Semplice quanto desiderata soprattutto oggi. La libertà di muoversi dove e come voglio. Green pass o tampone non cambia granchè, l’importante è riassaporare il piacere di “quello che facevo prima della pandemia”. Non ce la faccio più dopo mesi di lockdown, zone colorate e accessi controllati. Decido allora di uscire di casa. A piedi, in bicicletta, in moto, in auto, in barca, in camper, in treno. Penso di sapere cosa mi aspetta, ma mi sbaglio. Per fortuna nel mio zaino ho cinque oggetti che mi salveranno la giornata (e il mio piano finanziario).
Quando mi sono svegliato c’era il sole, la temperatura era gradevole, tutto perfetto. Sono un bravo pianificatore e nei giorni scorsi ho consultando ogni 4 ore la mia app preferita di previsioni meteo. Ho avuto la sospirata conferma. Semaforo verde, solo il 2% di probabilità di pioggia. Perfetto.
Parto, fischietto, comincio a immaginare i luoghi che visiterò, attraverserò o semplicemente mi potrò godere con la vista e l’udito.
Penso anche di fare una sosta nel tale parco a fare un bel picnic comprando qualche buon prodotto locale.
E perché no, metto pure la palla nello zaino per i bambini, metti mai che capiti di incontrare qualche amico. Il portafoglio è bello pieno, il cellulare carico, le scarpe sono quelle sportive, giuste per il periodo. Se prendo l’auto il serbatoio è full, se prendo la bici le gomme gonfie.
Chi non ha mai vissuto o pensato di vivere una giornata di questo tipo? Penso che tutti quanti più o meno abbiamo potuto realizzare questi piccoli piaceri della vita.
Ma chi tra di noi non ha mai vissuto almeno una sorpresa negativa tra tutto quello che ho elencato?
Proverò adesso a fare il ragionamento opposto e pensare in modo diverso.
Almeno una volta nella vita una giornata programmata come quella sopra è stata rovinata da un temporale ci sorprende all’improvviso, la gomma della bicicletta si buca, l’auto rimane in panne, il cellulare si scarica, il parco per il picnic è pieno di fastidiosi rumorosi e maleducati personaggi, i bambini rimettono la colazione in macchina, la palla si è sgonfiata, l’ombrello riaperto dopo 12 mesi è rotto, il negozio dove acquistare il pranzo è chiuso per turno o se aperto ha prezzi da gioielleria, qualcuno ha rigato l’auto fuori dal parcheggio, un’ape ci ha punto sul collo, una discussione di politica ha inacidito il rapporto con i nostri amici, la polizia ci ha fermato e la revisione dell’auto era scaduta, finiti i soldi siamo andati al bancomat ma era fuori servizio, un messaggio del nostro capo sul cellulare ci ha guastato l’umore perché domani dovremo consegnare assolutamente una relazione di lavoro.
Potrei andare avanti all’infinito, ma come spesso accade l’attesa è stupenda, il piano ci sembra perfetto, ma non sempre la sua realizzazione è così lineare.
Adesso proviamo a pensare se questo non è esattamente quello che succede quando decidiamo finalmente di investire i nostri risparmi.
Possiamo decidere di investire in maniera improvvisata o in maniera pianificata avvalendoci di un consulente finanziario super preparato, ma nel corso della nostra vita ci sarà sempre qualcosa che devierà la traiettoria.
All’improvviso potrebbero arrivare un bel po’ di soldini sul conto corrente. Apriamo un conto di trading, cominciamo a vincere grazie alla Dea Bendata. La nostra mente associa quei risultati alle nostre capacità e così sogniamo in pochi anni di diventare ricchi e smettere di lavorare.
Peccato che qualche studio di una Federal Reserve qualsiasi è lì a ricordarci che il 70% dei trader al dettaglio perde soldi ogni trimestre e che mediamente quasi il 100% è perdente a distanza di 12 mesi.
eToro, uno dei broker mondiali più importanti (e che sicuramente ha qualche conflitto di interesse nel dire certe cose) conferma che l’80% dei trader perde soldi nell’arco di 12 mesi.
