L’indice Msci World è replicabile tranquillamente con un semplice ETF. Questo strumento che può essere acquistato in Borsa permette a qualsiasi investitore, dal più basico al più complesso, di investire sull’azionario mondiale in modo efficiente e diversificato.
Le numerose azioni presenti all’interno dell’indice (oltre 1600) in buona parte staccano ogni anno dei dividendi che vanno a gonfiare giorno dopo giorno il valore dell’indice, ovviamente al netto delle oscillazioni di mercato.
Il dividendo è un elemento spesso snobbato dall’investitore in quanto si perde nei movimenti continui di un indice di borsa. In realtà come abbiamo visto in questo post, il dividendo è uno dei fattori portanti della definizione di rendimento atteso di lungo periodo all’interno di un investimento azionario.
Abbiamo allora fatto una piccola ricerca trovando i dividendi nominali e percentuali (dividend yield) dell’indice Msci World dal 1995 al 2018.
Nel 1995 chi comprava questo indice riceveva a fine anno un dividendo di 14,9 $ per un rapporto dividendo/prezzo del 2%. A fine 2018 lo stesso indice ha pagato 51,4 $ di dividendo per un dividend Yield del 2,7%.
Dal 1995 al 2018 la crescita del dividendo è stata del 245% per un tasso annuo di crescita composto del 5,3%. In termini medi il dividend / Yield è stato del 2,2% con un valore minimo del 1,2% nel 1999 e massimo del 3,9% nel 2008.
Non è un caso che i valori minimi e massimi si sono registrati in occasione dei picchi di euforia (bolla tecnologica) e depressione (crisi subprime).
Il dividendo non è cresciuto in modo lineare tutti gli anni. La massima variazione è stata registrata nel 2006 (+21%), la minima nel 2009 (-18%). Sono stati quattro gli anni in cui il valore nominale del dividendo è calato, ma ogni anno come una buona obbligazione solvibile che paga la cedola, l’azionario mondiale ha erogato la sua quota di dividendi.
Purtroppo questo non fa notizia come il bond Cassa Depositi e Prestiti per il quale sono impazziti gli italiani qualche settimana fa costringendo l’emittente (cioè il Ministero del Tesoro) a chiudere anticipatamente il collocamento. Alla faccia della diversificazione di portafoglio. Qui le due cedole al 2,7% hanno fatto da specchietto per le allodole per un rendimento finale lordo che era in quel momento esattamente identico a quello offerto dall’azionario mondiale versione Msci World.
Cerchiamo di fare un esempio per comprendere meglio cosa significa ogni anno vedere incrementare la remunerazione di un capitale (in questo caso il nostro dividendo) del 5,3% .
La solita magia della capitalizzazione composta.
Partiamo con 10 mila Euro di dividendi. Lo so numero elevato ma mi serve per far comprendere il meccanismo.
Una crescita del 5,3% annuo composto vuole dire che dopo 12 mesi incasserò 530 Euro in più. Al secondo anno i miei 10 mila Euro vengono sommati ai 530 Euro ed ancora una volta 12 mesi dopo riceverò il dividendo. Da 530 sarà salito a 558 Euro (+28 Eur).
Poco affascinante vero? E’ proprio questo il motivo per cui i giovani risparmiatori abbandonano prematuramente dei piani di investimento.
Purtroppo (o per fortuna) la capitalizzazione composta richiede tempo per produrre risultati e quindi serve pazienza, tanta pazienza.
Infatti…
Al decimo anno sempre con i nostri 10 mila di partenza ed una crescita annua dei dividendi del 5,3% incasseremo 845 Euro di dividendi in più con un capitale complessivo di 16700 Eur incassati sotto forma di dividendi.
Andiamo avanti ancora e dopo 20 anni i dividendi incassati saranno 1.413 in più ovvero 28 mila Eur.
Dopo 30 anni il capitale diventerà di 47 mila Eur con un dividendo annuo aggiuntivo di 2369 Eur.
Ricordiamoci sempre che siamo partiti con 10 mila Euro ed una crescita annua del dividendo di 530 Euro.
