La finanza comportamentale ha trovato una eccellente palestra nel 2020, un anno devastato dal Covid ma che ha insegnato tante cose a chi risparmia e investe denaro.
Con la solita maestria Jonathan Clements ha pubblicato un articolo nel quale incapsula il momento di mercato all’interno di 7 comportamenti tipici della finanza comportamentale che ci portano a scelte non sempre felicissime lato investitore.
Cercherò di ricopiare quell’articolo con qualche adattamento personalizzato.
Cominciamo
Recency bias: Come indicato sul sito di Consob la definizione di questo comportamento è la seguente. In periodi di crisi proiettarsi verso scenari positivi può apparire una forzatura. L’idea che i prezzi di mercato possano tornare a salire viene sopraffatta dall’informazione relativa ai recenti cali dei valori di mercato, che diventa saliente fungendo da àncora (euristica dell’ancoraggio). Gli individui, infatti, tendono a recuperare nella memoria l’informazione più recente (in base all’euristica della disponibilità) e a basare su quella le loro aspettative per il futuro (recency bias).
Nel 2019 le borse mondiali avevano guadagnato il 30%, nel 2020 stanno guadagnando poco più del 2%. Dove finisce la nostra mente quando riflettiamo sulle prospettive? Sull’ultimo numero disponibile, ovvero in questo caso la perdita. Naturalmente vale anche la considerazione contraria innescando euforia quando le performance sono particolarmente eccitanti.
Estrapolazione: Quella di prendere le performance del passato e proiettarle nel futuro è un vizio comune degli investitori, anche professionali. Per pigrizia, per comodità, o forse anche per confermare la propria convinzione, scegliamo di utilizzare questa metrica per stabilire le nostre aspettative di rendimento. Un errore clamoroso che porta a disastri finanziari. Un esempio recente? L’oro. Il metallo giallo sta crescendo da mesi senza sosta in una curva sempre più parabolica che sembra non avere limiti. Il + 20% del 2020 e il +21% del 2019 nella nostra mente vengono considerati i rendimenti futuri di questo investimento. In realtà basta fare due passi indietro e vedere che nel nel 2018 e nel 2017 l’oro rimase pressochè invariato.
Avversione alle perdite: anche qui la definizione data da Consob serve per spiegare il bias. Gli individui sono in genere molto più sensibili alla possibilità di perdere rispetto alla possibilità di guadagnare un determinato importo. In termini quantitativi, come è stato mostrato da esperimenti di laboratorio, la reazione emotiva alle perdite è in media due volte più intensa della reazione di guadagni di pari importo. Durante i periodi di crisi, la sensibilità alle perdite aumenta poiché aumenta il rischio percepito e, conseguentemente, l’avversione al rischio stesso.
Proviamo a fare un piccolo sforzo di memoria. Il dolore e l’angoscia che abbiamo provato a marzo 2020 quando le borse mondiali perdevano il 30% dai massimi di febbraio, è identico in termini di intensità alla gioia ed il godimento per il rialzo che si è manifestato più o meno con gli stessi numeri da aprile in avanti? Secondo me no e lo si capisce anche dai titoli drammatici che i media main stream snocciolavano senza pietà in quei periodi oltre che dall’assenza di enfasi e gioia in questo momento di rabbioso bull market.
Ancoraggio mentale: L’indice azionario mondiale Msci World è più o meno agli stessi livelli di dicembre 2019. Tornando indietro a quella data proviamo a pensare cosa avremmo pensato se ci avessero detto che dopo 10 mesi il prezzo sarebbe stato identico. Avremmo pensato, vabbè borse ed obbligazioni non rendono nulla. Invece l’ancoraggio mentale ci porta a febbraio 2020 ed al fatto che ancora le borse sono sotto i loro massimi storici. Quindi pericolose.
Hindsight bias (pregiudizio del senno di poi): Per tanto tempo diversi gufi finanziari hanno messo la lunghezza del bull market e le valutazioni degli indici tra le cause di un crollo imminente. Personalmente è dal 2012 che i vari gufi hanno cercato di anticipare l’evento e come succede quando si fanno previsioni di questo tipo, prima o poi qualcuno ci prende. E così nel 2020 la rivincita dei gufi è arrivata. Peccato che non hanno nemmeno avuto il tempo di balbettare qualcosa che il mercato si è ripreso tutto.
Propensione al rischio variabile: Quante volte quello che abbiamo dichiarato in un questionario Mifid non ha coinciso con la tolleranza al rischio live durante una fase di mercato estrema, rialzista o ribassista. Chi barra le crocette che definiscono un profilo prudente scalpitano per aumentare il rischio quando vedono il mercato scappare via verso l’alto. Altri dichiarano un profilo aggressivo da leoni per poi diventare pecore come a marzo 2020.
Illusione del controllo: Fissiamo degli obiettivi, ma pensiamo di poter arrivare prima del previsto grazie alle nostre capacità, al nostro istinto da investitore di calibro superiore. E così molto spesso abbandoniamo il percorso per una deviazione fuori porta (dicendo sempre questa sarà l’ultima) che potrebbe aiutarci a trovare una scorciatoia per il raggiungimento del nostro obiettivo. Un errore che molto spesso non fa altro che allungare la strada.
Ciao, il ragionamento non fa una grinza, nei momenti di panico collettivo quasi tutti si scoprono un po’ meno sicuri di sé stessi e si tende ad accodarsi come delle pecore (scusate il termine) per vendere il vendibile a prezzi stracciati. Film già visto dai tempi della new economi all’ultima crisi di marzo appunto. L’errore che tanti commettono (ci son cascato anche io in passato) è di non avere una visione di medio lungo periodo, di non avere un obiettivo da realizzare, ma di cercare di guadagnare il più possibile e subito. Io ad aprile 2020 ho addirittura acquistato (poca roba aimè) non curandomi di quanto erano scesi i miei investimenti, ma ritenendo che a certi prezzi valeva la pena accrescere i miei risparmi, nota bene accrescere. Come è noto non si guadagna sempre, ci sono e ci saranno ancora alti e bassi, ma sempre la storia ci insegna che nel lungo periodo una buona diversificazione ci fa stare tranquilli (e anche guadagnare)
Un saluto
Domenico
Condivido pienamente con quello che hai scritto, speriamo che molti investitori si ricordino di questo articolo per i prossimi mesi che seguiranno questa crisi.
Complimenti per l’articolo. Sono molto spesso questi bias che ci allontanano dalla strategia che ci eravamo prefissati di seguire e ci fanno perdere i rendimenti del mercato. Buona giornata!