Insomma l’improvvisazione non paga e allora dobbiamo cercare di pianficare con tutte le precauzioni del caso.
Ma purtroppo, pur essendo bravi e diligenti, tanti fattori non sono controllabili.
Performance dei mercati finanziari, inflazione, guerre, capacità di mantenere lo stesso livello di risparmio, sfighe varie della vita che ci costringono a smontare una parte degli investimenti, figli e relative spese non programmate, divorzi, viaggio di andata (e ritorno) verso prodotti che sembrano i più fighi del mondo o verso i gestori che sembrano gli dei dell’Olimpo, tasse e chi più ne ha più ne metta.
Nulla è perfetto nel mondo degli investimenti. Come nella vita di tutti i giorni.
E nulla è garantito.
Se investiamo in azioni dobbiamo sempre ricordarci che dal 1926 al 2021 un’allocation del 100% in azioni americane nell’arco di un anno ha guadagnato fino al 54% ma ha anche perso fino al 43%.
Se investiamo in obbligazioni nello stesso arco di tempo sappiamo che avremmo potuto guadagnare fino al 32% in un anno ma anche perdere l’8%. I rendimenti oggi sono già in partenza vicino allo zero al netto di costi e imposte e senza considerare rischi vari come quelli di credito, cambio, duration, ecc…
In qualsiasi momento qualcosa può rovinare l’armonia e perciò è inutile arrabbiarsi, prendersela con qualcuno, con il consulente o con il destino, pensare che siamo sfortunati o ancora che tutti i sacrifici fatti sono stati inutili.
No. In realtà quello che dobbiamo fare è attrezzarci per raggiungere il massimo con la percentuale di probabilità più elevata. Progettare nel limite del possibile delle vie di fuga alternative per non farci rovinare la giornata (e la vita) da nulla e da nessuno.
Ad esempio i costi di un investimento sono un fattore che possiamo assolutamente controllare.
Investendo 100 mila € ad un rendimento annuo del 6% con costi di 0,25%, dopo 30 anni avremo a disposizione un capitale di oltre 530 mila €. Con costi di soli 40 punti base più alti (0,40% in più) il nostro capitale risulterà di 50 mila € più basso. Figuriamoci con costi più alti di oltre 100 punti base (1%). La matematica non si può ingannare.
Rincorrere i migliori del mondo finanziario è invece un esercizio inutile e fuori dal nostro controllo.
Se pensiamo che un quinto dei fondi di investimento top di gamma dopo 5 anni finiscono per essere liquidati e che solo il 20% di questi rimane tra i migliori in un lustro, ci rendiamo conto di quanto inutile, vana e intrisa di utopia risulti essere la ricerca di questa bonanza finanziaria.
Per il sottoscritto sono 5 gli oggetti che simbolicamente dovrebbero sempre stare nello zaino di un investitore.
Una mappa. Un piano di investimento dove progettare il viaggio finanziario.
Un bersaglio. L’obiettivo del piano di investimento. Obiettivo credibile in termini monetari con delle premesse iniziali (orizzonte temporale, rischio, ricchezza attuale, capacità di risparmio, costi e tasse,…).
Una bilancia. La mia ideale asset allocation che determinerà più del 90% del risultato finale.
Una bicicletta. Con il suo movimento ripetitivo e forse noioso simboleggia il metodo e la disciplina che adotterò nel corso degli anni per far fronte a discese, salite, ma soprattutto imprevisti.
Un foglio di carta e una penna (o un foglio di Excel). Annotare, monitorare, valutare e ripianificare sono gesti essenziali per comprendere pregi, difetti, errori, necessità, omissioni e tanti altri aspetti positivi o negativi che accompagnano un lungo percorso di investimento.
Lo zaino del bravo investitore non sarà perfetto, non mi garantirà sempre il massimo, ma con questi oggetti al seguito gli imprevisti saranno gestibili e innocui e il raggiungimento dell’obiettivo previsto avrà una elevata probabilità di realizzazione.
Buon investimento.