Siamo di fronte ad un’altra crisi geopolitica che mette in dubbio le certezze, che avevamo fin qui raggiunto, dopo due anni di pandemia.
E sono stati due anni di mercati molto volatili che hanno messo comunque a dura prova la psiche e la resistenza di molti di noi, nonostante performance molto importanti per i mercati azionari (specialmente quello americano).
L’ordine geopolitico che non c’è più
L’ordine geopolitico è stato completamente ribaltato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma va detto che l’Europa ha giocato un ruolo importante nel creare il mostro che oggi è Putin e di riflesso la Russia come paese, avendo chiuso gli occhi per anni sulla deriva autoritaria del suo Presidente.
Come se non bastasse, l’outsourcing della capacità manifatturiera del mondo occidentale verso la Cina degli ultimi 20 anni non è più gestibile da un punto di vista politico, economico e geopolitico con continui rischi di stop nelle catene di approvvigionamento.
Ci si sta rendendo conto oggi che la Cina non è più il partner nazionale ed affidabile, né da un punto di vista manifatturiero (i continui lockdown nelle città manifatturiere cinesi creano problemi da questa parte del mondo) e né dal punto di vista politico ed economico (i lockdown strettissimi su Shanghai sono un modo per “punire” la liberale Shanghai che non si allinea ai diktat di Pechino).
Inoltre, ci troviamo nel bel mezzo di un aumento molto severo del tasso di inflazione, come non si vedeva da oltre quarant’anni e creata primariamente da un’espansione incontrollata del finanziamento dell’economia da parte sia degli Stati che delle banche centrali.
Una nuvola di incertezza
Nessuno può neanche pensare di immaginare come queste situazioni si possano risolvere nel breve termine, e men che meno quando. E nemmeno nessuno può iniziare ad immaginare come reagiranno i mercati finanziari e se si adatteranno a questi cambiamenti. Siamo, ancora una volta, in una nuvola di incertezza.
Ma abbiamo anche imparato che questa incertezza di breve termine è perfettamente irrilevante nell’ambito di un piano di investimento a lungo termine.
Meglio ripeterlo ancora una volta. Gli eventi del giorno d’oggi sono irrilevanti rispetto agli obiettivi finanziari di un investitore che ha un piano finanziario ben definito e con un arco temporale di investimento di medio e lungo termine.
Qual è, alla fine, l’essenza fondamentale del successo di un investimento di lungo termine?
È continuare ad agire in maniera razionale all’interno di una nuvola di incertezza. O di nuove incertezze che si presentano ogni giorno: ora è l’inflazione, prima era la guerra (lo è tutt’ora), prima ancora la pandemia, prima le elezioni americane, poi Trump e la guerra dei dazi con la Cina. Di incertezze ce ne saranno molte altre in futuro, di questo possiamo star certi.
Ma cosa vuol dire agire in maniera razionale all’interno di una nuvola di incertezza? Per quanto ci riguarda vuol dire basare le nostre decisioni di investimento su un piano finanziario legato ai nostri obiettivi piuttosto che reagire o prevedere l’economia i mercati. Qui è dove la razionalità inizia e finisce.
Non è cambiato niente
Due anni fa non avremmo mai potuto immaginare quanto pericolosa sarebbe stata la pandemia e neanche quando e se sarebbe stato possibile produrre dei vaccini efficaci e in che quantità. Fino a 18 mesi fa, non avremmo potuto neanche immaginare il risultato di una delle elezioni più violente che ci siano mai state nella storia degli Stati Uniti (il trauma per molti americani è ancora ben presente, soprattutto dopo aver visto le scene dell’assalto al parlamento americano del 6 gennaio 2021). Oggi non riusciamo a capire che cosa Putin voglia e riuscirà a fare in Ucraina e nemmeno come e quando si riuscirà a ridurre l’inflazione.
Non è cambiato niente nel senso che regolarmente ci dobbiamo confrontare nuove e potenzialmente più gravi incertezze.
Nel frattempo, i portafogli sono investiti, le date in cui le persone vogliono o devono andare in pensione si avvicinano, l’ammontare di capitale che hanno bisogno di accumulare e sicuramente salito a causa dell’inflazione e, l’unica speranza che abbiamo per raggiungere gli obiettivi finanziari di vita è continuare a far crescere il patrimonio rimanendo investiti. Perché gli alti e bassi dei mercati nel breve termine non possono essere anticipati e nemmeno previsti.
