Kahneman e Tversky sono i due psicologi ai quali dobbiamo tantissima di quella finanza comportamentale che oggi aiuta ognuno di noi ad investire con buon senso senza commettere errori capaci di compromettere un progetto finanziario di lungo periodo.
Uno dei punti più celebri della Prospect Theory di Kahneman e Tversky è legata all’avversione alle perdite.
Per la maggior parte degli investitori la motivazione di evitare una perdita è superiore a quella di realizzare un guadagno. Il mistero attorno a questo fenomeno è ancora fitto anche se la spiegazione antropologica appare la più convincente. Preferiamo evitare le perdite per istinto di sopravvivenza, un istinto che nel nostro cervello continua a serpeggiare fin dall’età della pietra.
Come scrive Daniel Kahneman nel suo libro l’avversione alle perdite è chiarissima se si considera la notevole resistenza ad accettare i rischi connessi al lancio di una moneta: si è osservato che la maggior parte dei giocatori accetta il rischio di perdere 20 dollari solo se gli viene offerta la possibilità di guadagnarne più di 40 in caso di vittoria.
E qui veniamo al punto che il dolore di una perdita è doppio rispetto alla gioia di un guadagno, pur trattandosi di cifre identiche. Questo è quello che la maggior parte di noi percepisce quando perdiamo denaro da un investimento.
Vi rimando a questo articolo per capire meglio il concetto, ma oggi voglio fare un’altra cosa.
Ho preso l’ETF iShares Core Msci World ormai quotato in Italia da 10 anni.
Ho scaricato la serie dei prezzi settimanali ed ho calcolato le variazioni percentuali fermandomi alla fine del 2020.
Naturalmente c’è un’alternanza di perdite e guadagni, ma la media complessiva delle performance settimanali è di +0,2%. Nel 40% del tempo sono uscite performance settimanali negative, nel 60% positive.
Rimanendo investiti con 100 mila € il risultato finale dopo 10 anni ha generato un montante superiore ai 300 mila €.
A questo punto ho deciso di fare un gioco. Siccome il dolore di una perdita è doppio rispetto alla gioia del guadagno ho deciso di raddoppiare materialmente la perdita. Quindi ciò che nella realtà è stata una variazione settimanale di -1% è diventato -2%. La variazione positiva rimarrà identica. In pratica ho voluto trasformare la percezione in una perdita doppia anche nella realtà.
La media delle performance settimanali a questo punto è diventata di -0,4%, ma quello che risulta veramente incredibile è stato il crollo del capitale finale. Dopo 10 anni infatti i 100 mila € si sono trasformati in poco più di 5 mila €.
Naturalmente l’esercizio è puramente teorico ma probabilmente è quello che succede nella maggior parte delle menti degli investitori di tutto il mondo.
Potendo conoscere le performance percentuali del nostro investimento ogni settimana, nel corso degli anni la nostra percezione ed il nostro dolore per ogni perdita continuerà ad essere doppio rispetto alla gioia che proviamo quando ci viene comunicato un guadagno. In assenza di calcolatrice alla fine di questo lungo esperimento arriveremo ad avere la percezione di aver perso quasi tutto.
Supponiamo al contrario di osservare lo stesso capitale che si muove una volta sola all’anno. Il risultato sarebbe decisamente diverso e la nostra mente non sarebbe sottoposta ad uno stress ed una distorsione della realtà da quella che è veramente. E quando il gioco verrà dichiarato concluso scopriremmo di aver triplicato il capitale.