By |Categorie: Investimento|Pubblicato il: 14 Dicembre, 2020|

 

Bitcoin, Dollaro

Visto che ormai anche il macellaio, il droghiere e il giornalaio discutono su come e se investire nel Bitcoin, non posso esimermi dal dire la mia. Premetto con il dire che non a caso ho usato la metafora del macellaio (con tutto rispetto per i macellai naturalmente) perchè, per chi ha buona memoria, quando arrivarono anche i macellai a comprare Tiscali, Gandalf, Poligrafica San Faustino, Tecnodiffusione e altri, era il segnale che quel tipo di mercato fosse in bolla speculativa.

Magari questa volta mi sbaglio, ma con tutto quello che si sta scrivendo sul fenomeno e cosa, soprattutto, sta succedendo ai prezzi del bitcoin, io personalmente ho il classico sentore classico della bolla speculativa.

Bolla che può tranquillamente andare avanti per chissà quanto altro tempo: come diceva John Maynard Keynes (uno dei più grandi economisti del XX secolo):” i mercati possono continuare ad essere irrazionali più a lungo di quanto tu possa restare solvibile” (significando che se si scommette CONTRO qualcosa che sale senza senso, si può anche andare in bancarotta).

Vado subito alla conclusione per chi non abbia voglia di leggersi tutta la newsletter qui sotto: io mi sto godendo lo show e non voglio ne’ posso dare consulenza sul bitcoin e le criptovalute semplicemente perchè sono ancorate sul nulla. Non ci sono utili, cashflow, dividendi, fatturati, banche centrali, attivi di bilancio per poter valutare il prezzo corretto di questa classe di investimento.

Bolla Di Sapone, Enorme, Grande

Chi dice che sa dove andrà il prezzo del bitcoin è un pazzo e, se ne incontrate uno, chiamate subito la polizia: nessuno sa dove andrà il prezzo, quando e se finirà, chi rimarrà impigliato e chi diventerà ricco. Anche in America dove tutto è iniziato, da quello che leggo giornalmente nessuno sa come valutare e nessuno veramente capisce i movimenti del prezzo del Bitcoin.

Quindi, un po’ come al cinema e rischiando di passare per un consulente incartapecorito e non al passo con i “tempi”, mi rilasso in poltrona e mi guardo il “film”.

La performance del Bitcoin dal 2016 ad oggi: +2 mila e rotti %

Per chi volesse saperne di più, comunque, il Bitcoin è solo una delle criptovalute più famose che sono nate di recenti. Le valute digitali, anche così sono chiamate, sono sicuramente una delle innovazioni finanziarie più rilevanti dell’ultimo decennio. Una criptovaluta è una moneta digitale. Immagina che gli Euro che hai in tasca o in banca non esistono da nessun’altra parte se non in un pezzo di codice scritto su qualche server, ecco questa è una criptovaluta: un gettone virtuale a cui puoi accedere aprendo il tuo computer. Ogni valuta ha una propria valutazione che varia nel tempo: questo vuol dire che i gettoni digitali possono essere convertiti con altre valute o utilizzati per acquistare oggetti.

Ora uno potrebbe domandarsi come mai un qualcosa di completamente intangibile e virtuale è arrivato ad avere un valore reale? La risposta è che il valore, al contrario di quello che si è comunemente tenuti a pensare, non è una qualità intrinseca di un oggetto, ma equivale semplicemente a quanto le persone sono disposte a valutare l’oggetto in questione in termini di scambio: in altre parole a quanto sono disposte a pagare per esso.

Un’idea vincente?