Ma le grandi aziende quotate non stanno con le mani in mano
Ciò che invece sappiamo, nel mezzo di tutta questa incertezza, è forse è l’unica cosa che ci deve interessare. Le grandi aziende quotate, specialmente in America, si stanno già adeguando a questo nuovo ordine mondiale.
Basti guardare alle enormi svalutazioni che hanno già operato dei loro bilanci rispetto alla loro esposizione alla Russia. Stiamo parlando non di decine, ma di centinaia di miliardi di dollari di valore cancellato dai bilanci nello spazio di una settimana.
Ma, alla fine, che cosa sono poche centinaia di miliardi di dollari di svalutazioni per un mercato come quello americano che ha un valore di mercato di 40 trilioni di $ (ovvero 40.000 miliardi di dollari)?
Non sappiamo se i mercati abbiano già ragionato in questi termini, ovvero che le svalutazioni e la guerra in Ucraina sono un evento minore visto che lo S&P500 è solamente a -6% dei massimi raggiunti solo a gennaio.
Sicuramente potrebbe succedere che gli USA decidano di riportare una certa capacità produttiva, al momento in Cina, sul suolo domestico. Diciamo che questa decisione potrebbe essere qualcosa di positivo per la capacità manifatturiere produttiva degli Stati Uniti stessi?
Sempre parlando dell’America, forse è arrivato il momento che prenda l’iniziativa nel cercare di rendere l’Europa indipendente dal gas e petrolio russo? Certo, ci guadagnerà l’America che non ha lesinato investimenti nel “fracking”, ma noi europei siamo stati miopi e anche un po’ ottusi nel cercare di continuare a credere che la Russia sarebbe stata un partner affidabile grazie alla sua energia a basso costo. Adesso l’America guadagnerà nel venderci il gas liquido naturale e noi lo pagheremo di più (con buona pace di Greta e dell’opposizione ai rigassificatori in Puglia, per usare un esempio di casa).
Le aziende americane stanno già spostando capitali e risorse nel prepararsi a questo cambiamento strutturale del consumo energetico europeo. Buon per loro e per i nostri investimenti?
Le crisi di oggi sono già vecchie
Nel frattempo, anche se stanno salendo i tassi di interesse, c’è ancora ampia liquidità nel sistema finanziario. I consumatori americani non sono così indebitati come nel passato, la disoccupazione è bassissima e la richiesta di lavoratori specializzati e ai massimi storici.
In America chi può e vuole lavorare può trovare lavoro a salari molto più alti del passato.
Da molti punti di vista, questa crisi odierna è esattamente l’opposto della crisi globale finanziaria del 2008, quella di Lehman Brothers per intenderci, quando le banche non erano per niente capitalizzate, non avevano riserve ed il consumatore americano era indebitato fino al collo.
In sostanza, le crisi di cui siamo spettatori sono, paradossalmente, già state gestite dalle aziende e parzialmente dei mercati e sono già crisi vecchie. E non ci dobbiamo preoccupare più di tanto oggi e men che meno tra 1,3 o 10 anni. Probabilmente non ricorderemo neanche più questa crisi. Ad esempio, ricordiamo oggi che i mercati azionari americani scesero di oltre il 20% in sei mesi nel 2011 a causa della crisi del debito sovrano in Europa (leggi il fallimento della Grecia) ed il downgrade del debito americano da parte di S&P? No? Be’ probabilmente poca gente se ne ricorda ed è esattamente questo il punto.
Agire vs Reagire
Alla fine, è solo una questione di agire rispetto a reagire, ovvero continuare a seguire gli obiettivi del proprio piano finanziario, non facendosi influenzare dagli eventi di breve termine.
Seguire la storia e non gli articoli e titoli di giornali. Questo è proprio uno di quei momenti in cui essere investiti nell’azionario per il lungo termine è la scelta più razionale possibile, anche se in questo momento non riusciamo a vedere ancora una luce in fondo al tunnel.
Non ci stancheremo mai di dire sempre le stesse cose, ovvero che INVESTIRE è un viaggio a lungo termine, dove bisogna rimanere ancorati ai propri obiettivi ed avere accanto un “nostromo” fidato che aiuta a tenere la rotta dritta.
