By |Categorie: Pensione|Pubblicato il: 26 Settembre, 2019|

Uno degli elementi che fa la differenza quando si cerca di aumentare la propria ricchezza finanziaria è certamente quello della gestione efficiente della fiscalità sugli investimenti.

Quando acquistiamo fondi, ETF, azioni o titoli obbligazionari ci troviamo a dover gestire lo stacco di cedole e dividendi che poi entrano nel nostro conto corrente.

Per chi vuole vivere con una rendita passiva sapere quanto lasciare al fisco in via preventiva è fondamentale per poter pianificare il proprio futuro.

La società quotata, l’emittente di un’obbligazione o il gestore di un fondo/ETF decidono il dividendo lordo da erogare al possessore dello strumento e poi, al netto della fiscalità vigente, questo importo verrà accreditato sui conti correnti dopo che l’intermediario finanziario avrà trattenuto a titolo di sostenuto d’imposta la quota da versare allo Stato.

fisco e soldi

Questo percorso può essere agevole da comprendere per certi strumenti (azioni ed obbligazioni), un po’ meno per gli strumenti del risparmio gestito come fondi ed ETF.

Se infatti il dividendo di un’azione è soggetto alla ritenuta del 26% (che come detto l’ intermediario tratterrà alla fonte accreditando sul conto corrente il dividento netto) e se la stessa cosa vale per un’obbligazione seppur con percentuali diverse (26% per i titoli corporate e 12,5% per titoli di stato e sovranazionali seppur con qualche eccezione) , per fondi ed ETF l’affare si complica un pochino.

Pochi dubbi sugli strumenti azionari gestiti. Il dividendo è soggetto a ritenuta del 26%. Quando però entrano in gioco gli strumenti obbligazionari, a seconda del sottostante, la percentuale di ritenuta può andare dal 12,5% al 26%.

Ricordiamo che i dividendi distribuiti dagli ETF sono sempre considerati redditi di capitale e, come tali, non utilizzabili per recuperare eventuali minusvalenze; vengono quindi accreditati come detto al netto della ritenuta d’imposta.

fiscalità investimenti

Quando incassiamo un dividendo su un ETF obbligazionario la tassazione è al 12,5% per la quota percentuale inerente a Titoli di Stato, Titoli emessi da Enzi Sovrannazionali e da Stati appartenenti alla White list a fiscalità non privilegiata. Tassazione al 26% per tutto il resto.

Se per esempio il nostro ETF fosse costituito da un titolo di stato italiano per il 50% del portafoglio e da un titolo corporate per il restante 50%, avremmo una tassazione del dividendo futuro pari alla media di 12,5% e 26%, ovvero 19,2%.

Di tutto questo il singolo investitore privato non se ne deve preoccupare, saranno gli intermediari a regolare con lo Stato la cifra dovuta.

Quello che però andrebbe sempre fatto prima di acquistare un fondo o un ETF a distribuzione del dividendo è accertarsi del livello di tassazione sullo stesso. Se coerente con i nostri desiderata allora andiamo avanti.

La consultazione della tassazione applicata è relativamente agevole in quanto ogni emittente mette a disposizione sul proprio sito internet la lista aggiornata relativa ad ogni comparto ( oppure la percentuale di titoli in white list).

Ad esempio sul sito di Borsa italiana troviamo una serie di link attraverso i quali reperire le informazioni utili https://www.borsaitaliana.it/etf/perintermediari/fiscalitaagevolata/fiscalitaagevolata.htm .

Ma vediamo degli esempi concreti che possono chiarire meglio il concetto ed evitare delusioni inaspettate al momento dell’incasso del dividendo.

L’ETF SPDR Bloomberg Barclays 10+ Year Euro Government Bond investe quasi completamente in titoli di stato europei. Per questo motivo la % di white list ed assimilati è pari al 98.3%. Questo significa che il 12,5% sarà applicato sul 98,3% del portafoglio;  26% sul resto.

L’ETF SPDR Bloomberg Barclays Euro Aggregate Bond investe in modo diversificato tra titoli di stato e corporate della zona Euro. La % di white list ed assimilati è pari al 66.2% e su di essa verrà applicato il 12,5%, sul resto il 26%.

La situazione si complica nel mondo delle obbligazioni emergenti dove apparentemente la presenza di soli titoli di stato dovrebbe offrire una tassazione del 12,5% sull’intero portafoglio. Apparentemente in quanto l’esclusione dalla white list di alcuni emittenti abbassa la tassazione agevolata.

tasse e investimenti

E’ il caso ad esempio dell’ETF SPDR ICE BofAML 0–5 Year EM USD Government Bond UCITS ETF USD.

Il documento ufficiale cita infatti che la % di white list e assimilati è pari al 63.1%. Su di essi si applica la tassazione agevolata, sul resto il 26%. E questo nonostante il KIID reciti “Il Fondo investe principalmente nei titoli inclusi nell’Indice. Questi titoli comprendono titoli di debito governativo dei mercati emergenti denominati in dollari…”. Titoli governativi che effettivamente da factsheet risultano al 99%, ma che in realtà non tutti hanno i requisiti per ottenere la tassazione agevolata.

Una apparente sottigliezza che pesa per chi cerca di costruirsi una rendita.

Su un dividendo ad esempio di 1000 Euro una tassazione del 12,5% significa ottenere sul conto un netto di 875 Euro. Una tassazione ibrida come quella presentata in questo caso porta il tax ratio a 17.5%. Tradotto in denaro fanno 50 Euro in meno incassati sul conto nel momento in cui viene distribuito il dividendo.

Aumentate gli importi di dividendi incassati in un anno e questa differenza si farà sentire su coloro che hanno programmato una quota parte di entrate periodiche da rendita passiva.

Attenzione quindi non solo alle caratteristiche degli strumenti di investimento acquistati, ma anche alla situazione fiscale .

La tassazione è un elemento  che possiamo tenere sotto il nostro controllo (fino a quando ovviamente non cambia) .

Programmare con frequenza annua di dare un’occhiatina alla percentuale di tassazione applicata sui dividendi è un comportamento di buon senso che richiede pochi secondi ma che gioverà al benessere del nostro investimento.

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