By |Categorie: Educazione finanziaria|Pubblicato il: 10 Giugno, 2022|

Cosa deve fare un investitore per valutare qual è l’ETF giusto per i propri investimenti?

In questa serie educativa dedicata agli ETF abbiamo visto la genesi di questo strumento finanziario e le sue peculiarità essenziali attraverso un’intervista un pò particolare. Oggi entriamo più nel concreto cercando di capire quali sono quelle regole essenziali che servono per scegliere l’ETF ideale per il nostro piano di investimento.

Come scegliere il miglior ETF

Esistono metodi più o meno articolati che i fund selector (gli esperti che selezionano fondi di investimento e ETF) utilizzano per creare delle classifiche. Obiettivo dichiarato individuare i migliori ETF.

Se però non siamo professionisti della finanza, come possiamo valutare in modo semplice ed efficace se un ETF sta facendo bene il suo lavoro?

Il consiglio è sempre quello di cominciare con due indicatori ben precisi.

Il primo non è il costo, bensì la cosiddetta tracking difference. Poi viene il costo.

Cos’è la tracking difference?

Tradotte in italiano le parole tracking difference altro non sono che la differenza aritmetica tra la performance del fondo e quella dell’indice che il nostro ETF deve replicare (il benchmark). Un indice però non ha costi, un prodotto finanziario come un fondo o un ETF sì.

Se ad esempio acquistiamo un ETF con un costo annuo dello 0,5% sul capitale investito che replica l’indice azionario globale Msci World, ci aspettiamo che se l’indice salirà del 10% alla fine del primo anno il nostro strumento guadagnerà il 9,5% (10% – 0,5%). Il costo sottrae un pezzettino di rendimento positivo.

Se l’indice perde il 10% ci aspettiamo una perdita per l’ETF del 10,5% (10% + 0,5%). Il costo peggiora il rendimento negativo.

La formula che determina la performance di un ETF è quindi la seguente:

Indice – spese correnti +/- variabili gestionali = Performance ETF

Esistono ETF che fanno bene il loro lavoro, altri no

Alcuni ETF fanno il loro compitino ed ottengono la performance dell’indice al netto dei costi.

Altri fanno peggio (e li  scarteremo subito). Altri ancora fanno meglio (ok vanno nella lista preferiti e saranno i primi che studieremo più da vicino).

Per avere una misurazione corretta ed adeguata di questo indicatore è necessario monitorarlo in un arco di tempo di almeno 1 anno poiché nel breve periodo diversi fattori possono distorcere questa differenza tra performance dell’ETF e del benchmark.

Ma quali sono le motivazioni principali che allontanano la performance di un ETF da quella del suo benchmark?

Oltre alle spese correnti indicate nei KIID (documento di sintesi disponibile per ogni ETF in lingua italiana la cui lettura è sempre consigliata), tra i responsabili di una performance dell’ETF peggiore del suo benchmark troviamo:

  • i ritardi nei reinvestimenti di dividendi e cedole incassati su azioni/obbligazioni presenti all’interno dell’ETF
  • i costi legati ai ribilanciamenti
  • i costi legati alle variazioni nella composizione del benchmark  con relative compravendite dei titoli contenuti nel portafoglio dell’ETF
  • la tecnica di campionatura dei titoli utilizzata in alcuni ETF a replica fisica (non si comprano tutti i titoli per replicare un indice troppo popolato, ma solo un campione e questo può portare a sbavature statistiche)
  • la tassazione su titoli esteri
  • i costi di swap nel caso di ETF a replica sintetica
  • il domicilio fiscale dell’ETF (tra Irlanda e Lussemburgo ci sono differenze)
  • Il prestito titoli (prestare i titoli contenuti nell’ETF ad altre controparti) genera invece ricavi migliorando la tracking difference
  • tante apparentemente insignificanti variabili che possono portare via qualche minuscola briciola del rendimento finale

Dove trovo la tracking difference di un ETF

La tracking difference di un ETF è più importante dei costi dello strumento questo lo abbiamo capito.