Non abbiamo fatto nulla ed il capitale incassato sotto forma di dividendo si è ampliato di 4,7 volte.
Naturalmente tutto questo non tiene conto delle oscillazioni di mercato che aumenteranno/ridurranno la valorizzazione del capitale durante la nostra vita. Non tiene nemmeno conto della possibilità che il dividendo durante una fase di recessione possa subire una riduzione.
Ma se il nostro scopo è produrre una rendita passiva queste oscillazioni ci interessano così tanto?
Se poi volete bruciare le tappe ricordate sempre che il tempo è l’elemento base della capitalizzazione composta degli interessi.
Il solito esempio può rinfrescare la memoria. Prendiamo 3000 Eur ogni anno e li investiamo dai 21 ai 30 anni al rendimento annuo del 8% (altino ma ci serve come esempio estremo).
Se non facciamo nulla più di questo (quindi smettiamo di risparmiare dal 31esimo anno in avanti) nemmeno coloro che investiranno 3000 $ per 40 anni (invece di 10) dai 31 ai 70 riusciranno a raggiungere il mitico milione di Euro.
A proposito di dividendi, linko una tabella riassuntiva (del Corriere Economia) con i Dividend Yield più generosi relativi a Borsa Italiana per l’anno 2019:
https://images2.corriereobjects.it/methode_image/2019/09/10/Economia/Foto%20Economia%20-%20Trattate/cedole-knj-U3140613462077ODH-656×492@Corriere-Web-Sezioni.jpg?v=20190912100851
Due domande in proposito:
1- Che senso ha calcolare il Dividend Yield annuale rispetto alla quotazione del titolo ad una data precisa (in questo caso il 3-09-2019)? Non dovrebbe essere calcolato, per dare una stima più attendibile, rispetto al prezzo medio del titolo calcolato su tutto l’anno in oggetto?
2- Non sarebbe più utile fornire anche un Dividend Yield corretto per la volatilità del titolo, almeno ad un anno, in modo da dare una stima del rendimento (da dividendi) corretto per il rischio, come nel caso dell’ Indice di Sharpe?
Grazie.
Buongiorno. Anche la mia famiglia da molti anni detiene azioni di società quotate su Borsa Italiana con alto Dividend Yield (i soliti nomi noti tra banche, energetici e utilities); la strategia negli anni ha sicuramente dato i suoi frutti, senonchè comporta il non piccolo effetto collaterale dell’ “Home Bias” (concentrare troppo sui mercati domestici); il (ben noto) problema nel cercare di diversificare su borse estere a caccia di dividendi deriva dalla famigerata doppia tassazione dei dividendi stessi (da parte del sistema fiscale di competenza e poi da quello italiano), che di fatto li va ad azzerare quasi completamente.
Volevo capire se esistano strategie efficaci per ovviare a questo problema…immagino che lo si possa fare soltanto tramite ETF azionari che remunerano gli acquirenti non solo per la crescita dei relativi titoli, ma anche per i relativi dividendi…c’è modo di capire quali siano gli ETF azionari più efficaci per questo scopo? (mi vengono in mente i celebri “Dividend Aristocrats” di SPDR, ad esempio).
Grazie in anticipo.
Spdr Global Aristocrats è una bomba!
Buongiorno , vorrei condividere la mia esperienza su quanto sopra .
Da diversi anni ho 3 azioni italiane in portafoglio , Eni , Enel , Intesa : senza mai acquistare quote aggiuntive ogni volta che percepisco il dividendo su ognuna lo reinvesto automaticamente su quella successiva che va ad incassare . Quindi prendo il dividendo Eni a settembre , lo reinvesto subito su Enel che incasso a gennaio , quindi Intesa e sempre Eni che incassero’ a maggio , Enel luglio , Eni settembre …… e si ripete il ciclo tutti gli anni . Il valore di mercato dei 3 titoli chiaramente non e’ uguale , nel tempo si e’ modificato per le oscillazioni di mercato , ma a me in questo caso interessa solo l’aspetto rendita passiva da interesse composto . Che ne pensate ?
Un saluto a tutti !