Non vorrei dire una cavolata, ma i tassi negativi hanno fatto per molti anni comodo a tutti gli stati fortemente indebitati, comprei Stati Uniti, ma soprattutto l’Italia. Ed anche le società private si sono fregate le mani ad avere liquidità gratis a basso costo. Ma si sà che poi il risparmiatore reagisce e, o lascia la liquidità sul conto corrente, oppure si butta a capofitto sulle azioni e non acquista più le Obbligazioni. Dico: giustamente!!!! Però arriva il momento, da parte degli stati, che per stimolare i risparmiatori all’acquisto di obbligazioni, prima o poi i tassi li devi aumentare!!!!! Usando magari la scusa dell’inflazione che c’è sempre stata!!!! E di sicuro per l’Italia, fortemente indebitata, non fa certo bene. Ma poi si decide di alzare i tassi proprio in sovrapposizione, non solo in uno stato di pandemia, ma addirittura di una guerra sia con armi e sia economica. Sta di fatto che molti risparmiatori ora come ora stanno assistendo ad una perdita in capitale sull’Obbligazionario mondiale sia societari che governativi anche dell’ordine di un -10%. E per fortuna molti portafogli sono positivi solo per il mercato Americano che non è stato direttamente coinvolto con la guerra come l’Europa, altrimenti ci ritoveremo con una perdita complessiva del portafoglio di un -20%. Le perdite menzionate all’inizio degli anni 2000, quelle sui tecnologici e di tutto quello che terminava con .com, era dovuto all’azionario, ma non specificatamente all’Obbligazionario. Si è riversata così tanta liquidità sull’Azionario, da parte di investittori restii ad investire in obbligazioni con rendimento negativo, che non ci metterei le mani sul fuoco che l’Azionario sia così sicuro per un investitore. Vale sempre la diversificazione, ma occorre essere prudenti perchè le sorprese non sono mai finite…
Salve Giovanni, tutte opinioni condivisibili anche se forse c’è più probabilità che l’azionario americano “risolva” in fretta i suoi problemi di inflazione ed indebitamento che altri tipi di azionario. Ma monitoreremo la situazione. Grazie per il commento.
Buona sera,
finalmente una persona che parla chiaro sulla causa primaria dell’inflazione: l’immissione massiccia di liquidità nell’economia. Sembrerebbe scontato pensarlo ma non lo è e infatti tutti parlano del fenomeno ma pochissimi delle cause. Nemmeno un politico, sia di destra che di sinistra, critica queste politiche (vedi bonus) di continuo sostegno all’economia. In fin dei conti per paesi indebitati come il nostro l’inflazione fa comodo.
Per quanto riguarda gli investimenti, come si capisce nell’articolo, gli americani sono sempre rapidi a reagire alle avversità economiche- vedi svalutazione dei bilanci e aggiungerei anche sul rialzo dei tassi- per questo penso che sul lungo scommettere sul mercato statunitense sia la scelta migliore (oltre naturalmente ad una giusta diversificazione!!).
Cordiali saluti.
Grazie per il commento Roberto. A me sembra ovvio che ci sia stato un eccesso di iniezione di liquidità nel sistema economico (in particolare USA) da parte dei governi (sia Trump che Biden) che della FED. Hanno veramente esagerato e si sono ritrovati – udite udite – con tanta moneta che cerca di comprare beni prodotti con il contagocce, perché la capacità produttiva è stata tenuta con il freno a mano per quasi due anni (tra lockdown vari e variegati). La guerra ha solo esacerbato un processo che era iniziato da tempo. Ciò detto, capisco i politici che hanno preferito inondare il sistema di liquidità che rimanere “corti” (il ritardo sulle conseguenze di Lehman ha insegnato qualcosa forse) e francamente penso che non sia niente di irreparabile e che si riuscirà a “spezzare le reni” dell’inflazione. Ci metteranno un po’, ma c’è la sì può fare. Ciò che sfugge ai “commentatori” dei mercati è che le aziende (nelle quali noi investiamo) non stanno con le mani in mano: si adeguano alzando i prezzi dei listini, tagliano i costi (magari i dividendi pure), modificano i processi produttivi per renderli più efficienti e, se nel breve i mercati non riescono a vedere questo processo, poi naturalmente ne capiscono la portata e si ritorna a comprare. Ad ogni azione c’è sempre una reazione, altrimenti con tutte le crisi che ci sono state negli ultimi 20-30 anno il mercato Usa non sarebbe a solo 10% dai massimi storici. Grazie per aver letto.