Non necessariamente un ETF a bassi costi è migliore di uno a costi più elevati. Se infatti la tracking difference (che già tiene conto del costo) è superiore, l’ETF low cost potrebbe non essere la scelta migliore.

Tra poco vedremo un esempio pratico di quello che abbiamo appena scritto.

Ci sono due strade per trovare il dato della tracking difference di un ETF.

La prima strada è quella di andare sul sito di ogni emittente e ricavare il dato dal KIID (le informazioni chiave per l’investitore disponibile in formato pdf e in italiano), alla seconda pagina del documento nella sezione “Perfomance passate” o “Risultati ottenuti nel passato” o altre descrizioni del genere.

Il difetto di questa tecnica di ricerca è legato al fatto che le performance di ETF e indice sono riferiti alla chiusura dell’anno precedente.

Fonte KIID iShares ETF Msci Core World Ucits ETF al 30.4.2022

Teoricamente si potrebbe ovviare al problema del timing utilizzando le schede mensili degli ETF (disponibili per il pubblico in formato pdf) con il difetto però che non sempre sono comprensive di tutti i costi  e comunque non hanno grande utilità per un investitore di lungo periodo che deve monitorare con attenzione una storia ben più lunga.

La seconda strada per verificare la tracking difference di un ETF è andare su qualche sito specializzato per reperire questa informazione.

Ad esempio sul sito trackingdifferences.com possiamo verificare dove si posiziona l’ETF che abbiamo scelto proprio in relazione a questo indicatore.

Il sito di recente ha ricevuto un upgrade in lingua inglese (prima era solo in tedesco), ma è abbastanza immediato arrivare ai dati di nostro interesse.

Facciamo un esempio.  Stiamo ricercando la tracking difference degli ETF che replicano l’indice Msci World?

Nella sezione “popolare” clicchiamo su World – Msci World (l’indice azionario globale più diffuso). Si apre a quel punto una schermata che riepiloga i principali ETF quotati in Europa che replicano questo benchmark. La ricerca può anche essere condotta utilizzando i dati essenziali dell’ETF (ad esempio il codice Isin) nella sezione dedicata proprio alla ricerca. Sono anche possibili confronti personalizzati con altri ETF.

Fonte: Trackingdifference.com

Attenzione ad un particolare non irrilevante.

Qui la tracking difference è calcolata come differenza di performance tra indice e NAV dell’ETF (il NAV non è il prezzo al quale compreremo o venderemo l’ETF,  bensì il Net Asset Value, il reale valore degli strumenti in esso contenuti).

Una tracking difference negativa significa che l’ETF fa meglio dell’indice. Un numero positivo naturalmente che l’ETF fa peggio.

Il primo sguardo va quindi agli ETF presenti in classifica con il numero negativo più basso. Si può ordinare agevolmente il dato in modo crescente o decrescente.

Una tracking difference negativa significa che l’ETF è in grado di ripagare i costi battendo mediamente l’indice.

L’aspetto interessante di queste classifiche  è che ai vertici alla classifica non ci sono necessariamente gli ETF meno costosi.

Come si può apprezzare dalla tabella usata come esempio qui sopra, a fianco del dato medio ci sono annate migliori di altre. E qui sta un difetto del valore medio.

Se gli anni di vita del fondo sono pochi la media è ovviamente meno stabile. Anche per questo è preferibile scegliere ETF con almeno tre anni di storia.

Il consiglio in questi casi è quello di mettere in cima alla lista l’ETF che batte l’indice con ripetitività anno dopo anno.

Altro difetto di questa classifica è quella di ragionare per classi di indice. Quindi gli ETF che replicano indici Msci World non vengono confrontati con quelli Ftse tanto per citare un esempio.

In questo caso la soluzione può essere quella di confrontare un paio di ETF in cima alla lista con l’ETF di nostro interesse che non è nella lista.

Al netto di difetti comunque tollerabili di questo sistema di selezione, se i criteri di cui sopra sulla tracking difference sono rispettati e il valore è il più basso del lotto abbiamo già fatto un’ottimo lavoro nella direzione di scegliere l’ETF ideale per il nostro investimento.