Rifugiati, Migranti Economici

La storia delle criptovalute è piuttosto affascinante. La prima di queste ad affermarsi, il Bitcoin, fece la propria comparsa in un forum di appassionati di informatica, introdotte da un utente che si faceva chiamare con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto (di cui tutt’oggi non è stata accertata la vera identità: un documento di 9 pagine del 2008 è quello che ha fatto nascere il bitcoin e per chi fosse curioso lo trova qui). I Bitcoin si basano su un sistema chiamato blockchain: si tratta di un sorta di lista digitale dove vengono registrate in tempo reale tutte le transazioni che avvengono tramite Bitcoin. In questo modo il possessore di ogni singolo Bitcoin è registrato sulla blockchain. Il sistema non ha un proprietario unico che lo custodisce e ne garantisce il funzionamento, ma vive grazie alla potenza di calcolo dei computer degli utenti che partecipano al network. In cambio del loro supporto, questi ricevono come gratificazione i nuovi Bitcoin che vengono messi in circolazione. La diffusione di nuovi gettoni è centellinata in modo che non ne circolino troppi, cosa che ne causerebbe l’immediata svalutazione. La rete blockchain permette in definitiva di eseguire pagamenti e transazioni in tempo reale, senza che i possessori delle valute siano costretti rivelare la propria identità e con elevati livelli di sicurezza.

All’inizio l’idea prese piede solamente in piccoli forum online tra persone che condividevano ideali politici al confine tra l’anarchismo e l’ultra-liberismo. Col tempo, per via delle loro caratteristiche di non rintracciabilità e per l’efficienza della tecnologia alla base di essi, i Bitcoin hanno attirato una crescente attenzione anche da parte di grandi investitori che hanno intravisto in essi una possibilità di profitto. Questo ha permesso al prezzo dei Bitcoin di passare da 0 a oltre 20000$ per unità, permettendo a molte delle persone che credettero originariamente nel progetto di diventare multimilionarie. Oggi i Bitcoin e le altre criptovalute che a essi si sono affiancate, hanno una capitalizzazione complessiva che si aggira intorno ai 500 miliardi di dollari. Davvero niente male per un bene intangibile che fino a pochi anni fa non esisteva neanche, anche se la possibilità che stiamo assistendo a una bolla speculativa è concreta.

Conviene investire in criptovalute?

Le valutazioni andate alle stelle e le storie di persone diventate milionarie attraverso le criptovalute stanno spingendo molti a considerare bitcoin un investimento. Sfortunatamente, vista la portata mondiale che il fenomeno ha raggiunto, difficilmente oggi vi troverete ad acquistare per un pugno di centesimi delle monete virtuali destinate a moltiplicare il proprio valore in modo esponenziale. Per accedere a un tipo di investimento del genere ci vorrebbe, oltre che un discreto intuito, la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

Fortuna, Arcobaleno, Oro, Pentola

Detto questo, le criptovalute oggi vanno considerate una classe di investimento a tutti gli effetti, tanto che anche molte banche di investimento le hanno inserite all’interno della propria rosa di aree di investimento. A dispetto del loro nome, l’investimento in valute digitali è più assimilabile a un investimento in materie prime  piuttosto che a un investimento valutario. Le valute, come il Dollaro e l’Euro, hanno la caratteristica di essere utilizzate come mezzo di scambio per l’acquisto di altri beni e di essere regolate da autorità centralizzate (le banche centrali). Le criptovalute, al contrario, non sono ancora diffuse come strumento di scambio. Con le materie prime condividono invece molte caratteristiche: le strutture che ne regolano l’offerta e la diffusione sono decentrate, le criptovalute più di successo (come i Bitcoin) sono piuttosto scarse rispetto alla domanda e la diffusione di nuovi gettoni avviene solamente entro limiti molto stringenti.

In generale investire in criptovalute, rispetto alle tradizionali è piuttosto rischioso per via della elevata volatilità che hanno dimostrato di avere in passato. Il fatto che le principali di esse siano riuscite anche a incrementare il proprio valore nel tempo non vuol dire necessariamente che questo trend continuerà in futuro. Per investire con successo in questa asset class, proprio come nel caso delle materie prime, servono conoscenze molto specializzate che non sono alla portata di tutti. Inoltre nessuno può mettere la mano sul fuoco sull’affidabilità tecnologica della rete. Il sistema ha dimostrato di essere solido ma bisogna ricordare che solo il sospetto di un problema nel suo funzionamento porterebbe ad  annullare il valore di una valuta all’istante. Esiste poi un problema di regolamentazione: i governi potrebbero decidere un giorno di rendere le criptovalute illegali, proprio in virtù della loro irrintracciabilità. Bisogna ricordare che se in molti hanno fatto fortuna investendo nelle criptovalute, tante di esse sono oggi sparite dalla circolazione o valgono cifre prossime allo zero.

