una strategia di acquisto si società che non pagano dividendi. Alcuni studi indicano come dal 1928 al 2015 le società senza dividendo hanno offerto ritorni annui inferiori di 50 punti base al peggior quintile di un paniere di società pagatrici. Oltretutto le azioni senza dividendo hanno storicamente avuto volatilità superiori del 10% rispetto a quelle con dividendo soprattutto per effetto di un comportamento peggiore nelle fasi correttive di mercato.
Il difetto di questa strategia è però legato al fatto che si compra di tutto, comprese società che vedono calare progressivamente i loro dividendi o altre che pagano dividendi alti solamente per sostenere le quotazioni azionari. In sintesi si comprano anche società poco interessanti in prospettiva futura.
La strategia del Dividendo crescente è supportata da studi che dimostrano come le società con dividendi crescenti hanno avuto dal 1972 al 2016 un rendimento annuo del 9,8% contro il 7,2% delle società che non hanno fatto crescere i dividendi nel corso del tempo, del 2,3% dei non pagatori e del -0,5% delle società che hanno tagliato o eliminato i dividendi.
L’elemento negativo di questa strategia è legato ad una minore diversificazione di portafoglio. Come mostra il grafico seguente, settori come le banche o la tecnologia sono decisamente sottopesati nei portafogli delle strategie Aristocrats adottate dagli Etf di SPDR.
Fonte Newfound Research
La terza strategia, quella di investire nelle azioni ad alto dividendo è supportata da studi che hanno dimostrato come dal 1970 al 2010 il decile più alto dei pagatori di dividendo ho sovraperformato l’indice mondiale Msci di 570 punti base (5,7%).
Il difetto è legato al fatto che spesso e volentieri entrano nel paniere società che pagano alti dividendi per effetto di prezzi calanti, penalizzando in ottica futura ancora di più l’azionista che vede privata la società, produttrice di minori utili, di risorse di investimento importanti. Nello stesso tempo possono essere escluse società che partono di dividendi pagati molto bassi rispetto al prezzo dell’azioni, ma in costante crescita e quindi sinonimo di salute aziendale. I dividendi incassati possono essere reinvestiti in società poco interessanti e questo non è il massimo.
Forse vi state annoiando e allora vi dico subito che le mie preferenze vanno per fondi o Etf che investono in azioni con una strategia di crescita e sostenibilità dei dividendi. In questo modo ha un elevata probabilità di essere investito in società efficienti e stabili. Questo non esclude che nei periodi di recessione anche queste società riducono i dividendi erogati (nel 2008-2009 le società dello S&P500 Aristostocrat Index fecero scendere i dividendi mediamente del 8,5%), ma assicura un mix di bassa volatilità e qualità dell’investimento che non ravviso nelle altre due strategie.
Articolo molto istruttivo (come la maggior parte, d’altro canto !).
Ho solo una domanda: la strategia dei fondi/ETF denominata “Select Dividend” come si colloca nello schema?