Nel prossimo articolo affineremo questo processo con l’introduzione di una variabile aggiuntiva, il dato di tracking error. E qui capiremo che la precisione non è tutto nel mondo degli ETF.

4 Commenti

  1. Stefano 8 Agosto 2022 at 11:44 - Reply

    Ma il dato della Tracking Difference sbaglio o non è riportato nemmeno su un sito specializzato come Just ETF?
    Nel qual caso, la cosa mi stupisce un pò…

    • Lorenzo Biagi 8 Agosto 2022 at 12:48 - Reply

      Infatti, adesso hai link e informazioni per accedere ad un’informazione molto preziosa per chi investe con ETF senza essere troppo “stressati” nella selezione. L’importante è la capacità dell’ETF di replicare l’indice e essere persistente, non sono i 3-4 punti base di TD che fanno la differenza. Il dato va poi contestualizzato sul modo con cui investiamo denaro. Una somma fissa da tenere nel tempo oppure un piano di accumulo? In questo caso entrano in gioco altri fattori come lo spread denaro e lettera, giusto per citare un elemento rilevante per efficientare il processo.

  2. Paolo 18 Luglio 2022 at 11:34 - Reply

    Buongiorno,

    la prima cosa che mi sento di dirvi è un ringraziamento caloroso per quanto fate per migliorare le nostre conoscenze di persone comuni in materia di risparmio ed investimenti ; grazie di cuore !!

    La seconda cosa è che con un passo forse troppo lento ma spero costante, vorrei mettere in pratica i vostri insegnamenti e siccome questo articolo sulla tracking difference lo trovo fantastico, ho provato con questo parametro a costruirmi un piccolo gruppo di ETF nei quali vorrei cominciare ad investire i miei risparmi di lavoratore ma mi trovo di fronte ad un problema che vorrei mi aiutaste a risolvere ovvero:
    utilizzando il parametro Tracking Difference insieme con la dimensione (Size) del fondo (per tenere conto del fattore liquidità) ho trovato che sulla parte azionaria 4 dei 5 ETF selezionati hanno come valuta il Dollaro e sono senza copertura valutaria (il quinto è in Euro) mentre sulla parte obbligazionaria riesco a scegliere due ETF ( su due) uno con valuta in euro l’altro in dollari ma con copertura rischio valutario; relativamente agli ETF azionari ritenete corretto oppure no sbilanciarsi con 4 ETF su 5 con valuta in Dollari ?
    Grazie in anticipo per la vostra risposta (mi raccomando usate un linguaggio facilmente comprensibile !!).

    Paolo

    • Lorenzo Biagi 20 Luglio 2022 at 07:19 - Reply

      Ciao Paolo, molto bene se l’articolo ti è piaciuto. Da quello che capisco tu hai selezionato 5 ETF internazionali e uno di questi hai visto essere espresso in eur. La prima considerazione è che tutti gli ETF quotati in Italia sono quotati in euro. Tu compri consegnando euro al tuo intermediario. Quando vendi ricevi euro. La quotazione è diversa dal nav, ovvero la valuta con cui è ufficialmente valutato dal gestore ogni giorno l’Etf. Gli azionari globali solitamente hanno nav in dollari, quelli europei in euro, in alcuni casi esistono anche globali con nav in euro. Per te è indifferente. Avere un ETF in dollari significa che quando compri i tuoi euro vengono consegnati a un fondo che li converte in dollari con i quali compra azioni quotate non solo in usd, ma anche in sterline, yen, euro, ecc… Quindi per te il rischio cambio è sempre lo stesso. Compri azioni denominate in tante valute diverse e quindi compri usd, yen, gbp, ecc… Solamente se acquisti un ETF eur hedged (hedged sta per copertura) elimini il rischio cambio (probabilmente l’Etf obbligazionario che hai citato). In conclusione se il tuo ETF non è EUR hedged stai tranquillo che qualsiasi sia la valuta con cui è espresso l’Etf sei esposto al rischio cambio in proporzione ai pesi geografici dei titoli. Spero di averti chiarito qualche dubbio. A presto.

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