Al di là delle speculazioni sulla valutazione che queste valute raggiungeranno in futuro, quello che mi preme sottolineare è che esse hanno sicuramente avuto sicuramente il merito di evidenziare una debolezza nel sistema finanziario tradizionale (l’obsolescenza del sistema dei pagamenti) e di aver suggerito una soluzione attraverso l’innovazione digitale. Si tratta di un altro dei campi dove le nuove tecnologie stanno rivoluzionando i meccanismi della finanza tradizionale.

Quindi? Quindi meglio investire nella tecnologia sottostante, la Blockchain appunto: esistono aziende ed ETF/fondi che permettono di esporsi a questa potenziale tecnologia rivoluzionaria ma, sempre, con un progetto di diversificazione del portafoglio, senza investire più del 5% del totale.

Blockchain, quindi, piuttosto che un derivato come la bolla del Bitcoin, per quanto questa “storia” sia affascinante, a tratti irresistibile ed attiri immancabilmente a sè i vari Ulisse del risparmio italiano.

6 Commenti

  1. lucas311 28 Dicembre 2020 at 19:08 - Reply

    Seguo il mondo delle criptovalute per passione da anni, tutto sommato trovo l’articolo abbastanza corretto e ben fatto, ma sinceramente non condivido molto il suggerimento di investire sulle tecnologie legate alla blockchain anzichè sul bitcoin stesso.
    Non credo che la tecnologia blockchain sia così tanto “separabile” dalla sua applicazione nelle crypto, se avete voglia di leggerlo vi linko qui sotto un articolo a mio avviso ben fatto che illustra le principali ragioni di ciò:
    https://jimmysong.medium.com/why-blockchain-is-not-the-answer-3b7d5f612d11
    Preciso che l’autore è uno degli sviluppatori di bitcoin, quindi è un po’ “di parte” ma dice cose a mio avviso giuste.

  2. Giuseppe 22 Dicembre 2020 at 16:36 - Reply

    In questi giorni è balzata all’occhio la notizia che un’hacker fiorentino di 34 anni, amministratore unico di una società italiana che gestisce una piattaforma di scambio di cryptovalute, ha creato un buco di 120 milioni di euro truffando 230.000 risparmiatori di criptovalute: (https://www.ilmessaggero.it/italia/criptovalute_hacker_bitgrail_chi_e_truffa_news_oggi-5658370.html). Detto per inteso:non si tratta di BITCOIN, però fa meditare il fatto che per la prima volta nella storia si evidenzia una megatruffa su una criptovaluta. Questo non signi fica che non bisogna investire in criptovalute. Sarebbe utile, semmai, investire su un ETF che investe sulle criptovalute. Investire un 10% del proprio capitale su una criptovaluta equivale, a mio modesto parere, ad investire su una singola azione, oppure un’abbligazione High Yeld (che per sua caratteristica ha un elevato rendimento poichè è rischiosa.). Inoltre, non riesco a comprendere il perchè certi risparmiatori paragonano l’Oro, che ha una ragione di esistere in un portafoglio diversificato, con il Bitcoin. Come paragonare le pere con le banane.
    Saluti e buon Natale.

  3. Andrea De Foco 16 Dicembre 2020 at 12:41 - Reply

    Vorrei aggiungere una considerazione personale relativa all’argomento “bitcoin”. Molti anni fa è stato coniato il termine “gold bugs” che indicava quelle persone per cui l’oro era sostanzialmente il vero investimento, considerandolo superiore a azioni obbligazioni o altro (a volte anche in maniera un po’ fanatica). I gold bugs esistono ancora e ho l’impressione che nei prossimi anni inizieremo a sentire parlare di “bitcoin bugs”, dal momento che si percepisce a volte un certo fanatismo anche tra alcuni sostenitori del bitcoin. Nei decenni da investitore che mi hanno portato ad adottare alla fine il “Portafoglio Permanente” come portafoglio idoneo per le mie caratteristiche, la difficoltà maggiore è stata quella di accettare di avere il 25% di oro in portafoglio, anche pensando al fanatismo dei gold bugs. Ricordo però una frase scritta nel libro “The Permanent Portfolio: Harry Browne’s Long-Term Investment Strategy” di Craig Rowland e J. M. Lawson, che, riferendosi proprio ai gold bugs diceva “l’oro è uno strumento, non una religione”. Ecco, un suggerimento che mi sentirei di dare a chi acquista bitcoin ritenendoli qualcosa di straordinario è quello di recuperare su Internet articoli scritti da gold bugs (che a volte sembrano scritti da folli) e provare a sostituire la parola “oro” con “bitcoin”. Se ci si ritrovano, forse sarebbe opportuno iniziare a riflettere sui rischi che come investitori corrono scambiando uno “strumento” con una “religione” (preciso che, come già scritto in altri commenti, possiedo personalmente bitcoin e non ho nessun preconcetto al riguardo).

