By |Categorie: Educazione finanziaria, Investimento|Pubblicato il: 22 Gennaio, 2018|

L’incapacità di gestire il rischio o anche solo l’incoscienza di affrontarlo senza conoscere a fondo le conseguenze, provoca devastanti danni ad un portafoglio di investimento. Ma se guardiamo la stessa medaglia ma dal lato opposto, ovvero quello dei guadagni cosa succede?

L’impatto delle perdite

Nell’articolo l’impatto delle perdite ho dimostrato quanto importante fosse diversificare gli investimenti finanziari per evitare di incorrere in rovinose perdite che richiederebbero sforzi  ciclopici per recuperare almeno il capitale investito.

A beneficio dei lettori ripropongo la tabella che dovrebbe scoraggiare chiunque dal prendere iniziative temerarie.

Se perdiamo il 50% del nostro capitale l’investimento dovrà realizzare il 100% di utile per recuperare almeno il punto di partenza e fare pari e patta.

Già, ma se invece di perdere il 50% il nostro investimento guadagnasse il 50%?

L’impatto dei guadagni

La domanda può sembrare stupida, ma se ci pensiamo un attimo siamo bombardati da messaggi di consulenti/gestori che privilegiano il contenimento del rischio di ogni investimento.

In parte la scelta è condivisibile, ma i professionisti del settore sanno benissimo che in questo modo riescono a prendere all’amo il cliente.

Vendere al cliente l’illusione del guadagno stando seduto vicini all’uscita di sicurezza con fantastici prodotti in grado di cavalcare ogni scenario di mercato, è l’anticamera alla “doverosa” necessità per il cliente stesso di non potersi privare di tale perla rara rendendolo ben disposto a pagare una commissione aggiuntiva.

Con questa scelta solitamente abbastanza onerosa, si rischia di tarpare le ali alla potenziale redditività dei propri investimenti. Proprio quegli utili che saranno in futuro il migliore antidoto contro le inevitabili perdite a cui il mercato prima o poi andrà incontro.

Non voglio certo negare che ogni acquisto di azioni e obbligazioni è essente da rischi di perdite.

Il dilemma però è sempre quello.

Meglio rinunciare a potenziali guadagni e assumere un atteggiamento prudente, oppure lasciarsi trascinare dal rischio e volare senza paracadute? La verità spesso e volentieri sta nel mezzo.

La tabella che segue dovrebbe riuscire a spiegare in modo concreto cosa intendo dire con la frase che i guadagni sono il migliore strumento di risk management contro le perdite.

Rispetto alla tabella dell’impatto delle perdite stavolta riporto nella colonna di sinistra i guadagni percentuali e in quella di destra le perdite che sarebbero necessarie per tornare in pareggio vedendo così evaporare tutti gli utili.

Con un guadagno del 50% sull’investimento, è necessaria una perdita del 33% per riportare tutto quanto al punto di partenza come se nulla fosse mai accaduto.

Con un guadagno del 100% servirà una perdita del 50% per azzerare tutto.

I mercati azionari mondiali tendenzialmente passano la maggior parte del tempo in progresso e occasionalmente correggono il tiro.

Questi progressi possono avere varie intensità, ma proprio perché siamo di fronte ad un avanzamento di lungo periodo, a 2, 3 o 4 passi avanti ne corrisponde solitamente 1 indietro.

A percorsi di crescita che a volte arrivano anche in tripla cifra corrispondono correzioni che solo durante la crisi del ’29 arrivò a superare il 50% su base annua.

Perdere per strada l’opportunità di guadagnare dei soldi sui mercati azionari nel lungo periodo non vale tutta la prudenza del mondo.

Certamente è opportuno mettere in campo adeguate misure di diversificazione per attenuare il rischio (ad esempio acquistando strumenti obbligazionari a basso rischio), ma nello stesso tempo i numeri dimostrano che, anche di fronte alla peggiore delle ipotesi di un mercato orso, il ritorno al punto di pareggio nel lungo periodo è altamente probabile.

Tempo e diversificazione sono i due ingredienti che mi spingono ad avere una ragionevole certezza di questo. L’importante è impostare (e rispettare) nel modo più corretto il nostro piano di investimento.

2 Commenti

  1. Andrea 22 Gennaio 2018 at 15:39 - Reply

    Salve Archeowealth, complimenti e grazie per gli interessantissimi contributi e preziosi consigli. Ho un portafoglio composto da qualche fondo sottoscritto anni fa e da qualche etf aggiunto da poco. Dopo aver letto il tuo articolo, mi ritorna in testa un pensiero che ho da tempo, considerando le performance dell’azionario e in attesa di uno storno, non è il caso di consolidare i guadagni su quei fondi detenuti da anni che hanno raggiunto performance elevate, senza che lo storno possa andare ad intaccare i guadagni, poi magari ripartire con un pac sullo stesso strumento o altri? Oppure considerando l’orizzonte temporale lasciare tutto cosí sapendo che, come si evince dalla tua tabella, il guadagno sarebbe eroso solo da storni importanti.
    Saluti

    • Sbisolo 17 Agosto 2021 at 08:44 - Reply

      Sono alle prime armi in questo campo e questo è un punto sul quale non avevo mai riflettuto. Se disinvesto in attivo e quindi pago il capital gain, poi per assurdo reinvesto sullo stesso asset ogni anno erodo il capitale. Se invece lascio investito e poi ritiro tra 10 anni, ho usufruito di un capitale maggiore. È corretto il ragionamento?

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