In attesa dell’uscita del report 2018, consiglio a tutti quanti ogni anno di gettare uno sguardo al rapporto di Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook. Documento in inglese, ma tabelle e grafici sono parlanti e soprattutto analizzano un periodo storico molto ampio e che supera il secolo. Nel rapporto del 2017 alcuni elementi meritano attenzione soprattutto per inquadrare nel giusto contesto il momento che stiamo vivendo.
A seconda delle giornate e della necessità di catturare lettori sui media specializzati passiamo dalla pazzesca bolla sui bond, all’azionario con rapporto prezzo utili assolutamente irrealistici.
Nel rapporto di Credit Suisse tutto diventa molto più ovattato ed adatto ad investitori di lungo periodo. Non avrete certezze,non avrete indicazioni di investimenti, ma metri di misura questo sì.
Cominciamo a vedere qualche dato.
Dal 2000 al 2016 i mercati azionari hanno avuto rendimenti reali negativi in paesi come Finlandia, Portogallo e Italia, zero in Olanda, meno del 1% in Giappone, 2.2% in Germania, 2.7% in Usa. Vi sembra una bolla questa? A me pare un premio al rischio decisamente striminzito o forse ancora meglio una fase di normalizzazione dopo il ventennio d’oro. Negli anni ’80 e ’90 infatti l’azionario mondiale guadagnò il 10.6% annuo (contro l’1.9% del 2000-2016). I Bond guadagnarono il 6.6% anno (contro il 4.8% del 2000-2016), tutto sempre in termini reali. E proprio i bond sono stati i protagonisti degli ultimi 16 anni con 16 su 21 paesi analizzati che hanno visto vincente l’investimento obbligazionario rispetto a quello azionario.
Allargando il tiro e prendendo i dati storici dal 1900, 1 dollaro investito in America in quell’anno sappiamo che è diventato nominalmente pari a 39.524 se investito in azioni, 276 se investito in obbligazioni e 74 se investito in T-Bill (i Bot americani); l’inflazione nello stesso periodo è aumentata di sole 28 volte.
Tutti gli investimenti hanno perciò battuto l’inflazione ed in termini reali si passa dal 6.4% annuo dell’azionario al 2% dei bond fino allo 0.8% di un investimento monetario.
Certo potreste essere sfortunati e prendere il -47.5% che rappresenta il peggior calo della storia dell’azionario europeo (2008). Potreste però anche essere fortunati e portarvi a casa il +68% dell’indice azionario mondiale del 1933. Insomma la volatilità è un fattore imprevedibile e da mettere in conto nel bene o nel male.
Per ogni paese Credit Suisse ha analizzato il rendimento reale di azioni, obbligazioni e investimenti monetari. In quest’ultimo caso è interessante notare come in America dal 1900 al 1979 il rendimento reale di un T-Bill è stato del 0.6%. Dal 1980 al 2008 del 2.1%, dal 2009 ad oggi del -1.6%. Non certamente un investimento su cui fare affidamento.
Passando alle obbligazioni la media dei rendimenti reali a livello mondiale è stata del 2.4% annuo con una volatilità media del 13%. Periodo veramente d’oro quello per i bond holders quello tra 1982 e 2015. In questo periodo il World Bond index ha collezionato un ritorno reale del 7.9% con ritorni positivi in 26 degli ultimi 34 anni.
Sono talmente tante le informazioni che trovate nel documento che rischieremmo di perderci nei numeri, quindi qui mi fermo.
Certamente quando ci troveremo di fronte ai cali in doppia cifra che tanto piacciono ai media mainstream per giocare sulla paura, vi consiglio di tirare fuori dal cassetto elettronico questo documento.
L’esercizio di consultare le tabelle avrà uno scopo molto semplice, ricordarci che ogni forma di investimento ha bisogno di tempo per produrre valore ed ogni scorciatoia rischia di essere pagata a caro prezzo.
I mercati oscillano naturalmente seguendo dei cicli. L’ultimo ancora in corso ha premiato l’obbligazionario a discapito dell’azionario. Chissà cosa succederà nei prossimi anni, ma personalmente non voglio vivere con il dubbio.