  4. Andrea 14 Dicembre 2020 at 10:46 - Reply

    Ciao, visto che sei ritornato sull’argomento e visto che nel precedente post avevi commentato che il 99% dei lettori non comprende appieno il testo che avevo citato: ““A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, il Bitcoin non fa uso di un ente centrale né di meccanismi finanziari sofisticati, il valore è determinato unicamente dalla leva domanda e offerta e utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, ma sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali”, devo dirti che questa spiegazione molto particolareggiata era meglio farla già da prima per evitare delle incomprensioni con alcuni investitori che non avevano gradito la recensione precedente. Di conseguenza apprezzo molto il tuo approfondimento e far capire a chi si appresta ad acquistarla cosa veramente è. Quindi, in definitiva, un investitore che detiene una riserva in oro, potrebbe ridurla un pò e rimpiazzarla con bitcoin. Un investitore più avveduto potrebbe sostituire totalmente il 5-10% di oro con bitcoin. Uno speculatore potrebbe, al contrario, comprarne un 20%. Come vedete le scelte sono ampie a seconda dell’importanza che da’ a questa criptovaluta. C’è gente che su questa criptovaluta ci guadagna, e anche parecchio, mettendo a disposizione i nodi dei server.D’altronde anche zuckemberg si è arricchito, diventando miliardario, creando facebook (con tutte le cose negative e positive). Vedremo come evolverà, io come investitore tradizionale per ora non lo considero nemmeno.

    • Luca Negri 29 Dicembre 2020 at 17:34 - Reply

      Ciao.

      Sono anch’io dell’idea che per ora il bitcoin sia puramente un azzardo speculativo o una scommessa da roulette al casinò, ma ho deciso di approfittare del momentum ( per una piccola parte di capitale ) entrando però con l’unico per ora Etf (anzi Etc) che ci “investe” sopra: l’ Etc Bitcoin di HANetf che si acquista solo su Xetra (ad oggi, in una settimana + 35 %, ma ripeto è più quasi un gioco). Per il resto è tutto investito in Etf con una diversificazione totale e bilanciata con dentro comunque anche quote di tematici, diciamo di trend, che sta pagando alla grande.
      E visto che si parla anche di oro, in accordo con Warren Buffet, ho investito in Etf di società minerarie anzichè su Etc di oro fisico (il perchè ve lo dice proprio il guru in questione).
      Un saluto a mister X del quale credo di sapere l’identità e del quale quindi consiglio vivamente di leggere il suo ultimo libro su come investire su Etf/Etc. O sbaglio ? 😉

      Luke

  5. Andrea De Foco 14 Dicembre 2020 at 10:01 - Reply

    Argomentazioni che personalmente condivido (segnalo alcuni piccoli refusi nel testo, il paper di Nakamoto è del 31/10/2008 non del 2010 e la capitalizzazione complessiva delle criptovalute è attualmente di ca. 500 miliardi non 50). Evidenzierei a mio avviso la conclusione relativa al 5% max. di portafoglio da dedicare eventualmente a tale tipo di investimento, che richiama anche un analogo commento di Archeowealth al post precedente. In effetti si fa una guerra di religione sul bitcoin, sostanzialmente paragonandolo all’oro, tuttavia in un portafoglio tipico l’oro non ha normalmente più del 5% di presenza, per cui questa “guerra” si sta combattendo su una minima parte dell’investimento che tipicamente si detiene (per chi invece come me ha il 25% di oro in portafoglio – seguendo il Portafoglio Permanente – la questione assume una rilevanza maggiore…)

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